La stampa tutta e i giornali televisivi hanno dato ampio risalto alle valutazioni della Corte dei conti( già da me commentate) e dell'ISTAT(relazione annuale) sullo stato della nostra economia e sui vincoli di finanza pubblica imposti dall'Unione europea.
Il messaggio che sta passando è che ci vorrà una manovra correttiva di 46 miliardi.
Guardate che non è così. All'Italia viene chiesto:
a) di rientrare del 5% l'anno nei limiti del 60 % di rapporto debito pubblico/PIL. Siccome noi siamo al 120% dovremo rientrare di un ventesimo di 60 (cioé tre punti di PIL) per 20 anni. Quindi la manovra sarà di 46 miliardi l'anno per venti anni, come del resto avevo scritto nel post del 24 Febbraio citato nel post di ieri dedicato all'argomento.
b) ma questa è soltanto una parte; per poter iniziare a scendere è necessario innanzitutto fermare la salita del debito pubblico. Ora, nel 2010 il debito è salito dai 1.764 miliardi di fine 2009 ai 1.843 del Dicembre 2010 (+ 79 miliardi) e nei primi tre mesi del 2011 il debito è cresciuto di altri 25 miliardi (1.868 di fine Marzo contro i 1.843 di fine Dicembre 2010.) Mi pare che a questo secondo aspetto non venga data la giusta attenzione nè dai commentatori nè dall'opinione pubblica.
Si parla di una manovra aggiuntiva di 40 miliardi nel triennio 2011/013 per poter arrivare nel 2014 al pareggio di bilancio corrente. Di lì si partirà poi per cominciare a scendere di tre punti (46 miliardi) l'anno.
Prmesso che io sono del parere che i 40 miliardi per arrivare al pareggio di bilancio corrente nel 2014 sono pochi, credo sinceramente che pareggiare il bilancio corrente ed in più rientrare di tre punti l'anno sia impresa che il nostro Paese non può sopportare. A meno che con un colpo di bacchetta magica si riesca ad eliminare la corruzione e gli sprechi sul fronte delle spese e si riesca a ridurre drasticamente l'evasione fiscale e contributiva sul fronte delle entrate.
Mi sembra difficile che i due obbiettivi possano essere conseguiti.
Tanto mi è sembrato opportuno precisare ad evitare che vengano assimilate dal pubblico dei lettori cifre che non sono complete e quindi risultano fuorvianti.
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