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domenica 29 marzo 2009

LA CRISI - SINTESI FINALE - VIII ED ULTIMO POST

E' giunto il momento di tentare una sintesi finale delle argomentazioni fin qui sviluppate e mi corre in aiuto, per farlo, un breve e bellissimo saggio intervista di Tommaso Padoa Schioppa edito recentissimamente dal Mulino che si intitola La veduta corta, le cui tesi condivido in pieno e che ha in epigrafe una terzina dantesca tratta dal XIX canto del Paradiso che sintetizza il pensiero di tutto il libro e che mi sembra opportuno riportare:

" Or tu di' chi se' che vuo' sedere a scranna/per giudicar di lungi mille miglia/con la veduta corta d'una spanna?"

La crisi globale che ormai da un anno e mezzo infuria sul mondo ha il suo epicentro - dice Padoa Schioppa - nella veduta corta di chi ha smesso da tempo di meditare sul passato, di agire nel presente per affrontare il futuro possibile. C'é stata , afferma l'autore, una mutazione antropologica che ha appiattito il tempo , gli ha tolto spessore, ha fatto prevalere il principio del "tutto ora e subito"ed ha pervaso i comportamenti degli individui e della società, tutti i pensieri, i desideri, alla ricerca di una felicità immediata, della creazione di valore economico senza fatica, con una informazione concentrata sulle notizie del giorno al di fuori dei contesti che ha amplificato questo tipo di visione. In sintesi una veduta corta che nasce da un sentimento del tempo che ha cancellato passato e futuro ed ha quindi rinunciato a far prevalere la razionalità. L'appiattimento sul presente ha devastato la politica, i circuiti mediatici, l'economia, la moralità ed ha fatto prevalere il soddisfacimento immediato dei desideri e quindi il consumo a credito. Per trenta anni l'economia degliUSA, ed in minor misura quelle degli altri paesi industrializzati, è cresciuta a ritmi elevati , trascinata dai consumi , ma è stata costruita a credito, senza solide basi, una piramide creditizia che non poggiava sulla base ma sulla punta. Il fallimento di Lehman ha fatto crollare come un castello di carte tutta l'impalcatura. Se si fosse conservato il senso della profondità del tempo, i segnali di crisi che numerosi si erano manifestati sarebbero stati avvertiti per tempo e,forse, provvedimenti tempestivi avrebbero evitato lo tsunami che tutto ha travolto. Questo significa che siamo alla fine del capitalismo, come qualcuno pensa? Padoa Schioppa ritiene di no. Condivido. Per il capitalismo vale quello che Churchill disse della democrazia: é un sistema orribile ma è il meno peggio che l'umanità abbia sin qui inventato. Ma è vero, invece, che dobbiamo lasciarci definitivamente alle spalle la stagione del liberismo assoluto di mercato, la stagione inziata con Reagan e la Thatcher e culminata con gli otto anni di amministrazione Bush. E recuperare il senso di un'economia basata sulle regole, del mercato sociale, tornando a distribuire ricchezza in modo più equo sia tra le varie aree del mondo che all'interno di ciascun paese. E recuperare, infine, una veduta lunga che consenta di operare nel presente con lo sguardo fisso sull'avvenire delle future generazioni. E' l'unico modo per uscirne e ritornare "a riveder le stelle" . E' l'unico modo per evitare in futuro i guasti del più recente passato e per costruire un ordine mondiale più giusto, più equo e quindi con maggiori capacità di dissinnescare tempestivamente tensioni, conflitti tra aree, tra Stati e, all'interno dei singoli Paesi, tra le classi sociali.

UTOPIA? Forse sì. Se qualcuno ha ricette migliori prontissimo a valutarle e, se del caso, farmele proprie.


Un mio vezzo è quello di far risalire all'illuminismo e al predomino della ragione i punti di riferimento della mia esistenza. Perciò non mi trovo a mio agio in una società massificata nella quale predomini il pensiero unico e nella quale gli individui sentano il bisogno di leaders più o meno carismatici nei quali annullarsi. In parole più chiare credo che le ricette giuste siano quelle di Ciampi, di Padoa Schioppa, di Prodi, non certo quelle di Tremonti, di Sacconi (per non parlare di Brunetta), di Berlusconi, che io chiamo affettuosamente "il beneamato", come Carlo VI, che fu re di Francia durante la guerra dei cento anni. Chi volesse saperne di più su tale illustre personaggio, trova su Internet gli strumenti per farlo.

sabato 28 marzo 2009

LA CRISI - IL RUOLO DELLE BANCHE - VII POST

Prima di tentare una sintesi delle argomentazioni che ho cercato sin qui di sostenere, ritengo importante dedicare una particolare attenzione al ruolo svolto dalle banche nel determinare la crisi e alle loro responsabilità specifiche al riguardo; cercherò di segmentare l'analisi secondo lo schema sin qui seguito:


crisi morale:


la mia tesi poggia sull'assunto che la crisi globale di sistema dalla quale siamo stati colpiti trova la causa più profonda nel venir meno di ogni principio etico nei corportamenti dei massimi dirigenti bancari del mondo anglosassone (USA e GRAN BRETAGNA) il cui approccio e i cui metodi sono stati poi prontamente seguiti ed imitati dai loro colleghi della comunità finanziaria internazionale
Le banche hanno rapidamente mutato, nel corso dell'ultimo decennio, la loro natura e il loro "modus operandi". Si è dato sempre meno peso all'attività tradizionale della banca, cioè quella di raccogliere risparmio e con quello finanziare prevalentemente il circolante e gli investimenti fissi delle imprese, per privilegiare l'attività puramente finanziaria tramite la costruzione di strumenti innovativi, sempre meno trasparenti ma molto più redditizi dell'attività tradizionale, e lo spostamento e la concentrazione del rischio sul settore immobiliare e sul credito al consumo che, soprattutto negli USA, hanno raggiunto livelli abnormi e non controllabili. I dirigenti bancari sono stati giudicati e premiati con bonus del tutto spropositati per risultati da ottenere nel breve periodo, per la capacità di "inventare" prodotti ad alto valore aggiunto, per l'abilità di presentare risultati di conto economico in crescita esponenziale; il ROE (Return on equity) e la sua rapida crescita sono stati nell'ultimo decennio il feticcio che ha ispirato i comportamenti che, in assenza quasi totale di controlli, sono diventati sempre più spregiudicati e privi di scrupoli. L'audizione davanti al congresso americano del CEO di Lehman, lo "squalo" Richard Fuld, è stato l'esempio più lampante dell'arroganza, la presunzione e il fastidio per il rispetto delle regole che hanno caratterizzato tanti comporamenti. Per quanto attiene al nostro paese, tutti ricordiamo l'amministratore delegato della Popolare di Lodi, Fiorani, e le sue connivenze con i "furbetti del quartierino", oppure il duo Consorte/Sacchetti al vertice di Unipol, o le vicende del Dr. De Bustis il quale dopo i guasti provocati con la banca 121, approdata poi nell'orbita del gruppo Montepaschi, trasferitosi al vertice di DEUTSCHE BANK ITALIA, dal quale è stato poi allontanato, è stato il principale responsabile delle operazioni sui derivati proposte e perfezionate da quell'Istituto che hanno "rovinato" le finanze di tanti enti pubblici del nostro paese (comuni e regioni in primis) e sulle quali la Corte dei conti ha acceso, in ritardo, i riflettori di approfonditi controlli. Oppure il Dr.Faenza, amministratore delegato di Italease, la cui "allegra" gestione sta pesantemente condizionando i risultati della controllante BANCO POPOLARE. Per non parlare delle vicende di BANCA CREDITEURONORD, la banca dela lega, che, chiesti i capitali iniziali a soci simpatizzanti del movimento, ha erogato credito a pochi "amici"(dei vertici del partito) che non sono per nulla rientrati rendendo "politicamente"necessario il salvataggio della banca ad opera della Popolare di Lodi (sempre Fiorani) con l'avallo del governatore della banca d'italia Fazio, la cui assenza dalla scena credo nessuno rimpianga. Sull'operato di Cesare Geronzi, attuale presidente di Mediobanca, mi astengo da giudizi. Il personaggio ha uno spessore talmente superiore a quello degli altri sopracitati , nel bene e nel male, che meriterebbe un capitolo a parte. Mi limito ad osservare che oggi è uno degli uomini più potenti d'Italia anche perchè nel corso degli anni, con spirito "bipartisan", ha avvolto tutto e tutti tanto che anche l'attuale Premier, che deve molto all'appoggio del predetto, ha recentemente dichiarato che " con quel banchiere prima o poi tutti quanti devono(dobbiamo) fare i conti." Anche il Vaticano che, infatti, molto apprezza il banchiere di Marino



le banche nella crisi finanziaria:

scoppiata la bolla immobiliare e entrato in crisi il mercato del credito subprime negli USA, le banche di tutto il mondo si sono trovate tutte insieme e tutte nello stesso momento davanti ad una situazione di sostanziale decozione contemporanea di tutto il sistema, che i vertici dei vari Istituti ben conoscevano, a mio avviso, dati gli intrecci e i collegamenti tra le varie Istituzioni in un mercato globale. Il fallimento Lehman è stata la dichiarazione di fatto che il re era nudo: le banche si sono trovate piene, chi più chi meno, di titoli tossici, che a quel punto valevano carta straccia, e si è aperta la più grande crisi di fiducia di sistema che la storia dell'economia capitalista ricordi, peggiore di quella del 29 per le cifre enormemente più elevate in gioco e per il carattere "globale" della stessa ; il mercato "interbancario" si è praticamene bloccato e si è rischiato, a metà settembre dello scorso anno e nelle settimane successive, il collasso dell'intero sistema. E' emerso inoltre in tutta la sua drammaticità che i risparmitori finali erano stati "riempiti" di titoli spazzatura il cui valore si era di fatto azzerato. Fortunatamente i governi e le banche centrali hanno preso coscienza, finalmente, che si era sull'orlo del precipizio e rapidamente, collegialmente, in spirito di collaborazione mai registratosi in precedenza, sono stati presi una serie di provvedimenti che hanno evitato il peggio:

-innanzitutto è stata immessa liquidità praticamente senza limiti per sbloccare la circolazione sul mercato interbancario e ripristinare un minimo di fiducia

- sono stati abbassati i tassi di riferimento delle banche centrali fin quasi ad azzerarli

- gli stati sono intervenuti con prontezza con tutti i mezzi necessari, nazionalizzando e ricapitalizzando le banche in difficoltà, e offrendo supporti vari per evitare nuovi fallimenti

La situazione si è così lentamente normalizzata anche se, allo stato, non si può affermare che tutte le criticità siano state superate

Per quanto attiene al nostro paese, considerato che la politica monetaria dell'euro è competenza della BCE, sono state efficaci la misura, presa del resto in tutta la UE, di estendere la garanzia statale ai depositi bancari (per evitare il panico tra i depositanti) e la disponibilità del Ministero dell'economia a sottoscrivere obbligazioni emesse dalla banche, i cosiddetti Tremonti Bonds. Ricordo al riguardo che ad oggi hanno fatto ricorso ai Tremonti Bonds Intesa/SanPaolo per 4 miliardi, Montepaschi per1,9, Unicredit per 1,5(altri 2,5 verranno chiesti in Austria dove Unicredit ha importanti attività), Banco Popolare per 1,45, Popolare di Milano per 0,5, Banca Carige per 0,4, Popolare Etruria per 0,15. In totale 7 Istituti per 9,9 miliardi.

Sono inoltre da interpretare come segnali confortanti i risultati di bilancio presentati in questi giorni dai maggiori Istituti e le decisioni di non distribuire dividendi per rafforzare la struttura patrimoniale delle banche.


Certo è, però, che la distruzione di ricchezza a danno dei risparmiatori, in particolare quelli che hanno sottoscritto titoli andati in default, è un dato irreversibile e sarebbe oltremodo necessario che i reponsabili vengano chiamati a rispondere in sede civile e penale del loro operato, così come è avvenuto ed avviene negli Stati Uniti. Ricordo, uno per tutti, che il sig Madoff, il finanziere resosi responsabile di una truffa da 50 miliardi di dollari, dal giorno in cui ha ammesso la sua colpevolezza è ospite delle carceri di quel paese con poche prospettive che il soggiorno sia breve.

le banche e la crisi industriale

nella fase attuale, che sta distruggendo lavoro e fonti di sostentamento per milioni i famiglie, caratterizzata come è da un calo di domanda di dimensioni mai registrate che mette in discussione la sopravvivenza di un gran numero di aziende, le banche hanno un dovere ineludibile: non far mancare credito e liquidità alle aziende soprattutto non interrompendo le operazioni di smobilizzo crediti che, tradizionalmente, nel nostro paese, sono la principale forma di finanziamento del circolante. E un dovere conseguente alla funzione sociale dell'attività bancaria, è un dovere come risposta ai comportamenti del più recente passato, è un dovere verso la collettività ed il paese.

Ma non sarà facile, per il sistema bancario italiano, adempiere a questi doveri:

1) perchè la liquidità è ancora scarsa nel circuito e il livello dei depositi della clientela non ancora normalizzato

2) perchè in questi ultimi anni sono usciti dal settore decine di migliaia di dipendenti e, è paradossale ma è così, mancano persone quantitativamente e qualitativamente in grado di dare risposte in tempi rapidi alle richieste del mondo delle imprese

3) con l'entrata in vigore della convenzione detta BASILEA II, convenzione internazionale cui l'Italia ha aderito, l'analisi del merito del credito viene fatta con criteri "oggettivi" che trovano principale espressione in analisi di bilancio su documenti ufficiali ed omogenei. Ebbene le banche hanno molte colpe ma il sistema industriale non è da meno. La quasi totalità dei bilanci delle aziende italiane evidenzia una struttura patrimonialmente gracile, è un eufemismo, conseguente alla massiccia evasione fiscale che caratterizza il sistema delle imprese nel nostro paese e alla mancata capitalizzazione e che le rende catalogabili per la più parte nella categoria subprime, non meritevoli di affidamento. Finora il sistema bancario ha supportato il sistema industriale "all'italiana"prendendosi rischi in misura rilevante e non potendo nemmeno contare in una pronta difesa delle proprie ragioni, nei casi di insolvenza delle aziende,visti i tempi assolutamente non tollerabili con cui in campo civile la magistratura prende le sue decisioni. Pretendere di voler continuare ad aver, mi scuso per l'espressione non finissima, la botte piena e la moglie ubriaca ci maniene nel novero delle economie dei paesi non di prima fascia: le imprese comincino a presentare bilanci veritieri, parlamenti e governi adottino misure che favoriscano fiscalmente gli investimenti e la ricerca, senza la quale il nostro paese, schiacciato tra i paesi in grado di produrre a costi più bassi dei nostri e quelli che la fanno da padrone nei settori e nelle tecnologie innovative, non può che soccombere ed accellerare un declino già in atto

L'analisi sul sistema bancario finisce qui, ma di cose da dire ce ne sarebbero ancora molte.

Nel prossimo ed ultimo post cercherò di fare una sintesi di tutto. Nel frattempo mi auguro che i segnali di cauto ottimismo che si intravedono da qualche settimana si consolidino in modo da sentire "la grande paura" sempre più alle spalle. E mi auguro anche che tutto questo abbia insegnato qualcosa e serva a non ripetere in futuro gli errori fatti. Ottimismo della volontà, pessimismo della ragione

giovedì 26 marzo 2009

LA CRISI - LA CRISI INDUSTRIALE - VI POST

Dopo aver affrontato gli aspetti etici e gli aspetti finanziari della crisi in atto, cercherò ora di affrontare l'aspetto industriale e l'impatto che gli accadimenti di questi ultimi mesi hanno avuto e stanno avendo sull'economia reale.
Fallita in Settembre la Lehman, emerso un quadro terrificante dei guasti provocati dalla "finanza" a livello internazionale, in tutto il mondo ci si è resi conto, drammaticamente, che:
a) erano stati distrutti risparmi per cifre colossali conseguenti al crollo dei corsi azionari, allo scoppio della bolla speculativa finanziaria e immobiliare, all'azzeramento di valore di quelli che sono poi stati definiti titoli tossici, ABS e CDO in primis, che erano finiti nei portafogli delle banche, dei fondi pensione, delle società assicurative ed in quelli di milioni di famiglie inconsapevoli in tutto il mondo;

b) si era venuta a creare una situazione di incertezza e di sfiducia assoluta degli investitori nei confronti degli intermediari finanziari;

c) per la prima volta nel dopoguerra si prospettava una situazione di recessione prolungata e di incerta durata;

d) non c'era più alcuna certezza sul futuro alla luce di un presente così fosco.

La reazione dei consumatori a livello mondiale è stata conseguente e univoca: in tutto il mondo i consumi hanno cominciato a contrarsi a velocità crescente e si è innescata la più grave recessione da debolezza di domanda dopo quella del '29.In poche settimane si è diffuso dappertutto, in un contesto di informazione globalizzata che "trasporta" in tempo reale notizie e valutazioni, un atteggiamento che definirei oscillante tra l'estrema prudenza e la vera e propria paura che ha provocato una immediata e sensibile contrazione della domanda complessiva. Di conseguenza, un settore portante come l'auto registra cali di ordini e di fatturato per percentuali superiori al 30%; altri settori di primario rilievo "si fermano" e la macchina produttiva mondiale(Cina e Corea soprattutto) rallenta drasticamente le propri percentuali di sviluppo. Inizia così una fase recessiva che è attualmente nella sua massima virulenza e che sta provocando perdita di lavoro e di posti di lavoro, un'ulteriore contrazione dei consumi e un ulteriore avvitamento della situazione su se stessa.

Attualmente ci troviamo nel pieno di questa fase tanto che, per restare al nostro paese, recentissime analisi di Confindustria delineano un quadro, per il 2009, estremamente tetro e così sintetizzabile:

- diminuzione del PIL del 3,5%

- rapporto deficit/PIL al 4,8%(ricordo che il trattato di Maastricht fissa il limite al 3%)

- debito /PIL che risale ad un drammatico 112,5%

- disoccupazione che risale all'8,5%

- inflazione allo 0,8%, bassa per carenza di domanda

Va ricordato al riguardo che nell'ultimo decennio l'Italia ha conosciuto percentuali di sviluppo tra le più basse dei paesi industrializzati, una progressiva perdita di competitività, un rientro lento e del tutto insufficiente del debito pubblico cosicchè l'emergenza colpisce un organismo già debilitato e complessivamente gracile con un sud che ha accentuato nel nuovo millennio il suo divario dalla parte più avanzata del paese.

Quali misure si possono adottare per uscire da questa situazione? Quanto durerà la attuale fase?

La risposta a queste due domande, per quanto attiene al nostro paese, si può, in estrema sintesi, così articolare:
1) molto dipenderà dal contesto internazionale e dalla capacità della amministrazione OBAMA e di quelle degli altri principali paesi produttori di ricreare quanto prima un clima di fiducia che poggi sulla "eliminazione"dai circuiti finanziari di tutte le istituzioni, persone, prodotti che hanno prodotto i guasti che tutti noi abbiamo provato sulla nostra pelle. In particolare ritorni la fiducia
nel sistema bancario e del sistema bancario al suo interno in modo che cessi l'allarme che ha prodotto la paralisi operativa dei mesi scorsi;
2) sarebbero necessarie misure di sostegno all'occupazione (per evitare disoccupazione massiccia che si tradurrebbe in ulteriore calo di domanda) e al reddito dei ceti economicamente più deboli (per evitare che larghe fasce di popolazione vengano di fatto escluse dal circuito dei consumi) e una politica di investimenti pubblici di tipo keynesiano. Tutte misure che trovano ostacolo nelle condizioni della finanza pubblica che, negli ultimi 30 anni, è stata completamente saccheggiata e che non consentono margini se non strettissimi a politiche di sostegno. Ed aggiungo che quando la ripresa internazionale farà sentire i suoi effetti (io prevedo fin dal prossimo mese di settembre), solo le imprese del centro nord saranno in grado di intercettarla perché il paese è sempre più spaccato in due con il solco tra nord e sud che si accentua invece di ridursi.
Sono quindi convinto che anche la "crisi industriale" rientrerà come sta progressivamente rientrando la crisi finanziaria( i mercati finanziari stanno invertendo la tendenza e le borse mondiali si stanno allontanando dai minimi registrati le settimane scorse); rientrerà sia a livello internazionale che interno anche perché in questi ultimi anni il sistema industriale ha dimostrato, malgrado gli elementi di debolezza citati, di saper reggere la concorrenza nonstante il venir meno del vantaggio delle svalutazioni competitive conseguente all'entrata del nostro paese nel sistema dell'euro.
Sono però altrettanto convinto che rimarranno tutti gli elementi di debolezza legati alle condizioni delle finanze pubbliche che richiederebbero, per essere risanate, lunghi anni di sana, lungimirante e onesta gestione (Padoa-Schioppa, prima di lui Ciampi), una politica decisa contro l'evasione fiscale (Visco) e governi guidati da statisti responsabili(Prodi). Segnalo al riguardo, per evidenziare la situazione dei conti pubblici, che a fine gennaio per la prima volta il debito pubblico ha superato i 1.700 miliardi di euro. L'ottimismo ostentato dall'attuale premier è un approccio a mio avviso offensivo e irridente nei confronti delle componenti responsabili del paese e nei confronti dei tanti che hanno concreti e giornalieri problemi economici, ai tanti che stanno perdendo e corrono il rischio di perdere il lavoro, alle sempre più larghe fasce sociali che un liberismo sfrenato ha ricacciato nell'indigenza dalla quale, nel corso del dopoguerra, faticosamente e a pesanti prezzi, si erano liberate.

Il post termina qui.

Il prossimo lo dedicherò al ruolo delle banche nella crisi per poi tentare una sintesi finale alla luce delle argomentazioni che ho cercato fin qui di sviluppare .


mercoledì 25 marzo 2009

LA CRISI - GLI ASPETTI FINANZIARI - V POST

Proseguendo nella disamina delle cause della crisi in atto, oggi cercherò di approfondire gli aspetti



finanziari della crisi stessa



La crisi, che ha le sue radici più profonde in modalità operative caratterizzate da mancanza di etica e di controlli che ho cercato di ilustrare nel precedente post, è scoppiata in modo clamoroso dopo l'estate dello scorso anno quando sono venuti al pettine i nodi di dieci anni di politiche dissennate.
Ma andiamo con ordine.


Si era creata negli Stati Uniti e diffusa nel resto del mondo una immensa bolla speculativa che, in sintesi, andava ricondotta ad un eccesso di credito concesso alle famiglie sotto forma di credito subprime, non solo nel settore immobiliare, ma anche nel settore delle carte di credito, in quello del credito al consumo e nei finanziamenti per acquisto auto


Credito subprime, lo ricordo, è credito erogato a soggetti che in linea teorica non lo meriterebbero o perchè risultati in precedenza cattivi pagatori, o per reddito insufficiente o per precarietà delle fonti di reddito o per qualsivoglia altro motivo. Ebbene negli Stati Uniti a partire dalla fine degli anni 90 si era allentata ogni forma di selezione del credito, che era stato erogato in abbondanza, soprattutto nel settore immobiliare, a soggetti sempre meno affidabili. Non solo, nell'ansia di fare business, si era arrivati a concedere mutui pari al 100% del valore degli immobili dati in garanzia e di più: considerato che i prezzi delle case salivano costantemente si erogavano finanziamenti aggiuntivi inseguendo, per così dire, il valore degli immobili. Ovviamente a tassi alti per i prenditori con caratterisiche subprime, tassi che si impennarono per tutti quando a capo della Federal Reserve arriva Bernanke che inverte la politica monetaria di bassi tassi di interesse del suo predecessore Greenspane: tra il 2004 e il 2006 la Fed alza i tassi 17 volte portandoli dall'1% al 5,25% A questo punto il sistema entra in crisi: l'aumento dei tassi e lo scoppiare della bolla speculativa immobiliare con i prezzi delle case che cominciano a scendere mettono in difficoltà le famiglie americane che cominciano a non pagare, sempre più numerose, le rate dei mutui.


Per il momento fermiamoci qui( diciamo fra fine 2007 e inizio 2008) perchè il problema sarebbe stato esclusivamente americano se non si fossero verificati nel frattempo altri passaggi-


Perchè, ed è questo il punto focale, la gran massa di crediti immobiliari erogati negli anni 2000 erano stati cartolarizzati dalle banche e dalle società finanziarie operanti nel settore immobiliare (in primis Fannie Mae e Freddie Mac che da sole avevano il 50% del mercato dei mutui) ed "impacchettati" in obbligazioni ABS (Asset backed securities), cioè attivi fronteggiati e "garantiti" come fonti di rimborso da crediti sottostanti, i crediti nei confronti dei mutuatari finali, che erano state vendute in tutto il mondo. E non basta perchè queste obbligazioni, che avevano come fonte di rimborso - lo ripeto - il pagamento delle rate dei mutui, erano state a loro volta impacchettate in altre obbligazioni, i cosiddetti CDO (Collateralized Debt Obligation) cosicchè i risparmitori di tutto il mondo si erano trovati a sottoscrivere obbligazioni o direttamente o attraverso polizze Index Linked senza sapere quello che stavano sottoscrivendo e i rischi che correvano. E qui è la responsabilità delle banche europee che hanno costruito prodotti poco trasparenti senza informare la clientela e, secondo la mia opinione, sottovalutando anch'esse i rischi che loro stesse e la loro clientela correvano(ma le banche su questi prodotti guadagnavano bene e, si sa, pecunia non olet.)


Infine, collaterale a questa massa immensa di prodotti finanziari si era creato, a livello mondiale, un floridissimo mercato di CDS(Credit Default Swaps), in pratica polizze sottoscritte dagli investitori istituzionali (fondi pensione ecc) per coprirsi dal rischio di insolvenza degli emittenti le obbligazioni


Ritorniamo agli Stati Uniti:

- siamo all'inizio del 2008. Già nel 2007 si erano avvertiti i primi segnali ed i primi scricchiolii: in giugno si erano sparse voci che due hedge fund (fondi speculativi) gestiti da Bear Stearns, che avevano investito in titoli garantiti da mutui subprime, erano incorsi in pesanti perdite, in luglio le società di rating avevano cominciato a mettere sotto osservazione emissioni per importi sempre più elevati di ABS e CDO, in Agosto la American Home Mortgage Investment Corporation aveva dichiarato lo stato di insolvenza, BNP aveva congelato i rimborsi di tre fondi di investimento da lei gestiti, la BCE AVEVA IMMESSO LIQUIDITA' OVERNIGHT PER 95 miliardi di euro nel mercato interbancario segnando l'inizio di una serie di interventi straordinari da parte delle banche centrali, in settembre la britannica Nothern Rock aveva visto una vera e propria corsa agli sportelli per le voci di illiquidità che aveva richiesto l'intervento del governo inglese, in Ottobre le società di rating avevano declassato migliaia di emissioni obbligazionarie, Lehman Brothers, per contro,annunciava per l'esercizio 2007 utili per 4,2 miliardi di dollari in netta controtendenza con i suoi principali concorrenti.

Ma è all'inizio del 2008 che la crisi si aggrava sempre più rapidamente:

Lehman, che aveva dichiarato utili record, in gennaio licenzia 1.300 persone, Citigroup annuncia perdite consistenti per il quarto trimestre 2007 dovute in parte alla svalutazione di 18 miliardi di esposizioni collegate ai mutui, le agenzie di rating continuano ad abbassare il giudizio su un gran numero di emissioni, la FED comincia ad abbassare i tassi vista la debolezza dei mercati. In febbraio Peloton Partners annuncia la chiusura di un fondo di ABS, entrano in difficoltà altri gruppi come Carlyle e Thornburg, in marzo la FED comincia ad innervosirsi e propone una rivoluzione delle autorità di vigilanza, BEARN STEARNS accusa una grave carenza di liquidità e viene infine acquisita da JPMorgan, Lehman continua a licenziare. In Aprile il Financial Stability Forum, presieduto dal Governatore Draghi, propone un pacchetto di misure per arginare la crisi, Lehman annuncia la liquidazione di tre suoi fondi, in maggio la SEC propone di creare una controparte centrale per il mercato dei derivati, soprattutto per i CDS il mercato dei quali era completamente deregolamentato. In giugno addirittura l'FBI effettua numerosi arresti di managers bancari ipotizzando frodi legate ai mutui subprime, la Lehman dichiara per il primo trimestre una perdita di 2,8 miliardi di dollari, la prima nella storia della società. Il capo di Lehman, Richard Fuld, licenzia il direttore finanziario e il direttore operativo per coprire e nascondere le proprie responsabilità, in luglio la SEC vara un piano antispeculazione per limitare le vendite allo scoperto di titoli bancari e delle agenzie dei mutui, in agosto il titolo Lehman continua a perdere valore e continuano ad accavallarsi voci di difficoltà della banca.

Mi sono dilungato nel ripercorrere la sequenza degli avvenimenti per sottolineare che segnali ce ne erano stati in abbondanza e tutto questo nella più completa inerzia dell'amministrazione BUSH e con interventi timidi e assolutamente non adeguati da parte delle altre autorità di controllo.

Si arriva così a Settembre, il mese che sarà ricordato come quello del più grande tsunami finanziario della storia, paragonabile solo al giovedì nero del 1929 che aprì la prima grande crisi del sistema capitalistico mondiale. In una sequenza terrificante:
1) domenica 7 il governo nazionalizza Fannie Mae e Freddie Mac che detengono da sole il 50% dei mutui americani
2) lunedì 8 Lehman promette a brevissimo un piano strategico
3) lunedì 15 Lehman chiede la liquidazione volontaria, in pratica il fallimento, in seguito alla incapacità di trovare un compratore alle sue attività (c'erano in ballo trattative con Barclays)
4) martedì 16 le agenzie di rating abbassano - alla buon'
ora - i rating del gigante assicurativo AIG
5) mercoledì 17 la FED accordaun prestito di 85 miliardi di dollari ad AIG per evitare il fallimento
6) venerdì 19 l'amministrazione BUSH presenta - alla buon'ora - il cosiddetto "piano Paulson" che prevede interventi finanziari per 850 miliardi di dollari a sostegno del sistema
7) domenica 21 le banche di investimento Goldman Sachs e Morgan Stanley cambiano status, diventano holding bancarie, ciò che consente loro di accedere ai prestiti di emergenza della F
ED
8) lunedì 29 il piano Paulson viene bocciato dal Congresso . Vachovia viene salvata da Citigroup
9) Finalmente all'inizio di ottobre senato e congresso si rendono conto della gravità della situazione e che se al fallimento Lehman se ne aggiungessero altri la credibilità internazionale degli Usa ne verrebbe irrimediabilmente minata; adottano la legge HR 1424 per salvare il salvabile (solo 15 giorni prima Lehman era stata lasciata fallire in nome della libertà del mercato)
10) in ottobre le borse crollano in tutto il mondo e il panico si diffonde a tutti i livelli . Mercoledì 8 ottobre la FED ed altre quattro banche centrali abbassano di 50 punti base i tassi con azione concertata dando il primo segnale di fronte comune contro la crisi. Sabato 11 ottobre riunione straordinaria del FMI
11) nel frattempo l'infezione è scoppiata in europa; le banche si rendono conto di essere "piene" di titoli tossici, crolla la fiducia sui mercati finanziari, le banche non si fidano più a prestarsi denaro tra di loro, l'euribor (euro interest banking offered rate), cioè il tasso al quale gli istituti si prestano il denaro tra di loro, schizza al 5,50%,il panico domina assoluto, il mercato dei derivati si manifesta come assolutamente fuori controllo . E' l'acme della crisi che fa temere il crollo deglia ssetti finanziari internazionali.
A questo punto avviene "il miracolo": consapevoli di essere sull'orlo del precipizio le autorità monetarie mondiali prendono uno dopo l'altro provvedimenti drastici e concertati che lentamente ma progressivamente fanno ridurre "la febbre" e riportano la situazione verso una più o meno accentuata normalità. Non entro in dettagli data la moledelle misure e dei provvedimenti presi.
Sei mesi dopo si può però dire che l'emergenza è alle spalle: le banche centrali hanno ridotto drasticamente i tassi (la FEd praticamente a zero, la BCE all'1,50) per ridare fiato al sistema, è stata immessa liquidità nei circuiti finanziari praticamente senza limiti, è ritornata un minimo di fiducia sul mercato interbancario (l'euribor è ora ampiamente sotto il 2%), altri fallimenti di grossi Istituti , sono state prese in tutti i paesi misure di sostegno (da noi, tra l'altro, i Tremonti Bonds) che hanno riportato la situazione sotto controllo. E' di questi giorni, per quanto riguarda l'Italia, la presentazione dei risultati di bilancio di Unicredito ( utile 4 miliardi ) e di Intesa-San Paolo(2,5miliardi). Entrambi gli Istituti non distribuiranno dividendo, a conferma che "il malato" è ancora molto debole ed ha ancora bisogno di cure e di sostegno ma i segnali sono di cauto ottimismo e la gestione prudente.
A livello mondiale c'è ancora bisogno di fare completa pulizia di tutto il tossico che ancora circola, si sente l'esigenza di autorità sovranazionali di controllo, si avverte la necessità di affrontare con il bisturi il problema dell'etica (OBAMA, al riguardo, si muove con estrema determinazione e tutti quanti dobbiamo ringraziarlo per la sua azione), si ha la consapevolezza della necessità che ritornino a prevalere le esigenze della produzione e del lavoro sulla finanza e dell'abbandono di strumenti finanziari drogati, poco trasparenti, in poche parole, della finanza "creativa". Ci vorrà tempo perchè la situazione si normalizzi definitivamente ma io ho la speranza che tutto quello che è successo sia di monito alle autorità internazionali per vigilare con sempre maggiore attenzione affinchè tuttociò non si ripeta per cui lo shock potrebbe essere addirittura salutare per il futuro di tutti noi.
Ma lo tsunami ha lasciato pesanti strascici che ora scontiamo sotto altri aspetti.
a) il crollo delle borse e le insolvenze hanno distrutto " risparmi" per migliaia di miliardi di euro e di dollari e distrutto ricchezza. La paura e l'incertezza si sono tradotte in un calo di domanda a livello internazionale mai registrato nel dopoguerra che ha fatto entrare tutti i paesi industrializzati in recessione; in questo momento la "crisi" morde dappertutto sul piano industriale e sta distruggendo lavoro e posti di lavoro. La crisi finanziaria ha intaccato "il passato"; la crisi industriale sta minando il presente ed il futuro
Ma di questo parlerò nel prossimo post che dedicherò, appunto, alla crisi industriale.
Per ora mi limito ad osservare che il nostro paese ne esce più indebolito degli altri: il debito pubblico ha superato a gennaio per la prima volta i 1.700 miliardi di euro, il deficit sul PIL risalirà a fine 2009 al 110%, il PIl rimane sempre debolissimo, il calo degli ordini pesante, la disoccupazione in rapido incremento. L'ottimismo del premier irresponsabile



UTO UGHI - MOZART- MASSENET- FARIOLI

Sono appena rientrato a casa dopo aver assistito in cattedrale al concerto di Uto Ughi, figlio insigne della città di Busto Arsizio dove è nato nel 1944, in occasione del quattrocentesimo anniversario della posa della prima pietra della bella cattedrale esempio tra i maggiori di architettura barocca. Chiesa gremita, repertorio scelto senza indulgere ai facili effetti, acustica perfetta, orchestra di livello, il maestro Uto Ughi sublime.
Serata perfetta dunque se.................se il sindaco dimissionario ma non dimissionario o forse dimissionario, ma forse no, non avesse approfittato della atmosfera della serata, in particolare dell'ultimo pezzo, la dolcissima Thais di Massenet, per annunciare " coram populo " (900 persone in San Giovanni, altre 800 in Santa Maria, altre 600 in San Michele) che dopo una serata come questa si sentirebbe un vigliacco se domani non ritirasse le dimissioni.
Che le avrebbe ritirate, le dimissioni, si era capito da un pezzo. Dopo la "sparata" in consiglio comunale conseguente al siluro ad alzo zero lanciatogli dalla lega, era evidente che PDL - ormai si chiama così - e lega avrebbero trovato la quadra, tanto per usare un'espressione cara al senatur. Visto che la quadra è stata trovata in ambiente musicale, la si potrebbe chiamare "quadra di Salisburgo"(Ughi ha suonato magistralmente un concerto per violino del genio salisburghese)
Troppo difficile e troppo sofisticato; visto il livello è più opportuno chiamarla "quadra di Leoncavallo", noto autore di quella bella opera lirica che è " I pagliacci".
Così è, se vi pare, parafrasando Luigi Pirandello

sabato 21 marzo 2009

LA CRISI - QUARTO POST

Dedicherò i prossimi post sulla crisi ai tre aspetti che, a mio avviso, la caratterizzano



a) la crisi morale



b) la crisi finanziaria



c) la crisi industriale



Ovviamente i tre aspetti sono strettamente connessi ma può essere utile esaminarli separatamente per poi giungere ad una valutazione unitaria.



Oggi mi occuperò della crisi morale che, a mio avviso, è alla base di tutto quello che è successo in questi ultimi mesi


Scrivevo nel mio primo post del 3 marzo che la crisi aveva avuto origine innanzitutto nella totale mancanza di eticità che aveva caratterizzato i comportamenti dei managers di banche, assicurazioni e organismi finanziari nel corso di questi ultimi anni, mancanza che trovava causa principale negli emolumenti e nei bonus assolutamente spropositati che venivano elargiti in funzione di risutati di breve periodo conseguiti non importa con quale mezzo e nella assenza di qualsivoglia controllo. Scrivevo anche che per uscire dalla crisi fosse necessario, innanzitutto, ritornare a comportamenti improntati a principi di correttezza amministrativa (Non mi illudo sulla natura profonda dell'uomo ma, oggettivamente, si era superato ogni limite)

A che punto siamo sotto questo profilo?

Direi che si intravedono i primi segnali di una inversione di tendenza: negli USA il Presidente OBAMA ha bloccato i bonus per 165 milioni di dollari che il vertice AIG ( che ha ricorso ad aiuti di stato per 170 miliardi di dollari) si era deliberato senza alcun pudore. Bisogna ricordare al riguardo che l'infezione è partita dagli USA e che da lì parte la guarigione. Per fortuna OBAMA sta facendo una politica che va in tal senso e tutti dobbiamo augurarci che possa proseguire con celerità nella realizzazione del suo programma di moralizzazione dell'intero sistema
Per quanto riguarda gli altri paesi europei, senza entrare nei dettagli, molte sono le misure prese per evitare il ripetersi della situazione che ha messo in pericolo gli equilibri finanziari mondiali.
Per quanto attiene al nostro paese osservo con cauto ottimismo che:
A) alla guida del GRUPPO BANCO POPOLARE c'è ora un galantuomo come il Dr. Saviotti, che ha le competenze e l'esperienza necessarie ( è nato nel 1943 ed ha alle spalle una lunghissima e prestigiosa carriera al vertice di Comit) per tirar fuori l'Istituto dalle secche della precedente gestione rimasta impelagata, tra l'altro, nelle malefatte dei vertici ITALEASE. Aggiungo che il Dr. Saviotti, che ho avuto l'onore di conoscere personalmente in occasione della gestione, negli anni 1993/1995, delle problematiche del Gruppo Ferruzzi, è del tutto immune, nell'approccio ai problemi e alle persone, dall'arroganza e dalla presunzione che hanno caratterizzato nel più recente passato i comportamenti di tanti giovani dirigenti di banca. E noto con piacere che si sta tornando a valutare le persone sulla base dell'esperienza oltrechè, ovviamente, sulla base delle competenze. Aver maturato lunghe esperienze, rende immuni, in genere, da approcci troppo disinvolti e si traduce, sempre in genere, in maggior equilibrio e consapevolezza.
B) La UNIPOL ha deliberato la sospensione di tutti i bonus. Ricordo che Unipol è stata gestita per lungo tempo dal duo Consorte-Sacchetti che per fortuna sono stati rimossi da temo
C) INTESA, UNICREDIT e la stessa UNIPOL hanno deliberato di non distribuire dividendi sui risultati di bilancio 2008, evidenziando con ciò la necessità di essere prudenti e di non nascondere più la reale situazione del sistema bancario nazionale che è, forse, più solido di altri ma che nasconde ancora molte ombre al suo interno. Nei prossimi giorni usciranno i risultati di altri importanti Istituti ed è mia impressione che tutti adotteranno decisioni di cautela
D) E' praticamente cessata l'attività di stipula di contratti derivati che tanti guasti hanno prodotto in passato sia nei bilanci delle società industriali sia, soprattutto, in quelli degli enti pubblici, in primis Regioni e Comuni. Vorrei ricordare al riguardo che al vertice di DEUTSCHE BANK Italia, una delle più attive se non la più attiva nel comparto, non c'è più il Dr. Vincenzo De Bustis e che da tempo il Gruppo Unicredito si è liberato del Dr. Andrea Crovetto, che a suo tempo fu anche condannato penalmente per la sua attività di responsabile del settore derivati di quell'Istituto
E) Si è ridotta moltissimo la produzione e la proposizione alla clientela da parte delle banche di polizze index linked con sottostanti "titoli tossici"
E) La stagione dei "furbetti del quartierino" sembra tramontata ma la vigilanza è comunque d'obbligo perchè questa è una categoria che tende a riprodursi e a ripresentarsi sotto nuove spoglie
F) Le banche si sentono sotto stretta osservazione e sono molto più caute nei loro rapporti con la clietela, in particolare quella retail
G) La paura delle conseguenze rende tutti più virtuosi
Per oggi mi fermo qui; nel prossimo post la disamina degli aspetti "finanziari" della crisi

venerdì 20 marzo 2009

CONSIGLIO COMUNALE - LE DIMISSIONI DI FARIOLI

Dopo il coup de theatre delle dimissioni date alla fine del consiglio comunale di martedì scorso ( il video è su You Tube) per la sfiducia di fatto espressa dal consigliere Raimondi della Lega al sindaco e alla sua giunta, la città si è chiesta in questi due giorni se il sindaco le avrebbe confermate, le sue dimissioni, o no. Ebbene sembra che stiano rientrando; il consigliere Raimondi, è la versione, ha parlato a titolo personale ( ma allora ci si chiede perchè nessuno degli sponenti leghisti presenti in aula - in primis Speroni e Ruffinelli abbia preso immediatamente le distanze) e la coalizione che governa , si fa per dire, la città è pronta a riprendere con rinnovata lena la sua attività amministrativa..
L'avevo detto che il sindaco le avrebbe ritirate, le dimissioni, e avevo scritto anche che non ci avrebbe fatto una gran bella figura. Così è stato,così almeno sembra.
E a me pare opportuno commentare la vicenda con le parole del poeta:
Ahi, serva Italia, di dolore ostello. Non donna di province, ma bordello

mercoledì 18 marzo 2009

CONSIGLIO COMUNALE DI BUSTO - FARIOLI SI DIMETTE

Ho appena assistito ad un importante consiglio comunale - si trattava di esaminare il bilancio preventivo 2009 - che si è tinto di giallo nella sua fase finale.

Giunti al momento delle dichiarazioni di voto, la LEGA, proseguendo nella sua azione di logoramento della posizione del primo cittadino, si è pronunciata dichiarando, attraverso il suo consigliere che rilasciava la dichiarazione di voto, la sua insoddisfazione per l'operato dell'amministrazione e per l'impostazione data al bilancio dell'anno in corso. La LEGA avrebbe votato l'approvazione del bilancio solamente per spirito di coalizione

Preso atto delle dichiarazioni dell'esponente leghista, una volta approvato il bilancio, il sindaco ha preso la parola dichiarandosi dimissionario.

Vedremo quale consiglio porterà la notte: certo è che la LEGA sta chiaramente alzando il prezzo del suo appoggio alla giunta Farioli il quale, ho l'impressione, dovrà scordarsi un secondo mandato.Vedremo domani, anzi oggi, se il sindaco confermerà le dimissioni. Io ho l'impressione di no. Se così fosse, il sindaco non ci farebbe una bella figura.

Prevedo per lui una notte insonne

martedì 17 marzo 2009

LA CRISI - TERZO POST

Per capire in mano a chi sia stata la finanza internazionale in questi anni , basta osservare che:

- negli Stati Uniti la più grande compagnia assicurativa del paese, la AIG, ha avuto bisogno di sostegni statali per 170 miliardi di dollari (finora perchè il IV trimestre 2008 ha fatto registrare una perdita ulteriore di 61,7 miliardi di dollari) per evitare il fallimento.

Ebbene, i suoi vertici non hanno avuto pudore a deliberare bonus per 165 milioni di dollari in favore dei dirigenti di punta della società.

Mi chiedo quanto avrebbero deliberato se avessero fatto utili

Risulta che i contribuenti statunitensi ed Obama siano piuttosto arrabbiati

- in Italia in questi giorni per salvare ITALEASE le banche controllanti hanno deliberatoo un'OPA a 1,50 euro ( il titolo era arrivato a oltre 50 euro pochi mesi fa), poi svaluteranno e saranno costrette a fare un aumento di capitale di almeno 800 milioni di euro.Il titolo verrà tolto dal listino ed il piccolo azionista non avrà alternative all'aderire all'OPA.
Il tutto per far fronte alle malefatte del ex amministratore delegato Faenza, che a suo tempo è stato anche arrestato e che non si sa con quale aggettivo definire.
A "pagare" gli incauti che hanno in passato investito in azioni Italease, gli azionisti del Banco Popolare( il titolo ha subito in tracollo in borsa), poco il Dr.Faenza che durante la sua gestione si è arricchito personalmente e che ha poco da temere sotto il profilo delle sanzioni( prima che si arrivi a sentenza definitiva passerà chissà quanto).
Questa è la finanza, sia in Italia che nel mondo.
Diffidare, a questo punto, diventa doveroso

venerdì 13 marzo 2009

LA CRISI - SECONDO POST

Non vorrei sembrare narcisista ma sono lusingato dal fatto che le argomentazioni del mio primo post del marzo hanno trovato riscontro praticamente integrale, nei giorni successivi, da parte di personaggi ben più autorevoli di me.

Affermavo che per uscire dalla crisi è necessario un ritorno a comportamenti etici, alla riduzione del peso della finanza nell'economia mondiale ed il recupero dell'approccio industriale ai problemi ed ecco il ministro Tremonti affermare nel corso del convegno di sabato scorso a Busto Arsizio sul futuro delle piccole e medie imprese, testuali parole del ministro:

l'economia è rimasta succube di follie finanziarie.................servono più stato, più moralità, più legalità.....................nel mondo dell'economia mancano le leggi

Tutte affermazioni che mi trovano perfettamente d'accordo ma che vengono da un pulpito non credibile in quanto Tremonti è il ministro di maggior peso dei due governi Berlusconi(2001/2006 e l'attuale) che questi principi e questi valori non mi sembra abbia mai troppo coltivato.

Affermavo che era necessario ridurre gli stipendi dei managers bancari a livello mondiale e istituire organi sovranazionali di controllo ed ecco che oggi leggo sulla stampa che il Governatore della Banca d?Italia, che stimo molto di più se non altro per la sua onestà intellettuale oltrechè per il suo maggiore spessore tecnico, ha detto ieri esattamente le stesse cose, dicendo tra l'altro che sta lavorando con il FMI alla costituzione di un organismo sovranazionale di early warning

Il trovare sintonia con così autorevoli personaggi mi induce a continuare nelle mie argomentazioni; oggi mi limito ad osservare che la crisi, malgrado l'ottimismo diffuso a piene mani dal premier ( ed al quale si è adeguato anche il ministro dell'economia che, per contro, qualche giorno fa aveva dichiarato che il 2009 sarà un anno orribile) continua a mordere come non mai:

- il Pil nel quarto trimestre 2008 ha fatto registrare un calo del 2,7%rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente

- i posti di lavoro persi nei primi due mesi del 2009 sono già 500.000(come riconosciuto anche da Confindustria e Confapi)

- il rischio Italia è aumentato come si evince dalla prezzatura dei CDS (CREDIT DEFAULT SWAPS) e dal differenziale di tassi tra il BUND tedesco decennale e l'analogo nostro BTP

- il sistema di monitoraggio del credito da parte delle prefetture inventato dalla fantasia tremontiana è un escamotage per attribuire al sistema bancario (Banca d'Italia e A BI hanno già manifestato il loro dissenso così come le associazioni di consumatori) tutte le colpe se la situazione peggiorà ulteriormente e se il governo non saprà fronteggiare, come temo, gli effetti della crisi( quella finanziaria non ha ancora esaurito tutte le sue negatività, quella industriale è solo algi inizi)

Per oggi mi fermo qui.

SILVIO BERLUSCONI FUNNY - AGGIORNAMENTO

Sempre più spiritoso il premier. ll riformista gli consegna il premio come "miglior politico italiano" (sic), (ma sono impazziti al Riformista?) e lui subito utilizza il premio, un cannocchiale, per focalizzare una bella signora in sala. Tutti a ridere. A me sarebbe venuto da piangere e, comunque, sono dell'opinione che l'ostentato interesse del premier per le donne sia da molto tempo, come dire, "platonico", checchè ne dica Scapagnini. E un'altra conferma della straordinaria capacità del soggetto di "rovesciare le frittate". Ma le farse, prima poi, finiscono tutte, speriamo non in tragedia

martedì 3 marzo 2009

LA CRISI

Da molti mesi ormai i media ci inondano con un flusso continuo di notizie sulla crisi, che in effetti è la più grave del dopoguerra, ancora non ha manifestato tutte le sue negatività, non da segni di rallentamento o inizio di inversione di tendenza e sta condizionando pesantemente risparmi, tenore di vita, assetti sociali, occupazione praticamente in ogni parte del mondo. Non voglio in questa sede aggiungere un altra voce alle tante che si sono espresse sull'argomento.Mi voglio limitare ad alcune semplici osservazioni che sono quelle che facciamo settimanalmente con coloro che hanno la bontà di seguire il mio corso alla UNIVERSITER di Castellanza .

la CRISI ha poche semplici cause:

a) l'assoluto liberismo economico che ha caratterizzato le economie mondiali in questo ultimo decennio e che ha trovato nell'amministrazione Bush il principle promotore e sostenitore

b) la totale mancanza di eticità nei comportamenti dei gruppi dirigenti delle Istituzioni finanziarie( in primis banche e assicurazioni ) non solo degli Stati Uniti ma di tutta la comunità finanziaria internazionale

c) assoluto liberismo e totale mancanza di eticità che hanno trovato terreno fertile nella totale mancanza di controlli, a tutti i livelli, e conseguente azzeramento del rischio di sanzioni.

d) la finanziarizzazione dell'economia a livello internazionale con prevalenza assoluta, appunto, dell'approccio finanziario, amplificato dall'effetto leva, sulle problematiche industriali. E' stata in sintesi una gigantesca corsa all'oro durante la quale ognuno ha sgomitato non rinunciando a nessun mezzo, lecito o illecito, per fare soldi, in fretta, sempre più in fretta, di più, sempre di più, soldi fatti manovrando soldi in un delirio di nuovi prodotti finanziari sempre meno trasparenti, sempre più costruiti per assicurare agli emittenti profitti lauti e rapidi

e) l'aumento vertiginoso degli emolumenti dei managers sia di vertice che intermedi che ha fatto cadere ogni remora morale visto che essi erano legati ai risultati, questi ultimi di breve periodo e conseguiti con non importa quale mezzo

La CRISI scoppiata negli Usa e propagatasi rapidamente in tutto il mondo perchè già tutte le economie mondiali erano "infettate", è partita come crisi finanziaria, che ha distrutto risparmi, e si è rapidamente trasformata in crisi industriale, che ha distrutto, sta distruggendo,distruggerà, LAVORO e posti di lavoro.

Come se ne esce: semplicemente eliminando tutte le cause enumerate nei punti precedenti

E' necessario ritornare a comportamenti eticamente corretti, comportamenti monitorati in continuazione da organismi di controllo a vari livelli che debbono sanzionare rapidamente e duramente le anomalie. E' necessario ridimensionare drasticamente gli emolumenti dei managers finanziari, ridurre il peso della finanza nella economia mondiale, ridare agli stati nazionali e alle istituzioni sovranazionali (la UE per quanto ci riguarda) un ruolo di indirizzo, controllo, governo dell'economia, perché la giusta libertà di impresa non può e non deve diventare possibilità di manovra senza limiti e senza controlli per gli operatori

Osservazioni ingenue le mie?: forse. Ma ho l'impressione che in mancanza di una "palingenesi" nell'ordine economico mondiale, palingenesi innanzitutto morale, l'alternativa sia la distruzione degli assetti economici con un drammatico coinvolgimento di noi tutti, intesi come persone, famiglie, collettività, nazioni. Risollevarsi sarebbe sempre possibile ma a prezzi forse più alti di quelli che si sono pagati in passato con le guerre cosiddette "mondiali"
Se invece la crisi determinerà una approfondita riflessione su ciò che è avvenuto con conseguenti coerenti provvedimenti, abbiamo la ragionevole speranza di un futuro migliore.