venerdì 29 ottobre 2010

IL PIL COME MISURA DI TUTTE LE COSE?

In questi giorni su facebook si è aperto un interessante dibattito sul  Prodotto Interno Lordo e sulla sua  insufficienza, come unico fattore valutativo, a rappresentare lo stato di benessere di una nazione.
Al riguardo è stato citato un famoso discorso tenuto da Bob Kennedy all'università del Kansas 40 anni fà, scaricabile da You tube, nel quale si esprimeva chiaramente questo concetto
Le persone intervenute al dibattitto,  erano in genere left oriented  e di livello di istruzione superiore (del resto credo che alla sciura Mariacome del resto al sciur Mario poco importi, e poco capisca, dell'argomento. E infatti, coerentemente, votano LEGA)
Praticamente tutti hanno indicato nel PIL una specie di mostro responsabile, come indicatore, di creare una scala di valori meramente quantitativa e non qualitativa fuorviante nella valutazione e responsabile di spingere governi e popoli verso obbiettivi che si rivelano inadeguati, anche se raggiunti, ad assicurare una qualità di vita complessivamente soddisfacente
Ebbene voglio dire che sono solo parzialmente d'accordo con queste posizioni.
Anch'io infatti credo che il mero dato numerico non sia esaustivo; e mi chiedo sempre, nel giudicare, come il PIL viene prodotto nelle varie economie e, soprattutto, come è redistribuito. Mi spiego: se la  produzione viene fatta con danni gravi all'ambiente sono il primo a dire che non mi sta bene.Così pure se avviene con sfruttamento di lavoro minorile o di lavoro tout court. o se vengono lesi  dignità dei lavoratori e gli standard di diritti che il mondo occidentale ha conquistato nel corso degli ultimi decenni. E se la redistribuzione di quanto prodotto favorisce solo alcune limitate fasce sociali e "lascia fuori" larghi strati di popolazione, come avviene negli USA  e in molti Paesi che noi chiamiamo "del terzo mondo", non condivido le scelte di quei Paesi. Non è per caso, infatti, che ritengo i paesi scandinavi, caratterizzati da tutela dei diritti e da politiche economiche redistributive, quelli in cui "si vive meglio". Ma l'aspetto quantitativo del PIL conta e sì che conta. Perchè se non si produce la torta, non si possono nemmeno distribuire le porzioni e se la torta non cresce il peso delle porzioni non può essere tale da soddisfare i legittimi bisogni di tutti.
Le difficoltà del nostro Paese in questo ultimo decennio sono legate al fatto che il PIL non solo non cresce , anzi negli ultimi due anni è pesantemente diminuito e al fatto che la politica economica dell'accoppiata Berlusconi-Tremonti ha allargato il divario tra le classi sociali favorendo la formazione e l'accumulo di ricchezza da parte di una percentuale numericamente bassa di cittadini e impoverendo larghe masse con il risultato che la maggior parte di queste non ha le risorse per consumare e, quindi, come il cane che si morde la coda,  la crescita ristagna. Non dimentichiamo che i due decenni migliori della recente nostra storia   nazionale sono stati gli anni 50 e 60, che hanno visto percentuali di crescita molto elevate.
Se infne il PIL ristagna e il debito pubblico sale, l'effetto è di scaricare sulle future generazioni un fardello che peserà come un macigno sulle loro capacità di assicurasi standard di vita accettabili.
Bisogna perciò stare attenti, a mio avviso, nel giudicare superficialmente questi fenomeni. Si rischia di fermarsi a visioni utopiche e ad analisi che non fanno cogliere il cuore dei problemi.
Per concludere ricordo che:
a) il PIL italiano è stato nel 2009 di 1.520 mld. Nel 2010 la crescita dovrebbe essere di un punto e quindi il PIL dovrebbe assestarsi sui 1.535 mld
b) il debito pubblico  a fine luglio - ultimo dato disponibile - era di 1.843 miliardi ed a fine anno sarà di non meno di 1.850 mld
c) il rapporto debito/Pil (b fratto a) sarà pertanto superiore al 120%
Vedete come è importante che il PIL cresca? Sono questi i ragionamenti che cerco di fare con gli amici che il martedì seguono il mio corso di "Ecnomia, borsa, Finanza" alla Università della terza età di Castellanza, amici che saluto.

2 commenti:

  1. Ricambio i saluti professore... e le auguro un buon weekend ci si vede il prossimo martedi
    Saluti.

    Franco Allevi (ex 3M)

    RispondiElimina
  2. Franco Allievi è una "new entry" del mio corso.
    Mi fa piacere che mi segua anche sul blog. Però Allievi non mi chiami professore che di professoresse ne ho già una in casa che magari si ingelosisce (scherzo)

    RispondiElimina