Continuiamo con il Prologo che, secondo me, è essenziale per capire tutto l'impianto del libro-intervista.
Dunque Geronzi ha deciso di raccontarsi e di raccontare in quanto chi ha giudicato il suo operato, secondo lui, l'ha fatto male e "prevenuto". Il primo ad essere prevenuto è lei, dice ad un certo punto Geronzi a Mucchetti
E si passa a l'operazione più importante che Geronzi ha fatto: la fusione prima tra Banco di S.Spirito e Cassa di Risparmio di Roma nel Marzo 91 e poi quella tra il "Nuovo" Banco di S.Spirito e il Banco di Roma nell'Agosto '92, operazioni che mi hanno coinvolto personalmente su Milano. Nella prima fusione( 1 Marzo 1991) fui nominato Direttore Vicario Affari (in pratica Direttore Commerciale) della Sede di Milano. Nella seconda ebbi lo stesso ruolo in una delle tre sedi in cui fu suddivisa la Lombardia. Geronzi ovviamente difende l'operazione definendola così: A Roma c'erano tre Istituti di credito, ricchi di storia e poveri di prospettive. Ne abbiamo fatto un solo grande gruppo. Quasi un miracolo di dedizione, lungimiranza e di tenacia.
Mucchetti gli ricorda che a Roma circolava una battuta: Geronzi di tre banche ne ha fatta una sòla (sòla nel significato romanesco). Geronzi minimizza ( leghismo alla amatriciana lo definisce) ma poi ne spara una grossa: "Quando Capitalia fu acquisita da Unicredit Profumo ci valutò 22 miliardi di euro, due volte abbondanti il patrimonio netto. Noi sì che abbiamo creato valore per gli azionisti"
Presidente, Presidente: Profumo fu costretto dalla Banca d'Italia a comperare Capitalia, che era un buco nero con enorme contenzioso, perché Unicredito era l'unica banca in Italia che avesse spalle abbastanza larghe per reggere l'impatto.Fu Lei, caro Presidente a rifilare una "sòla" a Unicredito E poi se c'è qualcuno che in quegli anni ha creato valore in Capitalia, quel qualcuno si chiama Matteo Arpe.
Poi si avventura in un altro giudizio temerario:L'unico che capì il valore strategico della costruzione di Capitalia fu Mediobanca che,vivo Cuccia ci aiutò-
Non ci crederò mai. Cuccia e Geronzi sono agli antipodi........e poi sia Cuccia che Maranghi sono morti e non possono smentire.
A questo punto è Geronzi che chiede a Mucchetti: Lei, piuttosto, perché ha accettato questa mia proposta di dialogo?
Per due ragioni; perché il giornalista non rifiuta mai il dialogo e ne pubblica i risultati se meritano. E poi perché parlando con il banchiere Geronzi vorrei illuminare l'anatomia del potere finanziario in Italia.
Seguono altre schermaglie, viene ricordato l'inizio della carriera di Geronzi, venti anni passati in Banca d'Italia con Carli governatore, i frequenti incontri a Palazzo Koch tra Carli e Scalfari che allora era direttore dell'Espresso. Carli in quel periodo scriveva sull'Espresso articoli firmati BANCOR che, ricordo, leggevo con molto interesse e viene ricordato soprattutto un episodio, quando il 21 Giugno 2001 De Benedetti ricevette una telefonata di Fazio, governatore della Banca d'Italia, che chiedeva la testa del Direttore dell'Espresso Giulio Anselmi per un articolo firmato da Mucchetti in cui venivano espressi pesanti giudizi sulla Banca d'Italia e sul suo bilancio. E, continua Mucchetti, in quell'occasione corsi il rischio di perdere il lavoro perché fu Lei, Geronzi, che volendo far da paciere tra De Benedetti e Fazio allora Governatore, nel corso di una successiva telefonata disse :almeno mandate via l'autore dell'articolo. Geronzi nega l'episodio ma non può negare che De Benedetti non fu più invitato all'assemblea annuale della Banca d'Italia c e conclude con una notazione ironica. Però se Lei può scrivere in piena libertà sul Corriere questo lo deve in grande misura a me, dice Geronzi. E Mucchetti : "e pensare che io credevo lo dovessi al Direttore De Bortoli. Vero, riprende Geronzi, ma chi ha reso possibile il ritorno di De Bortoli alla direzione del C orriere sono stato io insieme a Nanni Bazoli.
Le schermaglie sono finite, ognuno dei due players ha marcato il suo territorio, sono senza dubbio due personalità di peso. L'intervista può cominciare.
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