In serata si è consumato lo strappo, maturato da tempo, tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini.
Il Presidente del Consiglio, che ha una concezione vagamente medioevale dei suoi poteri, ha di fatto "buttato fuori" Fini e i parlamentari a lui vicini affermando che non può continuare a tollerare il dissenso ( e qui più che di concezione medioevale parlerei di concezione autoritaria che lo assimila ai dittatori di varia natura che hanno attraversato la storia).
Il Presidente del Consiglio pretenderebbe inoltre che Fini si dimettesse da Presidente della Camera. L'interessato gli ha risposto a stretto giro che la carica di Presidente della Camera non rientra tra le disponibilità del Presidente del Consiglio il quale continua ad avere idee vaghe su quello che si può fare o non si può fare in un regime democratico. Vedremo gli sviluppi: leggo che a Montecitorio sarebbero almeo 34 i deputati pronti a lasciare il gruppo del PDL. Anche in senato, sembra, ci sono i numeri perchè possa costituirsi un gruppo del nuovo partito che si va a configurare e che, coerentemente, dovrebbe chiamarsi o richiamarsi Alleanza Nazionale.
Se così fosse il governo cadrebbe perchè i numeri non ci sarebbero più.Berlusconi tenderebbe ad andare ad elezioni anticipate( convinto di vincere ancora) ma credo che il Presidente della Repubblica tenderebbe invece a verificare con la massima cura, come gli impone la costituzione, se in parlamento esiste la possibilità di una maggioranza diversa che sostenga un governo di garanzia o di salute pubblica (sa di rivoluzione francese) la cui guida potrebbe essere affidata al governatore della Banca d'Italia. Al riguardo c'è già il precedente di Ciampi e quello di Dini, che della BI è stato direttore Generale. Io ritengo che questa sia la soluzione alla quale si arriverà e mi auguro che si costituisca un fronte di forze politiche che si renda conto della gravità della situazione , che ci liberi una volta per tutte del "bienaimè"e ricostituisca i normali circuiti democratici.
Per teminare stendo un velo pietoso sull'editoriale del direttore del TG1 Minzolini. I mezzi di comunicazione sono un settore nevralgico delle democrazie e la TV pubblica deve essere un televisione di servizio, non la continuazione con altri mezzi del MINCULPOP
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