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venerdì 30 settembre 2016

Alberto Pirani: CARLO VI RE DI FRANCIA - LE BIEN-AIME'

Alberto Pirani: CARLO VI RE DI FRANCIA - LE BIEN-AIME': Carlo VI di Francia è una delle figure storiche che più hanno attirato la mia attenzione in quanto lo considero paradigmatico di come il giu...

Per meglio conoscere Carlo VI di Francia

Alberto Pirani: CARLO VI DI FRANCIA ALIAS SILVIO BERLUSCONI SEMPRE...

Alberto Pirani: CARLO VI DI FRANCIA ALIAS SILVIO BERLUSCONI SEMPRE...: Chi mi legge sa che da tempo ho trovato notevoli assonanze tra le vicende di Carlo VI di Francia (cfr. miei precedenti post sull''ar...Ancora un post sulla personaltà e sul carattere di S.B.

Alberto Pirani: SILVIO BERLUSCONI E LA GENESI

Alberto Pirani: SILVIO BERLUSCONI E LA GENESI: In Italia ci definiamo tutti cattolici ma la conoscenza delle sacre scritture (73 libri del Vecchio Testamento + i 27 del Nuovo) è molto spe...

Pubblico nuovamente questo artcolo che ha per oggetto la personalità e l'ego del nostro Silvio

giovedì 29 settembre 2016

Alberto Pirani: SILVIO BERLUSCONI E L'AVVOCATO MILLS

Alberto Pirani: SILVIO BERLUSCONI E L'AVVOCATO MILLS: Faccio riferimento al mio ultimo post nel quale preannunciavo la serata di presentazione alla libreria Boragno di Busto Arsizio del libro scIl secondo post sull'avvocato Mills.

Nei prossimi giorni pubblicherò ogni giorno 4/5 post ...

Alberto Pirani: SILVIO BERLUSCONI E L'AVVOCATO MILLS

Alberto Pirani: SILVIO BERLUSCONI E L'AVVOCATO MILLS: Sono uscite le motivazioni della sentenza con la quale i giudici di Milano hanno confermato in appello una condanna a 4 anni e 6 mesi a cari...Proseguo ripubblicando due articoli del Novembre 2009 che si occupavano dei rapporti tra Silvio Berlusconi e l'avvocato Mills

Alberto Pirani: EZIO CARTOTTO -"Operazione Botticelli" BERLUSCONI ...

Alberto Pirani: EZIO CARTOTTO -"Operazione Botticelli" BERLUSCONI ...: Oggi vi segnalo un libro, quello in oggetto, Angelo Ruggieri editore, costo euro 12,90 - Ezio Cartotto, nato nel 1943, ha sempre militato ne...

Il primo post che pubblico di nuovo  è stato scritto e pubblicato il 13 Febbraio 2009 e segnala un libro appena uscito, allora, di Ezio Cartotto che fu tra gli ispiratori  del progetto politico di Forza Italia e ghost writer del cavaliere all'inizio della sua attività politica

GLI 80 ANNI DI SILVIO BERLUSCONI RACCONTATI DAL POLITOLOGO DELL' M.I.T DI ANCCNA ALBERTO PIRANI

Oggi Silvio Berlusconi compie 80 anni; l'importante traguardo sembra sia stato raggiunto con piena consapevolezza da parte del "cavaliere" di essere "vecchio" e di avere la sua stagione e il suo tempo alle spalle. C'è voluto un po' perchè ne prendesse atto ma infine, 23 anni dopo la discesa in campo, la "final courtain"politica dell'uomo di Arcore è giunta. 23 anni è durato il regime, o aspirante tale, del "cavaliere"; la stessa durata dell'altro. Gli esperti di numerologia avranno di che sbizzarrirsi, se ne avranno voglia.
Nel corso di questi anni, da quando ho aperto il blog, ho scritto innumerevoli articoli sull'avventura politica di quest'uomo che, nel bene e nel male, ha fortemente segnato di sè gli ultimi decenni della nostra storia.
Ho espresso le mie opinioni in ordine alla personalità complessiva del soggetto, alle motivazioni che lo avevano spinto a scendere in campo, ai poteri forti e non forti che lo avevano sostenuto, alle persone che lo avevano aiutato e a quelle che lo avevano avversato, allo stile di governo e ai contenuti di governo che hanno caratterizzato la parabola politica del "festeggiato" che - in coincidenza con l'importante traguardo anagrafico raggiunto - esce di scena.
Ho attribuito al nostro Slvio tanti nomignoli. Quello di cui sono maggiormente soddisfatto è averlo chiamato "le bien aimè",come fu chiamato da giovane Carlo VI di Francia (re dal 1368 al 1422) per il suo carattere aperto  e la sua personalità amabile. Poi, con il passare degli anni, di fronte a sempre più evidenti manifestazioni di squilibrio mentale, in particolare dopo la disastrosa, per i francesi, battaglia di Azincourt, fu chiamato, purtroppo con buona ragione, "le fou"
Non pretendo certo che i miei lettori vadano a rintracciare tutti gli articoli che ho scritto. Ma ho scritto tanto e a buona ragione ritengo di essere uno dei più documentati politologi dell' M.I.T. (Marchigian Institute of Tecnology) (non absit autoironia verbis) presso il quale mi onoro di aver fatto gli studi.
Pubblicherò nuovamente, invece, gli articoli che mi sembrano più significativi identificati tutti dall'etichetta "Silvio Berlusconi"  

Alberto Pirani: TUTTO SBAGLIATO TUTTO DA RIFARE(TERZO POST)

Alberto Pirani: TUTTO SBAGLIATO TUTTO DA RIFARE(TERZO POST): Qualche giorno fa "Il fatto quotidiano" titolava: "Renzi - tutto da rifare". Debbo confessare che mi sono sentito lus...

E poi c'è qualcuno che dubita che io sia un profeta. Esattamente due anni fa scrissi l'articolo che in questa sede pubblico nuovamente nel quale illustravo il mio pensiero in ordine all'efficacia dei provvedimenti presi dal governo Renzi in campo economico. Son passati due anni ma il "fiorentino", macchiavellico come sempre, insiste sulla stessa lunghezza d'onda. Ed io insisto a dire - motivando - che "è tutto sbagliato, tutto da rifare"

mercoledì 28 settembre 2016

MATTEO RENZI - UN UOMO POLITICO SEMPRE PIU PERICOLOSO PER LA DEMOCRAZIA...........ED ANCHE PER L'ECONOMIA

Ho scritto in più occasioni che Renzi è stato a suo tempo individuato e poi sostenuto dai poteri forti internazionali come prosecutore di un disegno politico autoritario che Silvio Berlusconi non era riuscito a portare a compimento e che risale, nel suo impianto, al programma della loggia P2 sostenuto dall'ammininistrazione USA nel contesto della guerra fredda. Al riguardo rimando al blocco di post riuniti sotto il titolo "Abbozzo di una teoria generale del potere in Italia". Pericoloso per la democrazia é tutto l'impianto della riforma costituzionale che il 4 Dicembre verrà sottoposta al giudizio dei cittadini. Come ho già anticipato dedicherò all'argomento, da qui al 4 Dicembre, tutta l'attenzione che merita.
Ma pericoloso anche per l'economia perché non esita, il premier, a fare inversioni a u e a rovesciare il tavolo se ha la percezione che i provvedimenti presi dal suo governo rischino di non essere "digeriti" dall'opinione pubblica o di non raggiungere gli obbiettivi prefissati. E allora ogni argomento è buono per spostare l'attenzione. Ultimo, clamoroso, il "riemergere" del ponte sullo stretto che produrrà 100.000 posti di lavoro(ma perché 100.000 e come è saltato fuori il numero?) e toglierà dall'isolamento le regioni del sud(Sicilia e litorale tirrenico). Tutti sappiamo che il ponte non serve a niente se non sono a posto le infrastrutture a monte e a valle, ma tant'è: intanto lanciamo un messaggio a tuttiquelli che da un'opera come il ponte hanno da guadagnarci, lecitamente e illecitamente, e poi si vedrà.
Intanto, malgrado le dichiarazioni di ottimismo, la produzione industriale non cresce, il debito pubblico non cala e allora che si fà? Un po' di euro ai pensionati al minimo e con pensioni basse, qualche spicciolo distribuito in "deficit spending" che non risolverà alcun problema ma che consentirà  di guadagnar tempo.
In questo contesto non proprio brillante e con i 5 stelle sempre più incartati su se stessi, una buona notizia c'è. Silvio compie 80 anni e si è accorto che "è vecchio" e che la sua stagione è finita. Ce ne è voluta, ma ci siamo riusciti. Le "bien aimé" è pronto per Saint Denis.  Almeno avremo finito di farci ridere dietro da tutto il pianeta.

martedì 27 settembre 2016

HILARY VS DONALD

Dormo poco e alle tre di notte mi sono sintonizzato sullo scontro Clinton Trump, il primo dei tre che vedono impegnati in un duello alla "OK Corral" i due contendenti alla Casa Bianca.
La prima impressione, a pelle, è quella di trovarsi davanti  a due personaggi dallo scarso carisma, non belli da vedere, vestiti male, senza alcuna speranza di poter essere riconosciuti come statisti, con programmi definiti solo a grandi linee, superficialmente e con una buona dose di promesse di cui è difficile valutare se potranno essere mantenute o meno.
L'impressione conferma come attualmente nel mondo gli statisti siano merce rara se non esaurita. Gli attuali leaders sono personaggi grigi, che non bucano perché non sono capaci di pensare in grande, di avere un disegno politico alto, una visione lunga e prospettica.
Tornando a Trump, con quel parrucchino alla geppetto, le orrende cravatte regimental (stasera ne aveva una blu decisamente di miglior gusto rispetto alle solite) l'aria da boscaiolo del Minnesota, un eloquio da fiera di campagna di chi ha interrotto presto gli studi, si stenta a credere che abbia le capacità e l'equilibrio per governare gli Stati Uniti. Quanto ai contenuti, poche idee tagliate con l'accetta, alcuni punti fermi tipici dei programmi politici costruiti  sulla difensiva, con l'idea dominante che, costretto a difenderti, puoi ricorrere a tutti i mezzi per tutelare le tue proprietà, la tua persona, le tue cose essendo inconcepibile "l'eccesso colposo in legittima difesa"
Quanto a Hilary, appesantita, chiaramente con forze fisiche insufficienti a coprire il ruolo, bardata in questo tailleur rosso informe, è riuscita a trasmettere qualcosa solamente attraverso gli occhi. Ma, nel complesso, una specie di maestrina dalla penna rossa, senza energie, preparata sui vari argomenti di dibattito come se avesse mandato a memoria dei compitini da ripetere, se necessario, all'infinito.
Chi vincerà tra i due? I sondaggi dicono che la Clinton è in vantaggio. Secondo me vincerà Trump.Gli Stati Uniti sono inquieti, si sentono continuamente possibili oggetti di attentati, sono attraversati da profonde lacerazioni sociali e razziali, tendono a ragionare sempre di più con la pancia. E la pancia oggi dice:"fuori i messicani", i "blacks" tutti malavitosi dai quali difendersi fino alle estreme conseguenze anche quando sono disarmati, l'america non può fare il gendarme del mondo per l'inettitudinedeigovernieuropei,il"secondoemendamento" pilastro dei principi di convivenza.
Un Paese tendenzialmente "di destra" che a destra voterà.

sabato 24 settembre 2016

IL QUESITO REFERENDARIO

Tra poche settimane verremo chiamati a pronunciarci sul quesito referendario al cui esito il premier Matteo Renzi aveva legato all'inizio del suo governo la propria sopravvivenza politica. Ora, a dire il vero, mi sembra molto più cauto e ambiguo al riguardo.
Riproduco il testo:

Il quesito del referendum costituzionale

È stato confermato da Renzi: sintetizza il lungo testo della riforma in una domanda relativamente semplice

refe
 Il quesito così come posto(approvato da Renzi) è una squallida conferma della "furbizia" da quattro soldi che caratterizza il modo e lo stile di governo, non solo di Renzi, del nostro Paese.
E' un quesito, mutuando dal linguaggio enigmistico, a risposta sollecitata.
APPROVATE IL TESTO DELLA LEGGE COSTITUZIONALE CONCERNENTE:(?!?!)
- disposizioni concernenti il superamento del bicameralismo paritario ( e certo che sì)
- la riduzione del numero dei parlamentari  (ma ci mancherebbe; assolutamente sì)
- il contenimento dei costi di funzionamento delle Istituzioni ( ma certo, non ho dubbi) 
- la soppressione del CNEL (ovvio; è un organo costituzionale che non è mai servito a niente)
- la revisione del titolo V della parte seconda della Costituzione  ( questo è più complicato, ma se ho votato sì finora!)
 SI                           NO
Il sì viene prima, mi viene d'istinto.
Tutto questo furbame a buon mercato fa cadere le braccia. Non cambiamo mai, siamo sempre il paese di Pulcinella.
Io voterò no e ne spiegherò le ragioni motivando nel prosieguo.
La prima di queste ragioni la anticipo qui :
Non faccio cambiare dalla Boschi una costituzione frutto del lavoro intenso meditato e competente dei componenti della Costituente.   

giovedì 22 settembre 2016

L'ABUSIVO AGGIORNAMENTI

"i resti di quello che  fu uno degli eserciti più potenti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa scurezza".
Questa la parte finale del comunicato firmato dal  Maresciallo Diaz il 4 Novembre 1918 con il quale veniva annunciata la fine del primo conflitto mondiale. E almeno un terzo dei maschi nati nei mesi successivi furono chiamati "Firmato" a conferma del fatto che gli Italiani hanno sempre capito poco di ciò che li circonda-
Parafrasando, posso annunciare che "l'abusivo che aveva  cercato proditoriamente di attaccare il mio corpo, il basalioma allo soprascapolare sinistro, è stato annientato e la biopsia ha confermato la cessata percolosità del nemico". La visita di controllo effettuata oggi ha evidenziato il regolare decorso postoperatorio; mi toglieranno i punti il 30 Settembre.
Voglio ringraziare gli amici di sempre Giorgio e Francesca Saporiti, la loro figlia Giorgia con la sua famiglia per il prezioso supporto fornitomi nonchè, ovviamente, il chirurgo Dr. Bornacina per la perizia con la quale ha eseguito l'intervento e la Dssa Brazzelli, dermatologa del San Matteo di Pavia, che ha fatto la prima diagnosi. 
Ovviamente tutto il mio affetto e ringraziamento a familiari ed amici che mi sono stati vicini 
Di questo tumore non morirò ma ho ampia scelta di patologie che possono provvedere alla bisogna.
Un'ultima notazioene di carattere generale. Il Servizio Sanitario Nazionale è la principale conquista dello Stato sociale. Noi non ci rendiamo conto di quanto sia importante, quali siano le risorse, le competenze l' organizzazione di un organismo così complesso che viene messo a disposizione del cittadino gratuitamente. Riflettiamoci perchè corriamo il rischio di perderlo o di vederlo fortemente ridimensionato e sarebbe il principale degli arretramenti  che il Paese sta registrando.

mercoledì 21 settembre 2016

FRANCIA ITALIA: LEGAMI FORTI AFFINITA' ELETTIVE

Se ad uno di noi Italiani viene posta la domanda: "quale è il Paese, a Nazione, il popolo al quale ti senti più affine" la risposta nella quasi totalità dei casi è: la Francia, i Francesi.
E' vero, loro ci trattano con un po' di spocchia perché negli ultimi secoli sono stati avanti loro, ma conoscono benissimo il contributo che la nostra cultura ha dato alla formazione dell'identità francese. Duemila anni fa eravamo più forti noi anche se...............io sono andato al "plateau de Gergovie" in Auvergne dove Vergingetorige, nel 52 avanti Cristo, sconfisse pesantemente le legioni romane guidate da Giulio Cesare. Poi nei secoli i rapporti sono stati continui e proficui. Carlo Magno si fece incoronare a Roma da Papa Leone, francese è il papa dell'anno mille (Gerbert d'Aurillac, capoluogo del Cantal, uno dei dipartimenti dell'Auvergne). Leonardo trascorse in Francia l'ultima parte della sua vita e morì ad Amboise, musicista di corte a Versailles fu Giovambattista Lulli. Itaiane furono due importanti regine di Francia: Caterina dei Medici, moglie di Enrico II, quella che - tanto per capirci - scatenò la "notte di San Bartolomeo", un bagno di sangue di ugonotti e che morì nel castello di Blois nel 1569. E Maria de'Medici, moglie di Enrico IV di Navarra, ucciso da Ravaillac nel 1610 e nonno di Luigi XIV. Quello, tanto per capirci, del "Parigi val bene una messa".
Ci uniscono le due lingue, di origine neolatina e immuni dalle asperità delle lingue di origine tedesca, dalla sostanziale estraneità delle lingue slave, dalla incomprensibilità assoluta delle lingue ugrofinniche. come l'ungherese. Ci unisce l'amore per la buona tavola, per i buoni vini, per il buon vivere, l'avere per capitali le due più belle città del mondo, Parigi e Roma, Roma malgrado tutto. Loro ringraziano noi per il lascito dell'impianto giuridico romano che Napoleone ha ripreso e per l'arte che ha invaso di bello il mondo. Noi ringraziamo loro per tutto quello che l'illuminismo ha significato per l'affermazione di princìpi che reputiamo il meglio che l'umanità si è data per regolare i rapporti sociali. Ci uniscono città d'arte bellissime, paesaggi naturali strepitosi. Ci unisce il Monte Bianco.


Nello specifico della nostra esperienza personale, ci unisce il sentimento che ha legato per tanti anni Pippò (accento rigorosamente sulla o, alla francese,) e Solange. Entrambi sempre e per sempre nella nostra mente e nei nostri cuori. Alla famiglia Darmon, cui vogliamo bene, mi lega personalmente un altro aspetto. I Darmon sono "juifs" di stretta osservanza. I Pirani sono probabilmente dei "marrani" (personalmente riesco a bien conduire ma vie senza necessità di riferimenti superiori) come si evince chiaramente dallo stemma di famiglia che qui sotto riporto
Ed infine l'amore per la cultura e per le arti. Paule, la primogenita di Solange, ha scritto almeno due romanzi veramente belli. (Cfr link)Annie è una affermata cantante con una voce meravigliosa che vi voglio far conoscere.
Sono tante le ragioni che uniscono, i singoli e i popoli,https://www.amazon.fr/Paule-Darmon/e/B001K7BVHS con l'auspicio che prevalgano per il bene dellEuropa e delle future generazioni di cittadini europei.

venerdì 16 settembre 2016

IL LANIFICIO PIRANI GIUSEPPE & FIGLI SNC

Il post su Ostra ha ottenuto un grande successso. Fino a questo momento è stato letto da 281 persone. Questo significa due cose:
a) che mi leggono in molti dalle Marche
b) che le vicende ostrensi interessano anche amici che magari nelle Marche non ci sono mai stati.
E allora di tanto in tanto riprenderò il tema. Oggi lo riprendo parlando del "famoso" - si fa per dire - "Lanificio Pirani Giuseppe e Figli snc" dove Giuseppe era il mio nonno paterno e tra i figli c'era mio padre Igino. Se negli anni cinquanta qualcuno avesse voluto chiedere di me arrivando ad Ostra gli avrebbero risposto: Pirani chi, quelli del lanificio.?
Pirani è un cognome abbastanza diffuso in zona, io ero un Pirani ...........del Lanificio.
Il lanificio era stato avviato nel 1919 da mio nonno( fino ad allora aveva fatto il capomastro come evoluzione del muratore) con l'aiuto finanziario delle cooperatve "bianche". Produceva lana cardata con macchinari comperati usati in un opificio ubicato in pieno Paese. La lana cardata , per chi non lo sapesse, è quella lana che punge come fosse composta di solo materiale ferroso e che pesa più di un incubo quando la si indossa. Praticamente ...................qualcosa che non assomiglia al cachemire.
Il ciclo produttivo era completo: si partiva dal fiocco che veniva acquistato dai pastori dei dintorni che allora erano numerosi, una macchina lo "cardava", poi il materiale entrava nella filanda che lo  trasformava in "filo"; un'altra macchina trasformava il filo in matasse che venivano vendute così allo stato grezzo nei tre colori della casa o venivano mandate al reparto macchine da maglieria dove quattro donne sedute davanti alla loro macchina le trasformavano in maglie "per sotto", in mutande, mutandoni, sottovesti per le donne. Avevamo tre colori base per la nostra produzione:
- un bianco-sporco che più che altro era un giallo di dubbia identificazione
- un grigio-ferro chiaro che faceva assomigliare la maglia o il mutandone ad una armatura medioevale.
- un marrone color "cacchetta" assolutamente inguardabile. Non parlo della "linea" di tali manufatti che, chiaramente, non uscivano dalla maison DIOR. Diciamo, in estrema sintesi, che la ricerca di un appagamento estetico nell'indossare  tali prodotti non era nemmeno ipotizzata. Le veline erano ancora lontane, le donne dovevano farlo per "dare figli a Dio" e certamente non "per il piacer loro", la "lingerie" non era prevista nel "corredo" delle donne comuni. Prevaleva per contro l'esigenza di combattere il freddo che in quegli anni in case mal riscaldate era pungente
Poi avevamo una linea di lana più fine non prodotta da noi  ma acquistata in Piemonte(lane Borgosesia, lana Gatto) che veniva utilizzata per esempio per la produzione di costumi da bagno.
Sostengo senza tema di essere smentito che chi come me è sopravvissuto alla lana del nostro lanificio può affrontare tutto, nella vita.
Allegherò una serie di foto di cui spiegherò i soggetti, foto che forniscono, a mio avviso, un interessante spaccato di vita di provincia nell'Italia centrale nel primo dopoguerra. Chiaramente quella lana cardata non la produce più nessuno in Italia perché nessuno la comprerebbe e questo conferma che di passi in avanti ne sono stati fatti parecchi negli ultimi decenni. Per quanto attiene al nostro lanificio, mio padre nel'54 affittò le sue quote a suo fratello Domenico che continuò l'attività per qualche anno, attività che cessò definitivamente nei primi anni sessanta.



MIO PADRE DURANTE UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE NEL 1930(IL PRIMO DA DESTRA) MI SEMBRA DI RICONOSCERE IL PAPA DI PATRIZIA OLIVI(QUARTO DA DESTRA)
LO STESSO DIPLOMA VISTO PIU DA VICINO
SENIGALLIA ROTONDA A MARE ANNI 50 SIA IO CHE MIO FRATELLO CARLO ABBIAMO COSTUMI DA BAGNO DI LANA DELLA PREMIATA DITTA CHE QUANDO SI ENTRAVA IN ACQUA PASSAVANO DA UN PESO DI 300 GRAMMI A UN PESO DI 300 CHILI
LA PERSONA ANZIANA SULLA DESTRA E' UN NOSTRO PROZIO CHE SUONAVA NELL'ORCHESTRA DELLA SCALA
Ho messo delle foto di soggetti diversi per indicare che la vita negli anni trenta e quaranta era più variegata di quanto non si pensi. Mio padre suonava il clarino nella banda municipale, "faceva l'attore" ed era un eccellente giocatore di biliardo. Mio zio Alberto nella foto della gita a Zara veste molto elegantemente. Era una famiglia, alla fine degli anni '30, benestante, avevano un'automobile,viaggiavano abbastanza e sulla carta di identità alla voce "professione" c'era scritto "industriale"






 

giovedì 15 settembre 2016

IL MIO SESSANTANOVESIMO COMPLEANNO I SOCIAL FORUM LE MODERNE TECNOLOGIE

I tantissimi messaggi di auguri pervenutimi, soprattutto attraverso facebook, ma anche tramite sms, mail e whatsapp, mi hanno riempito il cuore e mi hanno aiutato non poco ad affrontare con il giusto spirito, il giorno del mio compleanno, un interventochirurgico in day-hospital per l'asportazione di un carcinoma sovrascapolare sinistro. L'intervento è andato bene, mi hanno fatto i complimenti per non essermi lamentato di niente, per aver collaborato per  un'ora (anestesia locale) con spirito costruttivo. Al di là del signficato sinistro della parola "carcinoma", si tratta di un abbastanza comune tumore della pelle riveniente da una scottatura solare che ho sottovalutato. Mi si dice che in genere si tratta di un tumore non aggressivo. Il chirurgo ha fama di essere molto bravo, ha scavato a lungo e in profondità.
Ero indeciso se parlarne o no, anzi avevo optato per il no, perché non vorrei passare per un "lamentoso" alla ricerca di qualcuno che commenti "poverino, tutte a lui capitano". Non capitano solamente a me, la sofferenza fa parte della vita di tutti e ci sono situazioni di ben maggiore gravità.
Poi ho pensato che i social forum hanno la caratteristica di bucare le barriere della privacy anche se gli interventi  avvengono con spirito di compartecipazione e solidarietà ed allora ne parlo anche perché a qualcuno avrebbe potuto sembrare oscuro  il breve post che abbiamo scritto a quattro mani mia moglie ed io appena rientrati a casa.
Il contesto che ho fin qui descritto invita a fare alcune riflessioni sull'impatto che social forum e recenti innovazioni tecnologiche hanno sulla vita individuale e sui rapporti sociali di ciascuno di noi, impatto che giudico assolutamente positivo.
Facebook può presentare dei rischi se usato senza accortezze ma ha il merito di consentire di tenere contatti con parenti amici, conoscenti, colleghi di lavoro su base planetaria, di riallacciare rapporti che si erano persi, di trovarne di nuovi. Se non ci fosse FB quasi nessuno si sarebbe ricordato o avrebbe saputo che oggi è il mio compleanno. Whatsapp, mail e sms consentono di comunicare in tempo reale con chiunque su tutto il pianeta. Io poi vado matto per GOOGLE che con un semplice clic permette di avere informazioni e chiarire dubbi su tutto e su tutti.
Un blog infine consente, tra l'altro, di ringraziare cumulativmente tutti coloro che hanno voluto parteciparmi la loro vicinanza. Grazie ancora

L' ABUSIVO

L'intruso e' stato sfrattato. Chi abusivamente si era appropriato del mio corpo è finito miseramente nei rifiuti della sala operatoria dell'ospedale di Gallarate.
Sono già a casa e sto abbastanza bene.
Grazie a tutti coloro che mi sono stati vicini in questo momento e soprattutto a mia moglie che santamente mi sopporta da più di trentanni. Senza di lei non saprei che fare e dove andare.

mercoledì 14 settembre 2016

PATRIZIO LATTANZIO - RADICI

La pubblicazione del post numero 2.000 dedicato ad Ostra, alle mie radici, ha fornito lo spunto all'ex collega ed amico carissimo e stimatissimo Patrizio Lattanzio per inviarmi un suo scritto in cui parla delle "sue"radici. Patrizio è più giovane di me di tre anni ed è in Abruzzo che affondano le origini della sua famiglia ed i suoi riccordi di infanzia. Pubblico lo scritto, dopo avergliene chiesto ovviamente autorizzazione, innanzitutto perché è un bel racconto e perché conferma l'esigenza di ciascuno di noi, soprattutto ad un certo punto della vita, a cercare l'essenza, ad andare al nocciolo di quella unica e irripetibile esperienza che chiamiamo vita.
Patrizio adesso vive in Lussemburgo con sua moglie, ha un figlio che lavora in Cina dopo aver lavorato alcuni anni in Ferrari a Maranello, una figlia che vive e lavora in Francia. Il suo è il tipico esempio di una famiglia internazionale che forse proprio per questo ha "bisogno" più di altre di non perdere le radici.
Cura ut valeas amico mio. Un abbraccio


"Mio nonno materno, Giovanni Colella, ripeteva spesso che la lepre vuole morire dove è nata.

Ero ragazzo quando, negli anni ’60, trascorreva da molto anziano dei periodi di tempo a Roma a casa nostra o a casa di mio zio Gennaro, e a me sembrava strano che, pur in presenza di figli e nipoti amati, non desiderasse altro che di rientrare a casa sua, a Corfinio; anzi, come diceva lui, a Pentima.

Ricordo con affetto quegli anni; si arrivava da Roma in Fiat 600 dopo un viaggio di 4/6 ore, a seconda di quanti camion si incontrassero lungo la Tiburtina Valeria sulle rampe di Tivoli, Colli di Monte Bove e Forca Caruso.

Mio padre, poi, amava guidare di notte ed allora, ogni volta, sveglia alle 3, partenza, piacevole stop all’alba presso un fornaio di Tagliacozzo che serviva una pizza al pomodoro dal gusto squisito.
Più tardi, sosta alla fontana presso il ponte sull’Aterno, sopra Raiano, perché mamma voleva che noi ragazzi arrivassimo in paese dagli zii con il viso ben lavato ed i capelli in ordine.
Dolci ricordi ! Quando mi capita di passare su quel ponte sono sempre incerto se fermarmi o meno a quella fontana, sempre così uguale nel tempo.

Ogni tanto, poi, accadeva di fare il viaggio in treno e per noi ragazzi era un altro balzo nel paese delle meraviglie. La linea Roma – Sulmona, naturalmente a vapore e inaugurata nell’estate del 1888, era costellata di linde e fiorite stazioncine i cui capistazione si facevano un punto d’onore per primeggiare fra loro nel decoro, pulizia ed accoglienza della propria struttura.
Esisteva al riguardo un vero e proprio concorso a premi lanciato dalle Ferrovie dello Stato.
L’improvviso colpo d’occhio sulla Valle che si riceveva uscendo dalla lunga galleria di Goriano Sicoli, il caratteristico tunnel traforato attraversato prima di percorrere il lungo viadotto sul Sagittario, erano per tutti i viaggiatori un’emozione viva.

Tutto ciò oggi sembra assurdo; il progresso economico, le autostrade, il clima hanno cambiato drasticamente l’ambiente, il paesaggio, le persone.

Quando si arrivava a Corfinio, specie d’inverno, l’aria aveva, come dire, un profumo di paese impregnato del buon odore dei camini che si sposava a meraviglia con la vista degli uomini che, soprattutto la domenica e i giorni di festa, se ne stavano in piazza, a gruppi, avvolti nei tabarri neri, fumando sigari o trinciato di Alfa nelle loro pipe e lanciando a intervalli regolari, a causa di quel tabacco di pessima qualità, lunghi getti di saliva.

In primavera, poi, quando la fioritura delle vigne era minacciata da pericolose gelate, la piazza si riempiva di una varietà di strane stufe che servivano, credo, una volta trasportate in campagna a creare uno strato di fumo denso utile a proteggere le piante dal gelo.
Sistemi antichi, oggi scomparsi, che rivelano l’ingegno di tante persone che ci hanno preceduto, così come ciò che si faceva un tempo a Popoli per proteggere dal gelo negli orti le verdure invernali, inondando i campi con l’acqua dell’Aterno/Pescara con quella pratica del “calidare” che, facendo scorrere l’acqua in lento movimento, impediva la formazione dei cristalli di ghiaccio all’interno dei fusti delle piante.

Diversamente da mio fratello non sono nato a Corfinio, ma mamma era di Corfinio e babbo di Popoli; di conseguenza mi sono sempre considerato uno della Valle.

Il mio lavoro mi ha portato a vivere in tante città, in Italia e all’estero, ma sento sempre vivo il desiderio di respirare almeno una volta l’anno l’aria di queste contrade senza peraltro dimenticare o sottostimare il grande valore, le meravigliose esperienze vissute in altri luoghi, città e nazioni dove il desiderio di conoscere,  imparare e quindi  migliorare ci ha condotto.

Forse siamo proprio come la lepre di cui parlava nonno Giovanni.

Frantumare fra le mani la terra dei campi sotto il lavatoio Galli Zugaro dove, da ragazzo, insieme a mio zio Alessandro ho raccolto pomodori, peperoni, uva; osservare un’attuale civile abitazione in via Valva e ricordarla come quando era la stalla della casa materna dove, un 6 gennaio di tanti anni fa aiutai (per modo di dire perché avevo 9/10 anni) a far nascere un bellissimo vitello al quale, vista la data, venne imposto il nome di Epifanio, sono sensazioni dolci e amare che hanno il sapore della vita.

E’ bello rivedere i nostri monti, i nostri fiumi, gli stessi paesaggi che hanno accompagnato la vita dei nostri avi, vicini ed anche molto molto lontani; in quei momenti di meditazione e di riflessione sembra che essi non siano in effetti così distanti.

Mio figlio Mattia ride di gusto quando ogni tanto gli dico, un po’ per celia e un po’ sul serio, che passeggiando per le vie di Corfinio e di Popoli mi sembra di incontrare dei visi familiari, non solo degli zii e dei nonni dei quali ovviamente ricordo bene le fattezze, ma anche di bisavoli, trisavoli e arcavoli sconosciuti che sembra mi dicano: anche noi abbiamo vissuto in questi bei luoghi, abbiamo gioito ed abbiamo sofferto e siamo felici a nostra volta di incontrarti e di capire che il nostro amore per queste terre non è finito con noi.

Terre bellissime che, però, hanno pagato dazi pesanti alle crisi economiche ed alle guerre; nei decenni a cavallo del 1900 anche tanti dei nostri paesani dovettero prendere la dura decisione di emigrare.
Decisione durissima perché legata alla motivazione che ne è alla base; se si emigra di propria volontà per andare a cogliere nuove opportunità di vita e di lavoro tutto è molto bello e facile; se si emigra per fame almeno la prima generazione vive certamente una vita d’inferno.

Non posso dimenticare, a questo riguardo, diversi viaggi in treno nei primi anni ’80, fra Roma e Lussemburgo, allora mia sede di lavoro bancario, dove incontravo regolarmente degli italiani anziani che, dopo una visita al loro paese di origine, rientravano in Belgio dove avevano trascorso una dura vita lavorando per gran parte nelle miniere e nelle fonderie della regione.

A me, “emigrante di lusso”, piaceva parlare con loro; erano uomini e donne fuori dal tempo che avevano vissuto la loro esperienza di vita e di lavoro chiusi a riccio nel loro nuovo ambiente, e che nelle loro abitudini di linguaggio, di abbigliamento e di comportamento, erano rimasti fermi al tempo della loro emigrazione, rifiutando per difesa mentale qualsiasi evoluzione personale e culturale.

Uomini e donne immobili, stranieri anche in Patria.

In un mondo nel quale oggi parlo con mio figlio in Cina in tempo reale, ricordo quanto mi raccontava mio padre delle molte partenze, nei suoi anni giovanili, di membri di famiglie di Popoli per le Americhe (come si diceva una volta).

Si trattava di scene perfettamente assimilabili ad una cerimonia funebre, dove persone che si amavano, si dicevano addio abbracciandosi e piangendo sapendo, con ogni probabilità, di mai più rivedersi e dove anche l’attesa di una lettera poteva durare mesi.

A rendere più penosa questa nostra emigrazione contribuiva anche la destinazione scelta dalle nostre genti, in gran parte America del Nord ed America del Sud, contrariamente a quanto accadeva per molti italiani delle regioni settentrionali che privilegiavano, per lo più, una emigrazione stagionale in alcuni Paesi d’Europa.

Come succede nelle scelte imponderabili del caso, anche mio fratello ed io, e quindi anche la mia progenie, dobbiamo la vita ad una scelta, ad una decisione altrui, così come accade comunque per almeno altri 7 miliardi di persone, senza contare i precedenti.

Nostro nonno paterno, Bonifacio, partì per le Americhe con suo fratello Francesco con uno dei tanti vapori che salpavano da Napoli, subì la trafila di Ellis Island e visse per qualche anno a New York.

Per inciso, oggi sul web è possibile rintracciare date, nomi dei vapori e nomi dei viaggiatori risultanti dagli archivi americani.

L’amore però per Maria Carmine fu più forte e, contrariamente a suo fratello rimasto negli States e mai più rientrato, tornò a Popoli.

Certamente questo gli comportò la partecipazione alla guerra di Libia nel 1911 ed all’intera Grande Guerra nei ranghi dell’8° Reggimento Alpini, Battaglione Cividale; combatté in trincea nelle 11 battaglie dell’Isonzo e soprattutto in quelle per la conquista della testa di ponte austriaca di Tolmino, nome che fu imposto in ricordo a mio padre nato appunto nel novembre del 1915.

Decisamente sfortunato fu invece in quella circostanza Casimiro, fratello minore del nonno materno Giovanni.

Ragazzo del ’99 fece parte dell’ultimo scaglione richiamato a combattere dopo la disfatta di Caporetto.

Aveva solo 18 anni, arrivato sulla  linea del fuoco il 17 novembre 1917, scomparve lo stesso giorno; il suo nome, oggi, fa compagnia a quelli degli altri Caduti sul monumento in Piazza.

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Vite di persone care, di parenti, di paesani e sconosciuti fuse insieme in una nuvola di ricordi da cui ogni contemporaneo può attingere o aggiungere, come fossero ombre vaganti, attimi piacevoli, ricordi di amicizie, di calore umano e di dolori pungenti. Una nuvola chiamata Corfinio.

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Il nostro borgo gravita naturalmente su Sulmona, centro economico e culturale della Valle; sono infatti ormai solo nell’archivio della storia le rivalità secolari fra i Capitoli di San Panfilo e di San Pelino.

E’ casa nostra, è casa mia; non per nulla questo suggestivo verso ovidiano appare nell’ ”ex libris” che appongo sui miei libri : “Sulmo mihi patria est gelidis uberrimus undis”.

Patrizio Lattanzio"