In questi giorni, rovistando tra vecchie carte di casa mandate per la quasi totalità al macero, ho trovato un tema di licenza elementare di uno scolaro di Ramacca, grosso centro della provincia di Catania, alunno di una insegnante della nostra famiglia.
Lo scritto non è datato nè firmato. Dal contesto sembrerebbe risalire alla fine degli anni cinquanta; lo riporto integralmente per fare poi delle mie considerazioni.
TEMA
UN POMERIGGIO A CASA
Io quanto finisce la scuola, io torno a casa mi mancio la pasta e dopo la mia mamma leva la tavola e mi sedo sul foco e faccio il pomeriggio accomincio coli taliano che il soggetto è predicato e l'animali predica pesepio io mancio mio babbo ara la terra che non è nostra poi ce sammartino la notte santa e i topi col zufolo che mi piacciono tanto. Io poi studio la storia che sono li brei che sono li straeliti poi giacobbe poi giuseppe ma in egitto cole vache seche e li brei tornano con mose che spacca il marrosso che ora ci passano li navi e portano canali a Suezzi che forse ci piove perchè è state poi ce la matematica che è una torta spaccata in tre parti e io mi mancio tre fete e faccio frazione botana della miseria è difficile e io non ci capisco niete perchè quando ci sono li sposi spaccano la torta e la dano ai invitati che ci portano i regali e io macio una feta non macio tre fete. Poi le facio esercizi minchia quanti esercizi lascia questa maestra però sono stanco chiudo il quaderno e gioco col porco di mio nonno che è tutto stala e alatta i figli però il porco è una porca molto ricca che avi tanti minni chè il late per i suoi porci piccoli. Io ci gioco e li voglio bene perchè ce li manciamo.
Conclusioni oggi sono stanco ora basta.
Lungi da me ogni ironia, questo è lo spaccato, al limite, lo riconosco, di una parte dell'Italia povera e praticamente analfabeta che usciva dalla guerra. Sono passati cinquanta anni, molte cose sono cambiate, l'autore del tema oggi è un signore tra i 60 e i 70 anni in pensione dopo una vita passata a fare il contadino o il bracciante, un signore che magari ha il telefonino e guarda la televisione, ma mi chiedo: che capacità di comprensione dei problemi può mai avere, come si può chiedergli di sentirsi cittadino, come si può dubitare che un linguaggio semplice e deciso, folcrolisticamente populista lo conquista e lo convince molto di più di un argomentare serio, documentato, articolato? Con buona pace delle dotte disquisizioni del prof. Onida o del prof. Zagrebelsky sulla natura e sull'essenza della democrazia E non è che le casalinghe del nord Italia o i giovani sottoproletari delle periferie campane siano a livelli molto superiori
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