giovedì 10 febbraio 2011

ROBERTA DE MONTICELLI - LA QUESTIONE MORALE (LO SCETTICISMO ETICO)

Ieri sera il dolore alla cervicale mi tormentava per cui alle 9 sono andato a letto e ho dormito sei ore filate. Non mi capita mai, di andare a letto alle 9 e di dormire sei ore filate.
Svegliatomi alle tre ho fatto quelle che, con felice espressione, Guccini, grande uomo e grande emiliano  bolognomodenese, chiama "le abluzioni del mattino". Ho chiamato Morfeo due o tre volte: nessuna risposta. Ho cominciato di conseguenza ad aggirarmi per casa ed ho rintracciato un vecchio CD fatto uscire tanto tempo fa - rigorosamente senza accento sulla a - da Repubblica. L'America del rock, primo di dodici CD.
Ho messo le cuffie - alle tre, il rock - mi sono fatto una spremuta di tre arance tarocco che tengo in terrazza così le trovo belle fresche, ed ho fatto partire il CD. Alcuni titoli: Elvis Presley: Jailhouse rock . Gene Vincent:Be-pop-a-lula. Little Richard: Tutti frutti. Little Richard:Lucille.Paul Anka: Diana Chubby Checker: Let's twist again. Neil Sedaka : Oh Carol e ........The Platters:Only You e Smoke gets in You Eyes.
Come era verde la mia valle, ho pensato con un pizzico di nostalgia. Ma forse non era così verde. Mah!!
L'effetto delle arance tarocco ( che devono essere rigorosamente della piana di Catania: Scordia, Palagonia, Adrano, Milena anche in questo docet) e del CD ha fatto si che abbia rinunciato a rintracciare Morfeo e abbia ripreso in mano il libro della De Monticelli. Secondo blocco: Lo scetticismo etico.
Mica così facile la lettura tanto è vero che dal rock sono passato ad un più tranquillo PACHELBEL, un compositore tedesco di musica per organo della seconda metà del seicento cui Bach deve molto. Comunque la Prof. parte con una affermazione che condivido pienamente: la modernità qui in occidente si afferma con la graduale erosione del fondamento tradizionalistico e religioso dei costumi a vantaggio della coscienza personale, una progressiva evanescenza dell'ordine ontologico della vita sociale a vantaggio della libertà personale. Tutto questo si traduce in una progressiva estensione dell'ambito delle opzioni soggette alla "scelta" e alla "responsabilità" degli individui e alla giurisdizione della ragione. E qui la De Monticelli introduce un concetto interessante: la razionalizzazione intesa come già la intendeva Socrate; abitudine a chiedere e a chiedersi il perchè delle cose, un metodo più che uno strumento, e come disponibilità a rendere ragione e cercare giustificazione per qualsiasi presa di posizione o giudizio o convinzione propri.  Percorso intellettuale che trova nel pensiero illumiminista  di metà settecento
il suo centro ma che a me sembra opportuno far risalire al pensiero - un secolo prima - di Baruch Spinosa, con le riflessioni  del quale comincia secondo me la modernità, senza dimenticare il contributo non marginale di quel monaco nolano ( non tutto è camorra, in Campania)  bruciato vivo in Campo dei Fiori il 17 febbraio 1600 e che risponde al nome, per chi se lo fosse dimenticato, di GIORDANO BRUNO.
Percorso intellettuale che non si è affermato più di tanto nella formazione della ragion pratica, tanto è vero  che, secondo la De Monticelli - così interpreto - nel pensiero filosofico del 900 è prevalso un sostanziale scetticismo etico cioè la convinzione che non esista verità o falsità in materia di giudizio di valore e, di conseguenza, che non esista oggettività alcuna in materia di giudizio pratico vale a dire di giudizio sull'operato di persone, organismi collettivi. E chiarisce: per "pensiero pratico "( scontato da parte mia il riferimento al Kant della "Critica della ragion pratica") si debbono intendere le convinzioni ed i motivi che guidano l'agire delle persone, ma in particolare il pensiero che articola i giudizi di valore ed ispira la produzione di norme in campo morale, giuridico,  politico. Di conseguenza emerge la domanda: ci sono verità in questi campi o dobbiamo pensare che essi sono irrimediabilmente affidati all'arbitrio soggettivo , alla ricerca del potere, alla guerra tra soggetti per dominare le "coscienze" e la " Civitas" o no? In defintiva:  c'é una ragione pratica ? La risposta della De Monticelli mi sembra positiva se ha senso il titolo che ha voluto dare alla terza parte del libro: "Tornare  a respirare" ma l'atteggiamento maggioritario è quello dello scetticismo, afferma l'autrice.
Ma attenzione dico io: la critica allo scetticismo ed al relativismo non deve ricondurci a Ratzinger che fa risalire ad un ente superiore la verità. Altro è questa posizione, che io rispetto ma non condivido, altro è ricondurre ad una verità di ragione (e qui io mi riallaccio a Kant, a Voltaire e ai lumi).In sintesi altro è  vivere come se Dio esistesse, ultima frontiera della gerarchia per riaffermare l'egemonia ed evitare la dispersione del gregge,(anche Pascal l'aveva detto),  altro  è vivere in conformità di norme valide anche nel caso Dio non ci fosse( che è la mia posizione e mi sembra anche quella della De Monticelli.)
Vedremo con la lettura della terza parte, che ancora non ho fatto, le conclusioni alle quali giunge l'autrice.

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