Nelle ultime settimane mi è capitato più volte di fare riferimento al '68. Nel post dedicato a Gianna Nannini ho detto che la sua generazione è stata preceduta e preparata da quella alla quale appartengo io, che essendo nato nel 1947, mi son trovato a far lo studente a Bologna proprio nella seconda metà degli anni sessanta. Nel mio post dedicato alle manifestazioni studentesche concomitanti alla discussione in parlamento della Legge Gelmini mi chiedevo : " E' un nuovo 68?" titolo che ho dato al pezzo del 26 Novembre 2010 e concludevo che era tutt'altra cosa.
Comunque, tanto per chiarire come la penso, ritengo che il '68 sia stato una delle cose più positive di questo dopoguerra, un movimento che ha fatto volare gli stracci e portato aria nuova e feconda di fermenti nella morta gora, sotto il profilo dell'apertura mentale, dell'Italia del dopoguerra. Non tutti la pensano così, lo so bene. Se, ad esempio, stasera, all'ora dell'aperitivo, andate al bar sport di Zoccorino, troverete gente che ha opinioni diverse, rispettabilissime peraltro. Non sapete dove è Zoccorino? Questo è grave perchè Zoccorino è il cuore, the nutshell, direbbero gli inglesi, of the " Brianzashire."
Al centro di una zona verde che comprende i comuni di Casatenovo, Besana Brianza, Arcore, ospita una fauna molto ma molto interessante sotto il profilo antropologico il cui normotipo è il GANASSA. Sono le sette di sera, siamo al bar sport, arriva il Brambilla, offre l'aperitivo a tutti i presenti, e dice: "oggi ho cumprà 'l SUV nuovo, 700 cavalli, satellitare, full optional, tre televisori, internet, interni in pelle, ecc,ecc, Risponde il Barigazzi. " testina, superato: il mio ha 900 cavalli, comandi completamente elettronici, frigobar, la Nicole incorporata, valigetta 24 ore per visite urgenti in Svizzera ecc.ecc. E così un terzo e un quarto.
Dicono che sia l'aria della Brianza ma non c'è luogo del pianeta, vi assicuro, con più alta percentuale di gente che passa la vita a sparar cazzate come il "Brianzashire": dei GANASSA, appunto, categoria dello spirito diversa dal bauscia ma entrambe riconducibili alla categoria più ampia dei pirla.
Ho divagato, riprendo il filo: dicevamo del '68. Tra i libri che circolavano allora c'era, innanzitutto, L'uomo ad una dimensione" di Marcuse, poi il Levi Strauss di "Razza e storia ed altri studi di antropologia" "L'Io diviso di Lang, "Scienza e Filosofia di Karl Popper ( che fine ha fatto Marcello Pera, a proposito?) e "L'Istituzione negata" a cura di Franco Basaglia (era una raccolta di saggi di Franco Basaglia, di Giovanni Jervis, e di altri operatori psichiatrici). Come casa editrice andava forte Einaudi ed in particolare la collana "Nuovo Politecnico" - copertina bianca con quadrato rosso in alto al centro.
Chi era Franco Basaglia? era perchè è mancato nel 1980. A Zoccorino non lo sanno; cerchiamo di ricordarcelo.
Basaglia, nato nel 1924 a Venezia, è stato il principale esponente di una scuola di pensiero fortemente innovativa nella psichiatria italiana. Ha lavorato per tanti anni all'ospedale psichiatrico di Gorizia ed è a lui che si deve la introduzione nel nostro ordinamento della legge 180/78 chiamata anche "Legge Basaglia"che introdusse una notevole revisione nell'ordinamento dei manicomi e promosse notevoli trasformazioni nei trattamenti psichiatrici sul territorio.
La sua pubblicazione più conosciuta è la "Istituzione negata" che ha ad oggetto l'esperienza all'ospedale di Gorizia.
Quale è, in estrema sintesi, il pensiero di Basaglia?
Ritiene non più adeguata la visione positivista della psichiatria (che in pratica si traduceva in trattamenti costrittivi del malato quale camice di forza, farmaci "calmanti" in notevoli quantità e, soprattutto, la cura in uno spazio "segregante" quale era il manicomio) e, influenzato da una visione fenomenologica della psichiatria, sostiene un approccio completamente diverso con il paziente con il quale si deve stabilire una relazione di ascolto e di compartecipazione della sofferenza. In definitiva si guarda al malato nel suo insieme.
Nella pratica ciò si traduce nel superamento della struttura dell'Istituzione manicomio come luogo di emarginazione ( di qui l'Isituzione negata), la necessità di ridare dignità al malato in quanto persona favorendone il recupero di rapporti umani con i medici e con il prossimo. Trattato come uomo con una sua dignità il folle viene visto come persona "in crisi", crisi che può avere le sue cause principali in difficoltà economiche, familiari, di rapporti sociali ecc. In definitiva la follia non è una malattia e la cura in manicomio deve essere sostituita da un approccio che assista il paziente fuori della struttura segregante, paziente per il resto inserito pienamente nella società del suo tempo.
L'impianto sopradelineato rimane , secondo me, a distanza di oltre quaranta anni sostanzialmente valido, ma ritengo che nei casi più gravi di paranoia, quando il malato perde il senso della realtà e diventa pericoloso a se stesso agli altri, il vecchio metodo costrittivo rimanga il più efficace.
Ho citato nella etichetta Erasmo da Rotterdam e il suo "Elogio della follia". Può essere una lettura interessante che, personalmente, consiglio.
guarda che io abito a zoccorino, paesino ridente dove esistono piu' contadini e operai che ganassa come li chiami tu.
RispondiEliminagente umile che si alza alle 6 tutte le mattine, come me
magari che non ha fatto il 68 ma che ha lavorato onestamente e fatto grande la brianza (e un pochino anche l'italia).
poi sono arrivati anche i ganassa, ma quelli che conosco io sono tutti guardacaso ex 68ini snob e odiosi che han fatto il salto della quaglia (e ti assicuro che son tanti....) e ora parlano con l'erremoscia.
per basaglia posso testimoniare, sempre a zoccorino (caput mundi) c'era un ragazzo che purtroppo veniva da mombello, ex ospedale psichiatrico: anni 70 e che grazie a basaglia ce lo siamo trovati da un giorno all'altro in giro per il paese e dopo pochi gg ha ucciso la povera nonna a colpi di sedia.
non traggo conclusioni azzardate, sai, noi siamo gente ignorante... al massimo discussioni da bar sport...
con simpatia
ùl sciùr mario
Ho pubblicato molto ma molto volentieri il commento del sciur mario. Perchè:
RispondiEliminaa)perchè è stata una sorpresa per me scoprire che mi leggono anche a Zoccorino
b)perchè ùl sciur Mario conclude la sua lettera con un"con simpatia" che mi fa pensare che abbia capito benissimo lo spirito del mio intervento. Proprio oggi ho ritenuto opportuno fare una chiosa al mio post per ribadire che i miei interventi hanno sempre due o tre chiavi di lettura
c)perchè sono pienamente convinto che Zoccorino e tanti altri paesi d'Italia sono pieni di gente normale che si sveglia alle sei, lavora onestamente, ed ha fatto grande la Brianza e l'Italia. Anzi aggiungo che se il Paese sta ancora in piedi lo deve ai brianzoli, ai bergamaschi, ai veneti come ul sciur Mario.
Il quale, da quella persona intelligente che è, converrà con me che i ganassa stanno poco lontano
Anche su Basaglia il nostro giudizio in fin dei conti coincide: anche io sostengo che nei casi più gravi di paranoia e schizofrenia la camicia di forza è ancora la cura migliore
d)dall'intervento del sciur Mario deduco che mi legge da qualche tempo e con una certa continuità e che sa benissimo che alle persone come lui va tutta la mia simpatia e la solidarietà di chi crede che una società più equa,meno premiante dei ganassa, sia migliore di quella che abbiamo sotto gli occhi
e) ho citato Zoccorino perchè ho un amico che è di lì, ma il nome non lo faccio neanche sotto tortura
f) solo sul 68 non sono del tutto d'accordo e magari ci sarà modo di approfondire
g) infine caro sciur Mario, Lei non mi frega:.......gente ignorante...al massimo discussioni da bar sport: sciur Mario, non faccia torto alla mia intelligenza e alla sua.
Con molta, ma molta, ma molta simpatia
Alberto Pirani