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giovedì 30 aprile 2015

LA MORTE E L'OCCIDENTE

Il rapporto con la morte è variato notevolmente nel corso dei secoli in rapporto diretto con le strutture e le sovrastrutture dei tempi . Vi segnalo al riguardo un bel libro di Michel Vovelle "La morte e l'occidente" - Laterza Editori che ricostruisce storicamente  l'evoluzione del rapporto tra individuo e collettività e quel personaggio vestito di nero che appare al cavaliere nel "settimo sigillo" di Ingmar Bergman. Accompagno la segnalazione con tre pezzi musicali (niente requiem, tranquilli) che confermano il principio che ognuno di noi è un unicum e che non c'è sensibilità uguale ad un' altra.

mercoledì 29 aprile 2015

Alberto Pirani: IL PATTO DELNAZARENO

 Alla luce di quanto si è visto ieri alla camera dei deputati ho ritenuto utile pubblicare nuovamente il post che potete leggere qui sotto


AAlberto Pirani: IL PATTO DELNAZZARENO: Dicesi "Patto del Nazareno" il "patto segreto" siglato il 18 Gennaio di quest'anno tra il CATTOMASSONE Matteo Re...

martedì 28 aprile 2015

BANCA DELLE MARCHE UN SILENZIO ASSORDANTE - SECONDA PARTE

BANCA ANTONVENETA

Il capolavoro di insipienza (insipienza o peggio, molto peggio?) nella politica espansiva del Montepaschi fu l'acquisizione della ANTONVENETA. Non ricostruisco qui gli avvenimenti di quegli anni caratterizzati da cruente guerre tra gruppi bancari per l'egemonia nel settore. Ne ho scritto abbondantemente in passato. In questa sede mi limito a ricordare che l'acquisizione avvenne nel 2005 lo stesso anno in cui l'ex PCI non ancora minoranza PD cercò di aumentare la propria presenza nel settore bancario con la scalata maldestramente fallita alla BNL
SCALATA ALLA BNL
Sintetizzo i passaggi principali:
- nel 2004, in Aprile, il Banco di Bilbao, le Generali e la Dorint di Diego Della Valle firmarono un patto di sindacato sul 28,39% di Bnl 
- tre mesi dopo esce allo scoperto un contropatto che raccoglie la quota di Caltagirone, e di altri operatori come l'immobiliarista Danilo Coppola(personaggio discutibile e discusso), di Giuseppe Statuto (idem), di Vito Bonsignore(uomo politico siciliano di Bronte - pistacchi - eletto nell'UDC. passato in Forza Italia, poi nel PDL, e confluito infine, per ora, nel Nuovo Centro Destra. Specializzato in banche: dove c'è una banca c'è Bonsignore, dove c'è Bonsignore c'è un reato, per esempio in Carige. BONSIGNORE, UN MARCHIO UNA GARANZIA, recitano gli spot pubblicitari) di Ettore Lonati(presente in anche in Agricola Mantovana) e Giulio Grazioli
- il Banco di Bilbao forte del suo 14,9% e del patto di sindacato di cui sopra lancia una OPS sul 100% di BNL nei giorni in cui l'olandese ABN AMRO punta su Antonveneta. Contestualmente entra in campo Unipol guidata da Giovanni Consorte che, ottenuta l'autorizzazione Bankitalia a superare il 5%, si porta rapidamente al 15%. Contestualmente BBVA ottiene autorizzazione a salire al 29,99%. Il 18Luglio 2005 Unipol lancia un'OPA da 4,9 mld. A questo punto il contropatto si scioglie e vende il suo 27,5% ad Unipol con una forte plusvalenza(adesso capite perché Della Vallle è così liquido, al di là degli utili che gli derivano dalla TOD'S). A quel punto Unipol ha il 41,96% di BNL e il Bilbao si appresta a vendere la sua quota ad Unipol. Sembra fatta; vi ricordate la telefonata tra Fassino e Consorte nel corso della quale quell'anima tenera di Fassino chiede a quell'altra anima molto meno tenera di Consorte, Presidente di Unipol: "ma allora abbiamo una banca!?"
Ma il diavolo cimette la coda (ci sono anche diavoli terrestri); Consorte viene  sentito dalla Procura della Repubblica di Roma e in Dicembre, il 15, iscritto nel registro degli indagati. Il giorno dopo viene indagato Fazio, governatore ruspante della Banca d'Italia, che non può che dimettersi e ritirarsi a riprendere  i suoi studi su San Tommaso d'Aquino, studi che prosegue tuttora. Reati ipotizzati: manipolazione del mercato, ostacolo alla vigilanza e alla Consob. L'OPA viene bloccata. Come finisce? che BNP Paribas il 3 Febbraio 2006 acquisisce il 48% di BNL. Successivamente lancerà un'Opa e la gloriosa BNL parlerà francese. Del resto già nel 1975 BNL mi aveva mandato a fare uno stage presso la sede di Clermont-Ferrand di BNP, il che mi aveva consentito di avere le idee chiare sul futuro tanto che qualche tempo dopo - furbo quam qui maxime (quant'altri mai per chi non parla in lingua) - lasciai BNL per il Banco di Santo Spirito di Milano,il che conferma che tanto furbo non ero.

SCALATA ALLA ANTONVENETA

Mentre tutto questo accadeva Amro bank conquistava Antonveneta.  Ma procediamo con ordine. 
a) ANTONVENETA era nata nel 1996 dalla fusione tra BANCA ANTONIANA e BANCA POPOLARE VENETA. In seguito fu incorporata anche la Banca Nazionale dell'Agricoltura. Anche questo è un aspetto importante; la BNA, facente capo ad Auletta Armenise, era rimasta pesantemente coinvolta nello scandalo federcornsorzi. Fu "fatta sparire" tutelando al massimo gli interessi economici della famiglia Auletta Armenise.
b) Nel settembre 2005 la Banca fu acquisita dal GRUPPO AMRO, olandese.
c) nel 2007 AMRO viene scalata da un consorzio comprendente BANCO SANTANDER, royal bank of scotia, fortis. Iniziano trattative segrete tra MPS e Banco Santander per valutare la cessione a MPS della banca Veneta. Il Presidente di Santander Emilio Botin ha l'impressione di trovarsi  davanti all'occasione della vita e "vende" senza pensarci due volte. Addormentandosi, quella sera, pur essendo un uomo maturo con un "pelo sullo stomaco" lungo metri, Botin prese sonno con la leggerezza di un bambino (Kundera-l'insostenibile leggerezza dell'essere)
d) l'8 Novembre 2007, infatti, il Montepaschi annuncia di aver stipulato un accordo con BANCO SANTANDER per la vendita all'Istituto senese della ANTONVENETA per la cifra - che io giudico folle, ma non solo io - di 9 miliardi di euro. Domanda da un milione di dollari: furbissimi gli spagnoli !? sprovveduti i senesi !? o "gran paraculi" entrambi !!!!????? (Nota dell'autore: il termine di cui sopra non è finissimo ma ha anche una connotazione positiva. Del resto uno dei protagonisti dei fatti del 2005 era Stefano Ricucci, passato alla storia per aver inventato due espressioni sublimi::"questi voiono fa i furbetti der quartierino" e l'altra, volgare ma efficace nella sua sinteticità "questi voiono fa i froci con il culo degli altri" l'ha detto Ricucci, non io.
e) con l'operazione Antonveneta le disgrazie di MPS arrivano a livelli non pensabili; la banca, la fondazione, la città ne escono distrutti. Alcuni personaggi ne escono con un sacco di soldi. La sinistra di governo (D'Alema l'intelligente, Fassino il piemontese - il tenero Pluto - Consorte il calabrese, Latorre il pugliese, torre di guardia alle merende, dimostrano inequivocabilmente che il mondo delle banche e della finanza non fa per loro; al massimo (calembour non cercato) possono raccogliere le briciole. A fine aprile 2013 la banca viene incorporata da MPS in applicazione della "tecnica dell'ossario" ( se metti le ossa di dieci cadaveri tutte insieme, chi sarà in grado di capire a chi appartengono?)
BANCA DELLE MARCHE
E che c'entra BANCHE DELLE MARCHE con il Montepaschi, qualcuno mi chiederà C'entra, c'entra  Andate a leggere il post del 13 Agosto 2013 che ho pubblicato nuovamente tre giorni fa, soprattutto dal passaggio: "ma chi ha mandato Bianconi nelle Marche?
Sono convinto senza ombra di dubbio che anche BDM fosse destinata ad entrare nel Gruppo Montepaschi. Piccola conferma, l'ho già scritto in passato: una volta arrivato Bianconi in BDM, gli fu affiancato come Vicedirettore Generale Claudio Dell'Aquila che aveva come principale requisito professionale una "solida e consolidata amicizia con il sindaco di Siena Piccini.
Claudio Dell'Aquila, chi era costui: uno degli indagati dalla procura di Ancona, ma - per il resto - proprio nessuno.
A proposito di Procura! A che punto saranno le indagini della procura della Repubblica di Ancona? Ho l'impressione che Bankitalia e Procura "usciranno" in contemporanea  e ne vedremo delle belle. Nomi, cognomi, indirizzi, cifre. Poi scenderà l'oblio perché da noi funziona così. "Avanti il prossimo............gli cedo il posto mio"cantava Cocciante( Bella senz'anima). 
                               GOD BLESS ITALY

lunedì 27 aprile 2015

BANCA DELLE MARCHE - UN SILENZIO ASSORDANTE

Sul fronte marchigiano tutto tace e questo è il più preoccupante dei segnali. Se a distanza di due anni dal commissariamento Bankitalia non è riuscita a trovare una soluzione significa che la matassa è così ingarbugliata che non c'è nessuno in grado di dipanarla. Si è parlato di un possibile intervento della Popolare Vicentina che non mi sembra possa avere la forza per sostenere l'operazione. Anche l'intervento di Italfondiario sembra non più d'attualità. Altro non c'è se non, forse, qualche fumoso approccio di non chiara origine Intanto la banca è completamente ferma, l'economia marchigiana è al collasso e i responsabili del disastro tutti felicemente a piede libero. Nemmeno la Consob è ancora riuscita ad irrogare sanzioni. Il mio pensiero è questo, lo ribadisco:
a) il capitale è completamente azzerato e il valore delle azioni nullo. Le fondazioni dovranno continuare a svalutare e i privati è meglio che si mettano il cuore in pace. Parlare ancora di difesa della "marchigianità" dell'Istituto, come fa ancora qualcuno, è semplicemente ridicolo.
b) per capire quello che è successo nelle Marche bisogna partire dal MONTEPASCHISIENA.
Il Montepaschi è la più antica banca d'Europa(è stata fondata nel 1472) ma fino a pochi anni fa aveva una connotazione poco più che regionale. Fortissima in Toscana in una situazione di posizione dominante destinata comunque ad essere ridimensionata per le norme anticoncentrazione, non poteva che fare una scelta di crescere e non poteva che crescere per linee esterne. In Montepaschi da sempre il potere è stato nelle mani del PCI (a livello locale e nazionale) e delle sue evoluzioni e della Massoneria. Ed è agli uomini indicati da questi due poteri alla guida dell'Istituto che si debbono le scelte fatte in questi ultimi anni, scelte quasi tutte sbagliate. Bisognerà poi accertare se gli errori sono stati commessi in buona fede o no
BANCA DEL SALENTO
Il pimo disastro fu l'acquisizione, nel 2000, della Banca del Salento, ribattezzata poi BANCA 121. Fondata nel 1948, nel 1967 si trovò ad affrontare una difficile situazione per degli ammanchi dovuti a funzionari infedeli; venne ricapitalizzata da Giovanni Semeraro che acquisì la maggioranza dell'Istituto. Direttore Generale fu nominato Vincenzo de Bustis proveniente da BNL. Fu tra le prime a dotarsi di una piattaforma telematica e divenne una delle realtà più dinamiche, seppur di modeste dimensioni, del panorama bancario. Ciò indusse il MPS a pagare la somma folle di 2,500 miliardi di lire, nel dicembre 1999, per acquisire la maggioranza del capitale, ma subito scoppiò una pesante grana perchè alcuni clienti contestarono la natura "truffaldina" di due prodotti finanziari chiamati "MY WAY" e "FOR YOU". Nel 2005 MPS acquisì il 100% e nel 2010 la incorporò nella Capogruppo per diluire in un corpo più grande troppi aspetti oscuri.  Circolò voce che l'operazione di acquisizione fosse stata fortemente caldeggiata da un noto uomo politico salentino allora Presidente del Consiglio, Massimo D'Alema. Non mi riesce difficile crederlo visto che le scelte in MPS le prendeva l'allora PDS. Se ci fu interesse personale non lo so; avendo la tendenza a pensar male, una idea ce l'ho ma è la mia e tale rimane.
BANCA AGRICOLA MANTOVANA
Altra acquisizione di rilievo fu quella della Banca Agricola Mantovana; il MPS lanciò un'OPA nel Dicembre 1998 che fu accettata dalla maggioranza dei soci per cui  anche BAM entrò a far parte del gruppo nel 1999 e  quindi incorporata in MPS nel settembre 2008.
La BAM era un istituto locale con forte radicamento nell'area economicamente più dinamica del Paese, Lombardia orientale e Veneto. Inoltre aveva un buon radicamento nella Lombardia occidentale attraverso la BANCA POPOLARE DI ABBIATEGRASSO detenuta al 100%, in Emilia dove aveva incorporato piccole banche locali e un "private bank" di prestigio con la BANCA STEINHAUSLIN di Firenze.
La Banca era diretta dal 1995 da Mario Petroni, toscano e probabilmente massone, che era stato portato al vertice dell'Istituto, con il beneplacito di Cesare Geronzi - era direttore centrale Banca di Roma - dal Gruppo Berlusconi al quale sia Geronzi che Petroni erano fortemente legati. Silvio Berlusconi era già sceso in campo ed aveva già avuto la prima esperienza di governo. A Petroni fu poi rimproverato di essere stato la testa di ponte per lo sbarco dei toscani a Mantova. Certo è che quando si trovò nel Gruppo MPS fu palesemente  di troppo e fu costretto a uscire. Comunque l'operazione dal punto di vista industriale aveva un senso per il MPS che andava a coprire aree in cui era scoperto. Per capire un po' le cose ricordo che MASSIMO BIANCONI, prima di arrivare nelle Marche fu per un breve periodo Condirettore Generale della Agricola Mantovana accanto a Petroni. Per maggiori dettagli allego in calce il post del 13 Agosto 2013 nel quale ricostruivo i vari passaggi della carriera di Bianconi. Ricordo altresì che nel capitale sociale di Banca Agricola Mantovana erano soci forti alcuni personaggi che venivano giornalisticamente chiamati "imprenditori della razza padana".Emilio Gnutti e la sua Fingruppo, Tiberio, Fausto ed Ettore Lonati, personaggi che ritroveremo, insieme a Stefano Ricucci nellevicende della ANTONVENETA

NOTA: SPEZZO QUESTO POST IN DUE PERCHE MI RENDO CONTO CHE PUO' ESSERE PESANTE PER I NON ADDETTI AI LAVORI 

Alberto Pirani: ANCORA SU BANCA DELLE MARCHE

Alberto Pirani: ANCORA SU BANCA DELLE MARCHE: Mi auguravo di poter far passare Ferragosto senza dover parlare ancora di Banca delle Marche ed invece vedo che non è possibile. Perché ade...

sabato 25 aprile 2015

25APRILE 1945 - 25 APRILE 2015

Oggi, lo sappiamo tutti, ricorre il settantesimo anniversario della liberazione e della fine della guerra. Bene ha fatto il Presidente della Repubblica a ricordare con fermezza che la nostra Repubblica trova la sua genesi e affonda i suoi valori nella Resistenza e nel sacrificio di coloro che anche a prezzo della vita per l'affermazione di quei valori si sono battuti. E bene ha fatto a ribadire che, nel dovuto rispetto per tutti davanti al sacrificio della vita, sul piano politico e sul piano storico nessuna equiparazione possa essere fatta tra forze nazifasciste e chi si è messo in gioco per ridare al Paese dignità, libertà e democrazia. Dopo che per venti anni avevamo dovuto sopportare i comportamenti inqualificabili di un presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, che, totalmente ignaro della storia del nostro Paese e in possesso di categorie mentali e culturali primitive, si era sistematicamente rifiutato di partecipare a cerimonie commemorative, l'intervento di Mattarella serve se non altro a ridare dignità alle Istituzioni.
Ciò premesso e ricordato, al di fuori di ogni retorica, che la Resistenza è stato un fenomeno limitato ad alcune regioni del Centro-Nord e numericamente esiguo, occorre a mio avviso ripensare al modo di trasmettere la memoria alle nuove generazioni.
Stamattina sono stato al Tempietto Civico qui a Busto dove si teneva la cerimonia commemorativa. Poche persone, sempre quelle, ogni anno meno, scarsissima partecipazione della società civile, pochissimi giovani, atmosfera "distratta". La sensazione che anche i valori della Resistenza si stiano sfarinando e che gli accadimenti degli anni '40 poco interessino ai cittadini e praticamente niente a quelli più giovani. E questo è grave, estremamente grave perché se un Paese perde la capacità di individuare le basi, i princìpi, i valori sui quali si regge il patto sociale che tutti ci lega, perde anche la capacità di immaginare il futuro, progettare il modello di società che intende realizzare e di agire di conseguenza. La mancanza di memoria contiene in sè un altro grave pericolo: la manipolazione delle coscienze da parte di chi è in grado di controllare i canali informativi, il regresso a sudditi dei cittadini, rischi per la democrazia.
La memoria aiuta a vigilare, a capire - ad esempio - l'effetto dirompente di una legge elettorale come l'Italicum, ad avere posizioni autonome.
Mattarella ha detto che Resistenza è anche mettere in atto una convinta, capillare, sistematica lotta alla corruzione. Sono d'accordo su tutta la linea. Parole sulle quali è opportuno riflettere.
 

venerdì 24 aprile 2015

IL MIO GINO - LE RELIGIONI MONOTEISTE - LA TEODICEA POST N. 14


Riprendo il discorso su GIOBBE e apro una parentesi. La mia conoscenza della Bibbia non è molto approfondita. Ho sempre considerato la Bibbia l'insieme dei documenti che la classe sacerdotale ebraica ha redatto per conservare memoria della storia, delle leggi, dei costumi, delle prescrizioni pratiche delle loro comunità.
Però ho letto il Pentateuco, i Salmi, l'ECCLESIASTE lo scettico, che mi fa fatto divertire di cuore ed ho letto il libro di Giobbe.
Giobbe è un uomo buono, timorato di Dio, mite, non ha mai fatto male a nessuno, ha sempre rispettato le leggi. Ad un certo punto della sua vita comincia ad essere colpito da una serie di disgrazie: perde tutto il suo patrimonio, i suoi figli vengono uccisi, il suo corpo si ricopre di piaghe. Lui sopporta, sopporta ma ad un certo punto si chiede, giustamente a mio avviso: Dio, ma perché tratti così me, mi umili, mi calpesti e invece non colpisci i rei e gli empi? E si arrabbia, non lo accetta.
Interviene Eifaz, un suo amico, che rievoca un principio fondamentale  della religione ebraica, quello della GIUSTIZIA RETRIBUTIVA.
Benessere e felicità sono il premio che Dio assegna ai giusti; sofferenza e e le punizioni attendono i rei. Ne deriva che se Giobbe ha tutte queste sofferenze vuol dire che ha peccato e che Dio per questo lo punisce. Il male fisico non è che la conseguenza del male morale, altro principio della religione. Ma Giobbe non ci sta. Me lo dovete dimostrare dove è sbagliato, perché io sono nel giusto. Ed in effetti Giobbe diventa esempio di "sofferenza che colpisce un innocente", perché non gli viene trovato niente che possa essergli rimproverato. Quanti esempi nella storia  di sofferenza subita da innocenti: basti pensare alla Shoah o alle persecuzioni di cristiani dei nostri tempi. 
Di fronte alla evidenza che continui sono i casi di male subito da innocenti si può reagire in diversi modi e assumere posizioni diverse:
a) tutto ciò avviene perché Dio non esiste, Dio è creatura dell'uomo e non creatore. E' la mia posizione.
b) si può pensare che la giusta punizione avverrà nella vita ultraterrena e che noi non possiamo giudicare l'imperscrutabile volontà di Dio. Non mi piace ma è la posizione che la Chiesa Cattolica ha tenuto per secoli 
c) si può pensare ad un Dio indifferente alle umane vicende. E' la posizione degli illuministi che non escludevano l'esistenza di Dio ma lo vedevano come un grande "meccanico", l'architetto dell'universo che creato il mondo se ne era disinteressato. E'la posizione di Aristotele (Dio come primo motore immobile) è quella di Epicuro e degli epicurei.
d)si può far finta di niente e continuare a credere alla giustizia retributiva su questa terra malgrado tutta contraria evidenza. E' la posizione di Eifaz. E' la posizione dello struzzo e non mi piace per niente.
Ma nessuna di queste "soluzioni" soddisfa Giobbe. Egli crede fermamente in Dio ma non dimentica, non può dimenticare le sofferenze patite. Allora Giobbe si rivolge direttamente a Dio. Non terrorizzarmi con la tua ira ma rispondimi: quali sono le mie colpe, dove ho mancato?
E qui emerge una nuova "interpretazione" quella del giovane Elihu. Dio fa soffrire alcuni uomini senza colpa perché li mette alla prova (Abramo e Isacco) e mettendoli alla prova li conduce alla salvezza. E' la posizione più distante dalla mia sensibilità e che mi rende del tutto estraneo Jahvé
Come finisce? Alla fine del libro Jahvé si presenta a Giobbe  nel pieno della sua potenza, lo annichilisce facendogli vedere la immensità e la potenza del creato e lo rimprovera di aver cercato di capire cose al di sopra della propria portata. Però gli riconosce fede sincera e lo premia. Nell'ultima parte della vita Giobbe "recupera" tutto quello che aveva perso. Diventa ricco, anzi ricchissimo(possiede quattordicimila ovini, seimila cammelli, mille asine e mille coppie di buoi) ha sette figli e tre figlie e vive fino a tarda età.
Se qualcuno mi spiega quale è la "logica" del comportamento di Dio gliene sarò grato. A me sembra un comportamento infantile, capriccioso e illogico. Jahvé non fa per me.
Nel prossimo post parleremo di Sant'Agostino e della concezione agostiniana del problema

IL MIO GINO - LE RELIGIONI MONOTEISTE - LA TEODICEA - 13 POST

Dopo aver parlato del male individuale, male fisico o morale che colpisce prima o poi ciascuno di noi, dopo aver parlato del male nella storia, affrontiamo la TEODICEA cioè il problema del male analizzato dal punto di vista teologico. La TEODICEA, infatti, è una branca della teologia che studia il rapporto tra "la giustizia di Dio" e "la presenza del male nel mondo" e cerca di rispondere a questo quesito. Ve lo dico con le parole di Severino Boezio del "De consolatione philosophiae"
"Si Deus est, unde malum? Et si non est, unde bonum?
Io traduco così: "se Dio esiste, come fa ad esserci il male? e se non esiste, come fa ad esserci il bene?
Quesiti di un certo peso, direi
Il termine TEODICEA fu coniato dal filosofo tedesco Leibniz all'inizio del settecento riunendo in un libro "Essais sur la teodicèe" i suoi studi sulle problematiche in questione.
Un problema che affonda le sue radici nella Bibbia, nel libro di GIOBBE, che identifichiamo con la virtù della pazienza per quante ne ha dovute sopportare.
Pubblico questo post come introduttivo al tema 

giovedì 23 aprile 2015

MISSIONE INCOMPUTA di ROMANO PRODI

Ieri a Bologna Romano Prodi ha presentato il suo ultimo libro "Missione incompiuta". Chi c'era mi riferisce di una atmosfera piena di commozione e di un pubblico un po' avanti con gli anni.
Mi riprometto di acquistare il libro e di commentarlo. L'incompiuto era un progetto serio e lungimirante per assicurare al Paese democrazia, benessere, solidarietà in un contesto di economia di mercato temperata che guardasse anche ai più deboli. Tre erano i pilastri dello Stato sociale conquistati a fatica nel dopoguerra: assistenza sanitaria per tutti, scuola per tutti, sistema pensionistico che tutelasse con un minimo anche chi non aveva versato contributi. Se ci pensiamo bene si sta sgretolando tutto e non lo ha distrutto la globalizzazione ma la mancanza di etica che ha distrutto immani risorse, la sfrenata corsa all'individualismo più esasperato ed all'interesse personale o di gruppo che ha caratterizzato tutto il lungo periodo berlusconiano e che purtroppo caratterizza anche il PD di Matteo Renzi che di quel progetto doveva essere la concreta realizzazione. Sono uscito dal PD proprio in concomitanza con la mancata elezione di Prodi alla Presidenza della Repubblica perché quello è stato il punto di "non ritorno", il fallimento del progetto, l'incompiutezza. Progetto che continuo a ritenere il più adeguato per il bene del Paese tenendo conto della sua storia e del suo passato. Il futuro appartiene alle nuove generazioni; se ne facciano carico. A noi rimane solo l'amarezza di non essere stati  "generativi"

lunedì 20 aprile 2015

IL MIO GINO - LE RELIGIONI MONOTEISTE - LA TEODICEA POST N.12

Ho pubblicato l'intervento autorevole ma che non condivido della gerarchia se non altro per fissare i punti principali dei rapporti islàm cristianesimo fino ad oggi.
Chiarisco alcuni punti:
a) le crociate: gli studi storiografici più accreditati hanno identificato come "molla" principale che ha spinto l'occidente, soprattutto la Francia. alle crociate, il problema dei rami cadetti delle grandi casate. Il primogenito acquisiva tutto il patrimonio per cui si creò una forte spinta dei cadetti a "cercar fortuna"
b) la civiltà araba è stata per secoli splendida, ci ha tramandato moltissime conoscenze e tecniche ed è stata tollerante. Quello che di buono c'è in Sicilia lo si deve in gran parte ad un tedesco, Federico secondo, e alla dominazione araba. Lo stesso vale per il sud della Spagna. In quei secoli la civiltà che si rifaceva all' islàm ci era superiore, culturalmente, economicamente, militarmente
c) sono d'accordo sul fatto che se a Lepanto nel 1571 avessero vinto le forze dell'islàm il mondo occidentale sarebbe stato completamente islamizzato.
d) sono d'accordo sul fatto che episodi di efferata brutalità sono avvenuti anche in passato. Basti pensare al genocidio degli armeni un secolo fa. Do atto a mia moglie che ne parlava ai suoi studenti in anni in cui il problema era stato completamente rimosso
e) sono d'accordo  che l'islàm ha connotati di arretratezza dei quali noi ci siamo liberati, da non molto tempo, per la verità:
- la pretesa che la legge religiosa sia legge dello Stato (Voltaire si rivolta nella tomba)
- la posizione subalterna della donna nella società
- il controllo sociale asfissiante che la religione determina
- la convinzione di essere portatori di verità
Osservo anche che l'islàm è in forte espansione soprattutto in Africa ed in Indonesia ed aree limitrofe, ed è oggi la principale religione del pianeta. Il Cristianesimo ed il cattolicesimo in particolare sono in contrazione. Inoltre nessuno in occidente si immolerebbe per la religione, nel mondo islamico sì.
Ma tutto questo non è la causa principale delle efferatezze recenti che sono dovute, a mio avviso, allo "sfruttamento" del sentimento religioso da parte dei governi di alcuni paesi islamici per riequilibrare un rapporto con l'occidente che li aveva visti sempre perdenti sotto il profilo economico. Non dimentichiamo l'importanza che ha il petrolio per le nostre economie e lo sfruttamento che l'occidente ha fatto delle ricchezze dell'Africa. Le nostre necessità ed i nostri errori hanno creato terreno fertile per un sentimento diffuso di ostilità nei popoli e desiderio di riequilibrio nei governi.
Certo ora il pericolo è forte: la Jihad è una guerra difensiva dell'islam come sostengono  loro leader moderati o è una guerra espansiva come appare ormai evidente? Poco importa: è una guerra, atroce, che i media giornalmente ci propongono e che sinceramente non so come dovremmo combattere. Ci sono i governi, c'è l'Unione Europea, la nostra è una democrazia rappresentativa. Certo che a vedere i leaders che ci sono in giro c'è poco da essere ottimisti.
Personalmente ritengo che prima o poi anche la religione islamica si sfarinerà sotto i colpi della tecnologia e dell'ansia di libertà dell'uomo. Rimarranno invece i problemi economici e la stupidità umana che dopo millenni di guerre e di lutti non ha ancora imparato niente.
Ma noi dovevamo rispondere ad una domanda: sono le tre religioni monoteiste integraliste e responsabili di molti mali nel corso della storia umana?
La mia risposta è :
- l'ebraismo era potenzialmente la religione più integralista di tutte, Il Cristianesimo integralista lo è stato per secoli, l'islàm lo è pericolosamente e drammaticamente ora
- le tre religioni sono responsabili di molti mali. La storia ce lo conferma.
Ed ora dopo il male individuale (il mio Gino) dopo il male nella storia (le religioni monoteiste) passerò alla teodicea. Chi fosse interessato può cominciare ad approfondire.
Post Scriptum:
Le mie sono solamente riflessioni. Non ho la pretesa, le capacità e nemmeno le forze per fare di più. Se a qualcuno queste riflessioni interessano, mi fa pacere.

domenica 19 aprile 2015

ROCCO SIFFREDI E LA SUA FAMIGLIA OSPITI DELLA TRASMISSIONE DI BARBARA D'URSO UN POMERIGGIO D'APRILE

I tempi cambiano rapidamente e questo in linea di principio è un bene; negli ultimi decenni poi c'è stata una accelerazione quale mai si era verificata in passato. Quando ero ragazzo le ballerine in televisione avevano i mutandoni, poi arrivarono le Kessler, sai che bombe sexi, il top era Abbe Lane con i suoi chihuahua. Oggi pomeriggio invece in ora di massimo ascolto la Barbara D'Urso - una furbona matricolata - ospita Rocco Siffredi e la sua famiglia. Immagino la prima domanda:"signora,suo marito torna stanco dal lavoro la sera? Fa spesso straordinari? E' stressato?" ed altre curiosità del genere.
A me sinceramente  vien da ridere. Immagino la sciura Maria di Gallarate, anni 78, che chiede alla nipote di 16 impegnata sul suo smartphone ad approfondire le sue conoscenze sullo "squirting". Ma chi è questo Siffredi? E la risposta:"E' uno superato,vai su you porn e trovi gli aggiornamenti" Se poi scarichi un'app. e la condividi con Whatsapp hai una visione completa delle problematche"
Oggi senza inglese e senza internet non si va da nessuna parte, bisogna riconoscerlo come fa la sciura Maria che non prosegue nell'indagine. Ma il marito della sciura, il sciur Pietro che di anni ne ha 81 e che è un fan di BATTIATO (la stagione dell'amore viene e va, viene e va, i desideri non invecchiano, quasi mai, con l'età) vorrà approfondire? E chi lo sa.

SETTECENTO MORTI

Settecento "persone" muoiono e nessuno fà niente: niente l'ONU - che non è mai servito a niente - niente l'UE, che ha smarrito le ragioni ideali per le quali è nata, Gli interventi individuali o parziali non servono. Da parte mia posso solo ricordarli e ricordare a chi crede che l'ira divina non può non scatenarsi davanti a fatti come questi

IL MIO GINO - LE RELIGIONI MONOTEISTE - LA TEODICEA POST N.11

Dai ragionamenti che abbiamo fatto finora sembrerebbe che l'Islàm non abbia in sè semi di integralismo che possano far temere un attacco deliberato su vasta scala all'occidente e ai suoi valori.
Eppure ogni giorno si verificano episodi che testimonierebbero il contrario; è recentissima la notizia dei dodici cristiani gettati in mare da mussulmani insieme ai quali traversavano il canale di sicilia su una imbarcazione stracolma ma ormai non passa giorno senza episodi di efferata persecuzione di cristiani in quanto tali ad opera di gruppi fondamentalisti islamici. E allora andiamo a vedere quando nel corso dei secoli si sono manifestate più acute le contrapposizioni tra i due mondi e quale sia la natura profonda del palese "conflitto di civiltà" che caratterizza questi ultimi decenni. Allego al riguardo, preliminalmente, un intervento di un autorevole esponente della gerarchia cattolica che non condivido perché a mio parere vede le cose da un'ottica sbilanciata. Intanto cominciamo a riflettere su questo testo; poi vi dirò la mia opinione.
lux [ la ragione e la forza ]
         



19 dicembre 2005


Cristianesimo e islam nella storia


ROMA, 19 dicembre 2005 – Nello stesso giorno in cui in Vaticano è stato reso pubblico il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata della Pace del prossimo 1 gennaio, il cardinale segretario di stato Angelo Sodano ha patrocinato alla Pontificia Università Lateranense – di cui è gran cancelliere il vicario del papa cardinale Camillo Ruini – un incontro focalizzato proprio su un tema cruciale per la geopolitica della Chiesa: “Cristianesimo e islam, ieri e oggi”.
Nel suo messaggio, Benedetto XVI ha indicato nel “nichilismo” e nel “fanatismo religioso” le due matrici profonde del terrorismo islamista.
Al Laterano, invece, nell’incontro del 13 dicembre, l’analisi si è concentrata soprattutto sulla storia del rapporto tra cristianesimo e islam. Lo spunto è stato il quinto centenario della nascita di san Pio V, il papa della battaglia di Lepanto del 1571  nella quale una lega di stati cristiani d’Europa inflisse alla flotta turca una decisiva sconfitta.

A svolgere il tema è stato un autorevole specialista di storia della Chiesa, monsignor Walter Brandmüller, presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche.

Letta alla presenza del cardinale Sodano, la sua relazione ha rappresentato il punto di vista attuale della Santa Sede sulla questione: un punto di vista sicuramente meno remissivo di quello prevalente durante il pontificato di Giovanni Paolo II.
Ecco l'intervento
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Cristianesimo e islam nella storia


di Walter Brandmüller


Affronterò il tema cristianesimo e islam limitandomi a una breve presentazione dei fatti storici, senza entrare nello specifico del dialogo religioso e teologico. Ciò mi sembra utile poiché il quinto centenario della nascita di Pio V è stato celebrato un po’ in sordina, soprattutto nell’ambito della cultura accademica. Il vincitore di Lepanto nel 1571, il papa che ha avuto il coraggio e l’energia di costruire un’alleanza di quasi tutti i regni cristiani contro l’impero ottomano – che con la sua avanzata stava minacciando l’Europa e che, nei Balcani, già aveva installato il suo dominio – oggi, proprio a causa della ripresa infelice delle ostilità fra i due mondi – cioè da una parte il mondo che è stato cristiano e che ancora in parte lo è, e dall’altra il mondo islamico – a molti sembra una presenza ingombrante, che è meglio lasciare in ombra.

Una cosiddetta laicità che vorrebbe mettere sotto accusa tutte le religioni monoteiste tacciandole di fondamentalismo, oppure che esalta il dialogo cancellando le diversità, vuole dimenticare il millenario conflitto che ha contrapposto le due comunità religiose, e soprattutto il pontefice romano che ha voluto e saputo bloccare l’avanzata islamica, salvando così la civiltà cristiana.

Anche se si tratta di due religioni monoteiste che tra l’altro condividono, sia pure in misura diversa, la tradizione ebraica – uno specialista come Samir Khalil Samir sottolinea come prima di Maometto anche gli ebrei e i cristiani arabi chiamassero il loro Dio con il nome di Allah – tra cristianesimo e islamismo le differenze sono molte, e sono fondamentali.

Fin dalle origini, vi era differenza tra cristiani e musulmani nel modo di concepire la conversione e nell’uso della violenza.

Per i cristiani la conversione doveva essere volontaria e individuale, ottenuta principalmente attraverso la predicazione e l’esempio, e in questo modo infatti si realizzò nei primi secoli la diffusione del cristianesimo. Ovviamente, va sin d’ora riconosciuto che questa concezione del cristianesimo primitivo ha subito in epoca posteriore un cambiamento, da collegarsi con il diffondersi, anche nella cultura occidentale, di uno spirito d’intolleranza in materia di religione. Lo stesso Giovanni Paolo II ha riconosciuto che, sotto questo profilo, i figli della Chiesa “non possono non tornare con animo aperto al pentimento […] all’acquiescenza manifestata tra Medio Evo e prima età moderna a metodi di intolleranza” (Tertio Millennio Adveniente, 35).

Da parte musulmana, invece, sin dai primissimi tempi, e cioè durante la vita di Maometto, la conversione è stata imposta con le armi. L’espansione e l’estensione dell’area di influenza dell’islam sono infatti avvenute attraverso le guerre con le tribù che non accettavano pacificamente la conversione, e questa andava di pari passo con la sottomissione all’autorità politica islamica. L’islamismo, a differenza del cristianesimo, esprime un progetto globale, al tempo stesso religioso, culturale, sociale e politico. Mentre infatti il cristianesimo si è diffuso nei primi tre secoli, nonostante le persecuzioni e il martirio, in contrapposizione per molti aspetti al dominio romano – e comunque introducendo una netta separazione della sfera spirituale da quella politica – l’islam si è imposto con la forza di una dominazione politica.

Non stupisce quindi che l’uso della violenza occupi un posto centrale nella tradizione islamica, come rivela il ricorso frequente del termine jihad in moltissimi testi. Anche se alcuni studiosi, soprattutto occidentali, sostengono che con jihad si deve intendere non necessariamente la guerra, ma piuttosto la lotta spirituale, lo sforzo interiore, ancora Samir Khalil Samir ha chiarito che l’uso di questo termine nella tradizione islamica – compreso quello che ne viene fatto oggi – è sostanzialmente univoco, e indica la guerra in nome di Dio per difendere l’islam, che è un obbligo per i musulmani maschi adulti. Chi sostiene dunque che l’accezione di jihad come guerra santa costituisce una sorta di deviazione dalla vera tradizione islamica non dice la verità, e la storia mostra come purtroppo la violenza abbia caratterizzato l’islamismo fin dalle origini, e come sia stato lo stesso Maometto a organizzare e a condurre sistematicamente le razzie nei confronti delle tribù che non volevano convertirsi e accettare il suo dominio, sottomettendo in questo modo, una dopo l’altra, le tribù arabe. Naturalmente, bisogna anche dire che all’epoca di Maometto le guerre facevano parte della cultura beduina e che nessuno vi trovava nulla di riprovevole.

Anche la versione che oggi i musulmani – seguiti in questo da molti storici occidentali – cercano di accreditare sulle crociate, non risponde alla realtà storica.

Secondo questa rappresentazione i cristiani occidentali si sarebbero presentati come invasori in un paese pacifico e rispettoso delle religioni diverse – cioè la Terrasanta, che allora faceva parte della Siria – utilizzando motivi religiosi per mascherare pretese imperialiste e interessi economici.

L’idea delle crociate nacque invece soprattutto come reazione alle misure che il califfo fatimide al-Hakim bi-Amr Allah prese contro i cristiani di Egitto e di Siria. Nel 1008 al-Hakim abolì la festività delle Palme e l’anno successivo ordinò di punire i cristiani e di requisire ogni loro bene. Nello stesso 1009 saccheggiò e fece demolire la chiesa che al Cairo era dedicata a Maria e non impedì la profanazione dei sepolcri cristiani che la circondavano e il sacco di altre chiese della città. Nello stesso anno si ebbe quello che fu sicuramente l’episodio più grave: la distruzione a Gerusalemme della basilica costantiniana della Resurrezione, conosciuta come il Santo Sepolcro. Le cronache del tempo dicono che egli aveva ordinato “di farvi sparire qualsiasi simbolo di fede cristiana e di provvedere a portar via ogni reliquia ed oggetto di venerazione”. La basilica quindi fu completamente abbattuta, e Ibn Abi Zahir cercò in ogni modo di rimuovere il sepolcro di Cristo e di farne sparire ogni traccia.

Oggi, in molti ambienti intellettuali, si parla spesso della tolleranza religiosa esercitata durante molti secoli da parte del potere politico islamico perché – mentre nei confronti delle popolazioni pagane valeva il detto “abbraccia l’islam e avrai la vita salva” e i pagani che non si convertivano venivano uccisi – i “popoli del libro”, cioè ebrei e cristiani, potevano continuare a praticare il loro culto.

Nella realtà, la situazione era molto meno idilliaca: cristiani ed ebrei potevano sopravvivere solo se accettavano il dominio politico musulmano e una situazione di umiliazione, aggravata dall’obbligo di pagare imposte sempre più pesanti. Non c’è da stupirsi, quindi, che la maggioranza dei cristiani, anche se non costretti con la forza, a causa delle continue pressioni, economiche e sociali, si siano convertiti all’islam, provocando la totale scomparsa di una cristianità fiorente per oltre mezzo millennio come quella dell’Africa romana, la terra di Tertulliano, san Cipriano, Ticonio e soprattutto sant’Agostino.

Ma la differenza più forte tra cristianesimo e islamismo è a proposito di un tema centrale come la concezione di essere umano.

Lo dimostra il fatto che molti paesi islamici non hanno accettato la dichiarazione dei diritti dell’uomo promulgata dalle Nazioni Unite nel 1948, o l’hanno fatto con la riserva di escludere le norme che contravvenivano alla legge coranica, cioè in pratica tutte. Dal punto di vista storico bisogna dunque riconoscere che la dichiarazione dei diritti dell’uomo è un frutto culturale del mondo cristiano, anche se si tratta di norme “universali”, in quanto valide per tutti. Nella tradizione islamica, infatti, non esiste il concetto di uguaglianza di tutti gli esseri umani, né di conseguenza quello di dignità di ogni vita umana. La sharia è fondata su una triplice disuguaglianza: tra uomo e donna, tra musulmano e non musulmano, tra libero e schiavo. In sostanza l’essere umano di sesso maschile viene considerato pienamente titolare di diritti e di doveri solo in quanto appartenente alla comunità islamica: chi si converte a un’altra religione o diventa ateo viene considerato un traditore, passibile della pena di morte o, come minimo, della perdita di tutti i diritti.

La più irrevocabile di queste disuguaglianze è quella tra uomo e donna, perché le altre possono essere superate – lo schiavo con la liberazione, il non musulmano con la conversione all’islam – mentre l’inferiorità della donna è irrimediabile in quanto stabilita da Dio stesso. Nella tradizione islamica il marito gode di una autorità pressoché assoluta sulla moglie: mentre all’uomo è consentita la poligamia, la donna non può avere più di un marito, non può sposare un uomo di altra fede, può essere ripudiata dal marito, non ha alcun diritto sulla prole in caso di divorzio, è penalizzata nella divisione ereditaria e dal punto di vista giuridico la sua testimonianza vale la metà di quella di un uomo.

Se dunque l’islam implicava ed implica non solo un’adesione religiosa, ma tutto un modo di vivere, sancito anche a livello politico – modo di vivere che naturalmente comporta e prescrive come agire con gli altri popoli, come comportarsi in questioni di guerra e di pace, come avere relazione con gli stranieri – è molto facile comprendere come la vittoria di Lepanto abbia garantito all’Occidente la possibilità di sviluppare la sua cultura di rispetto per l’essere umano, al quale viene garantita uguale dignità in ogni condizione.

Se questa caratterizzazione dell’islam è destinata in futuro a rimanere immutata, come è accaduto finora, non può che risultare difficile la convivenza con quanti non appartengono alla comunità musulmana: in un paese islamico, infatti, il non musulmano si dovrà sottomettere al sistema islamico, se non vuole vivere in una situazione di sostanziale intolleranza.

Viceversa, proprio a causa di questa concezione complessiva di religione e autorità politica, il musulmano avrà molte difficoltà ad adattarsi alle leggi civili nei paesi non islamici, ritenendole qualcosa di estraneo alla sua formazione e ai dettami della sua religione. Bisogna forse chiedersi se le comprovate difficoltà di persone provenienti dal mondo islamico a integrarsi nella vita sociale e culturale dell’Occidente non trovino una delle spiegazioni in questa problematica.

Dobbiamo poi anche riconoscere il diritto naturale di ogni società di difendere la propria identità culturale, religiosa e politica. Mi sembra che Pio V abbia fatto proprio questo.

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giovedì 16 aprile 2015

IL MIO GINO - LE RELIGIONI MONOTEISTE - LA TEODICEA POST N 10

Proseguiamo, non senza ringraziare per le 213 visualizzazioni di ieri
TESTI SACRI - GERARCHIE ECCLESIASTICHE - LUOGHI DI CULTO - LITURGIE
Sappiamo tutti che il testo sacro degli ebrei è l'Antico Testamento, che i Cristiani fanno riferimento al Vecchio Testamento (73 libri) e al Nuovo Testamento (27 libri - i 4 vangeli - gli atti degli apostoli- l'apocalisse - le lettere). (100 i canti della Commedia, 100 qui combinazione di 3 numeri magici o esoterici il 3 il 7 e il 10)L'islàm - lo sappiamo tutti - ha IL CORANO che sarebbe stato rivelato a Maometto (analfabeta) da Allah tramite l'arcangelo Gabriele. CORANO ha il significato di recitazione ed è stato tramandato oralmente all'inizio. Una volta messo per iscritto il CORANO non ha più subito alcuna modificazione. Grande importanza ha anche la SUNNA,        (letteralmente "consuetudine") una serie di detti, di fatti, comportamenti attribuiti a Maometto 
LA GERARCHIA ECCLESIASTICA
Il Cristianesimo ed il cattolicesimo in particolare hanno creato  nel corso dei secoli una struttura estremamente gerarchica che parte dal Papa, monarca assoluto fino al Concilio Vaticano II, passa attraverso il collegio cardinalizio, la struttura delle diocesi e delle parrocchie. Non sarebbe pensabile la "Messa" senza il celebrante, non sarebbe pensabile un cattolico senza il suo vescovo, non sarebbe pensabile una chiesa senza Conferenza Episcopale. Nel mondo islamico niente di tutto questo. Il muezzim si limita a chiamare alla preghiera (oggi spesso sostituito da "you tube") l'imam è solamente una persona colta e con approfondite conoscenze dei testi che guida le preghiere nella moschea, gli "ulema" interpretano il corano ma non sono "clero", i "mufti" sono deputati a decidere se una certa situazione è compatibile sotto il profilo dell'impianto giuridico con i principi dell'Islàm ma non sono clero.
I LUOGHI DI CULTO
Conseguenza di ciò che precede è che la Moschea è estremamente spoglia. Niente immagini, niente quadri. Il rapporto con Dio è diretto. Le nostre chiese invece sono "organizzate" per un rapporto "intermediato"attraverso il celebrante con Dio. L'altare è il luogo dell' intermediazione  ed è il luogo dell'intermediazione attraverso il figlio (fate questo in memoria di me)
LE LITURGIE
Anche le liturgie sono sostanzialmente similari tra islàm e cristianesimo (per un momento tralascio l'ebraismo perché gli ebrei sono comunque "nicchia" all'interno delle varie società tranne, ovviamente, in Israele). L'unica sostanziale differenza è che noi in occidente le abbiamo abbandonate quasi tutte, l'islàm no.
La preghiera cinque volte al giorno è la principale  "testimonianza" cui i fedeli sono tenuti. E' un potentissimo mezzo di controllo sociale ancora molto rispettato. Da noi non più anche se mi ricordo che da piccolo (60 anni fà mica 1.000) mia madre mi diceva: "vai a messa, fatti vedere che ci sei". Poi ho cominciato a fare il chierichetto e dovevo esserci per forza. Stessa cosa per il digiuno rituale. Sempre da piccolo a casa mia il venerdì non si mangiava carne............ma degli squisiti "brodetti alla marchigiana" che rimpiango. Il RAMADAM viene rispettato. Nelle moschee ci si toglie le scarpe, nelle chiese no............ma da noi fà freddo ed è umido............a LA MECCA no. Altro punto a favore dell'Islàm è il considerare il culto delle reliquie una degenerazione della fede. Sono completamente d'accordo; del resto San Gennaro parla in napoletano, Maometto in arabo, lingua più nobile.
Ma allora dove ci sono le "inconciliabili" posizioni tra le due religioni? E, soprattutto, l'Islàm è integralista?
SEGUE
POST SCRIPTUM
Ho parlato dell'arcangelo Gabriele. Ma lo sapete che gli arcangeli sono solamente sette, anzi per la chiesa cattolica a partire dall'VIII secolo solamente tre?
- GABRIELE, un specie di ministro delle comunicazioni
- MICHELE, una specie di ministro della guerra
 RAFFAELE, una specie di ministro della sanità (significa"colui che guarisce"). Inoltre è il capo degli angeli custodi.............chissà dove è finito il mio.
Se volete saperne di più GOOGLE ------------ DIONIGI L'AREOPAGITA-----------LE GERARCHIE CELESTI............e buona lettura.

mercoledì 15 aprile 2015

SPIGOLATURE DI UN POMERIGGIO DI PRIMAVERA

Come avete potuto rilevare in queste ultime settimane sto affrontando temi "alti" trascurando l'attualità. Del resto se decidessi di "tornare sulla terra"mi troverei impantanato in queste problematiche (vado a braccio):
- a Ostuni in una scuola dove erano stati appena portati a termine lavori di ristrutturazione durati anni e costati cari, si stacca il soffitto di un'aula mettendo a rischio l'incolumità degli alunni. Chi ha rubato?
- in Sicilia un viadotto sulla Palermo-Catania (l'ho fatta decine d volte) si "adagia" sul terreno sottostante. Bisogna abbattere e ricostruire. Ci vorranno almeno due anni. In Cina quindici giorni. Chi ha rubato?
- il cav. Silvio Berlusconi detto "il patetico", dopo aver scontato la pesantissima pena comminatagli per il reato di frode fiscale è libero come un fringuello. Ha dimostrato di esere pienamente recuperato al consorzio civile. Rimane, è vero, il piccolo intoppo della legge Severino ma volete che non si possa trovare un artificio o un raggiro per ridare "au bonhomme" la piena agibilità politica? Per la serie: ma ci abbiamo scritto GIOCONDO?
- il governo ha trovato un tesoretto di 1,6 miliardi. Ci si accapiglia per decidere come impiegarlo. Intanto Bankitalia pubblica il consueto supplemento mensile al bollettino. Il debito pubblico a fine Febbraio tocca l'ennesimo record assoluto, 2169 miliardi. Negli ultimi dodici mesi il debito è salito di 80 miliardi Tesoretto 1,6 aumento debito 80. Forse prima di litigare sul come verrà utilizzato il tesoretto ci si dovrebbe chiedere dove sono andati a finire gli 80
- l'Italia viene di nuovo condannata per malagiustizia.
- Il Presidente, Amministratore Delegato dell'ANAS Pietro Ciucci detto Hegel(ha sempre fatto analisi           sintesi, decide di farsi da parte dopo 45 anni di dominio indiscusso e di gestione satrapica.
- Forza Italia implode:Silvio il patetico ha vicino a sé ormai solamente qualche Claretta, Brunetta, il Pindaro di Venezia, la Santanché, la Dark Lady di Cuneo e di via Prè
- Matteo il paraculino di Firenze  comincia ad avere l'affanno e inizia a star sereno
- tutti stanno scoprendo la questione morale. Berlinguer ne parlava 40 anni fà ed anche io - come direbbe Woody Allen - non sto tanto bene a vedere come il Paese è ridotto.
Meglio tornare ai temi di queste ultime settimane.

martedì 14 aprile 2015

IL MIO GINO - LE RELIGIONI MONOTEISTE - LA TEODICEA POST N.9

Proseguiamo con le riflessioni sull'Islàm.
Come si pone l'Islàm nei confronti delle altre due religioni monoteiste? Questa è la domanda che mi sono posto prioritariamente. Da quel che ho letto e capito non c'è alcuna contrapposizione. L'Islàm viene considerato dai suoi teologi non l'ultima rivelazione(storicamente è di parecchio posteriore alle altre due) ma la riproposizione della volontà divina già manifestata al primo profeta Adamo e poi agli altri, attraverso Maometto. Ne consegue che viene riconosciuta la origine divina oltre che del Corano, ovviamente, anche del Vecchio Testamento (in particolare la Torah e  i salmi), del Vangelo e anche di testi come i Veda dell'Induismo. Se così è, mi sembra che non ci sia una pregiudiziale nei confronti delle altre due religioni monoteiste e questo è un elemento importante. Si crede invero per dogma che con Maometto finisca la profezia tanto è vero che egli viene chiamato "il sigillo dei profeti", ma lo stesso Maometto trova come suo primo riferimento il primo profeta, Adamo e poi i patriarchi ebraici (Abramo, Isacco, Giacobbe) Ismaele da cui gli arabi discenderebbero e quindi giù per li rami, Giuseppe, Mosè, Davide, Salomone, Giovanni Battista, Gesù figlio di Maria alla quale l'Islàm riserva un vero e proprio culto. In definitiva l'Islàm si pone pienamente nel solco delle altre due religioni con le quali sul piano storico non c'è alcuna contrapposizione. Così mi sembra.
Dove invece c'è una netta differenza con il Cristianesimo come è evoluto nel corso dei secoli, è nella CONCEZIONE DI DIO.
Dobbiamo far riferimento alla sura CXII del Corano, detta anche "del culto sincero" nella quale Allah dà di se stesso questa definizione.
"Egli, Dio, è uno, Dio, l'eterno Non generò nè fu generato e nessuno gli è pari"
La differenza con il Cristianesimo è nettissima. L'Islàm è una religione pienamente monoteista (Dio è unico) così come l'ebraismo. Il cristianesimo dei primi secoli si è invece arrampicato sugli specchi per dare natura divina al "figlio" elaborando il concetto di Trinità (affermatosi dopo molti contrasti - basti pensare alle tesi di ARIO - con il Concilio di Nicea del 325, sotto l'ala dell'imperatore Costantino) che a mio avviso è un arzigogolo che raccoglie l'eredità dei culti egizi dove la triade era la norma (Amon - Mut - Khonsu a Tebe) deill'induismo (la Trimurti) e di molti culti del primo millennio avanti la nostra era, e che rende difficile - almeno ad un'anima semplice quale io sono - capirne le arditezze teologiche sebbene ritenga di capirne le finalità.
Mi fermo qui augurandomi che nessuno cominci a preparare le fascine per un bel rogo purificatorio. I tempi di Giordano Bruno dovrebbero essere lontani, per il Cristianesimo. Certo che se fossi mussulmano dovrei cominciare a preoccuparmi, così mi pare.

lunedì 13 aprile 2015

IL MIO GINO - LE RELIGIONI MONOTEISTE - LA TEODICEA - POST N.8

Proseguiamo con le nostre riflessioni. Dopo Ebraismo e Cristianesimo, la terza religione monoteista è l'islàm.
La domanda è sempre la stessa: l'Islàm ha come connotazione principale l'integralismo e,di conseguenza, tende ad affermare il proprio pensiero come pensiero unico?
Se ci si limitasse ad osservare quanto accaduto in questi mesi, la questione sarebbe già chiusa. Il massacro dei 150 studenti cristiani in Kenia, le uccisioni in Nigeria, la "sharia" imposta come legge dello stato in molti Paesi islamici, la "Jihad" che sta terrorizzando l'occidente, basterebbero questi dati di fatto per esprimere un giudizio senza appello. Ma io cerco di andare più a fondo e mi chiedo: gli episodi sopracitati sono una degenerazione? L'Islam è diverso come sostengono coloro che parlano dell'esistenza di un "islam moderato"portatore di principi di pace e tolleranza?
E allora cerchiamo di conoscere un po' meglio - sempre a grandissime linee e con tutte le riserve del caso - l' islàm e la religione islamica.
L'islàm nasce nel VII secolo della nostra era a La Mecca, in Arabia, ad opera di Maometto che viene considerato dai credenti l'ultimo profeta inviato da Allah per confermare la rivelazione annunciata in principio ad Adamo.
ISLAM (con l'accento sulla a), innanzitutto, cosa significa? Dei vari significati che ho trovato, sfumature a dire il vero, quello che mi sembra il nocciolo è questo:islàm è essere in uno stato di sicurezza e di pace attraverso la resa e la sottomissione a Dio e al suo volere"ci sono, a mio avviso, due concetti importanti nella parola: il fedele raggiunge pace e sicurezza nell'abbandono totale a Dio.
Se questo è il significato, quali sono sul piano pratico i doveri ed i comportamenti ai quali il fedele è tenuto. Sono cinque:
1) LA TESTIMONIANZA: "testimonio che non c'è divinità se non Allah e testimonio che Maometto è il suo profeta"
2) LA PREGHIERA: da recitare cinque volte al giorno in momenti precisi. I fedeli vengono chiamati alla preghiera dal MUEZZIM
3) L'ELEMOSINA: alla quale è tenuto ogni fedele che possa permetterselo nei confronti dei bisognosi e dei poveri.
4) IL DIGIUNO: dall'alba al tramonto durante il mese del Ramadam (mese lunare di quattro settimane) per chi possa sostenerlo senza pericolo di danno alla salute
5) IL PELLEGRINAGGIO ALLA MECCA: una volta nella vita per chi può permetterselo economicamente e fisicamente.
A questi cinque pilastri si è aggiunto un sesto potenziale pilastro: la JIHAD che potremmo tradurre: "impegno sacro armato" Ci ritorneremo viste le implicazioni con i recenti avvenimenti.
segue 
Nota: mi sembra opportuno spezzare l'argomento per non essere dispersivo. Noi conosciamo poco dell'Islàm - come conosciamo poco di quella che consideriamo la nostra religione - e certi concetti vanno "digeriti"prima di andare avanti

sabato 11 aprile 2015

FIORI


La Primavera sembra essere arrivata, fortunatamente. La primavera è la stagione del risveglio, dei profumi, dei colori.  In sintesi è la stagione dei fiori. Fiori che con i loro profumi( purtroppo non sono più quelli della mia infanzia quando l'aria era pulita ed il cielo terso) e i loro colori ci inducono all'ottimismo, ci aiutano a recuperare energie, ci danno la carica


Ve ne propongo una variegata gamma, fiori che coltiviamo in terrazza o che ci sono stati regalati o che abbiamo comperato per dare più calore alla casa.
Tra i fiori che avete visto ci sono dei giacinti che ci sono stati regalati ieri. C'è uma massima hindu che recita: "Se hai due pani danne uno ai poveri,vendi l'altro e compera giacinti per nutrire l'anima"Question: tra uno smartphone di ultima generazione che ne sostituisce uno che avevamo comperato tre mesi fa e la bellezza della natura...............................è una bella lotta decidere quale dei due ci dia di più.