giovedì 28 luglio 2011

IL MINISTRO RENATO BRUNETTA

Tra i tanti .....personaggi autorevoli che ricoprono importanti ruoli istituzionali ha un posto di rilievo il professor Renato BRUNETTA, parlamentare e ministro e, a suo dire, in lizza per il premio Nobel per l'economia.
Il Brunetta è noto per l'arroganza con la quale affronta chi ha la ventura/sventura di esprimere valutazioni  o giudizi non allineati o addirittura contrari ai suoi, per i giudizi taglienti che esprime sui dipendenti pubblici (lui é ministro della funzione pubblica), in particolare sui precari, per il colorito linguaggio, per l'alta opinione che ha di se stesso. Adesso poi che é neo sposo non lo tiene più nessuno.
A me Brunetta sta simpatico e mi conquisterebbe totalmente se non fosse per la sensazione che ho, talvolta, che certi suoi atteggiamenti  un po' fuori dalle righe siano dovuti più che altro alla necessità di superare in qualche modo qualche piccolo complesso.
E comunque mi viene naturale associare il ministro al personaggio di una canzone composta da Fabrizio De André e che fa parte di un album ormai lontano nel tempo, album che si chiamava "No al denaro, no all'amore,  nè al cielo" e che era ispirato dall'Antologia di spoon river"
Il pezzo si chiama "UN GIUDICE"; ne riporto il testo:
" Cosa vuol dire avere/un metro e mezzo di statura/ve lo rivelan gli occhi/ e le battute della gente/o la curiosità/di una ragazza impertinente/che si avvicina solo/per un suo dubbio impertinente/vuole scoprir se é vero/quanto si dice intorno ai nani/che siano i più forniti/della virtù meno apparente/fra tutte le virtù/la più indecente/Passano gli anni i mesi/e se li conti anche i minuti/é triste trovarsi adulti/senza essere mai cresciuti/la maldicenza insiste/batte la lingua sul tamburo/fino a dire che un nano/é una carogna di sicuro/perché ha il cuore troppo/troppo vicino al buco del culo./Fu nelle notti insonni/vegliate al lume del rancore/che preparai gli esami/e diventai procuratore/per imboccar la strada/che dalle panche di una cattedrale/porta alla sacrestia/quindi alla cattedra in tribunale/giudice finalmente/arbitro in terra del bene e del male/ E allora la mia statura/non dispensò più buonumore/a chi alla sbarra in piedi/mi dicevavostro onore/e di affidarli al boia/fu un piacere del tutto mio/prima di genuflettermi nell'ora dell'addio/non conoscendo affatto/la statura di Dio"
Brunetta dovrebbe essere più prudente, a mio avviso, nelle sue valutazioni. Altrimenti fa la figura di un uomo livoroso, rancoroso e basta.

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