Nel breve lasso di tempo intercorso dall'annuncio da parte di Benedetto XVI delle proprie dimissioni è stato scritto di tutto, di più. A mio avviso sono state individuate abbastanza bene, nel complesso, le motivazioni che hanno portato alla storica decisione. Da parte mia mi limito a sottoporre alla vostra riflessione le parole che il Papa ha pronunciato ieri e che mi hanno particolarmente colpito; in particolare il passaggio in cui parla di "divisioni che deturpano il volto della Chiesa."
La parola "divisione" richiama subito ad uno scontro tra componenti importanti, non le vorrei chiamare fazioni, della curia. E cioè tra i "bertoniani" con forte radicamento nei gangli vitali della curia romana e sostenuti all'esterno da poteri forti (Berlusconi, Geronzi, Simeon,Bisignani) e gli "antibertoniani", cioè in primis Ruini, Bagnasco, Nicora, Vigano')
Lo scontro di potere ha avuto come "luoghi" lo IOR, dove Gotti Tedeschi, inviso a Bertone e a Geronzi, è stato silurato ed ancora non è stato sostituito, (é probabile la nomina di Geronzi, sembra il ruolo tagliato su misura per lui) l'amministrazione delle finanze vaticane nel cui contesto monsignor Viganò è stato silurato con una promozione a nunzio a New York. Del resto la Chiesa parla in latino ed il concetto "promoveatur ut amoveatur"è chiaro a tutti, in quell'ambiente. Il caso Vikileaks, con il trafugamento di carte riservate del pontefice.
La parola"deturpano"lascia invece intravedere uno scenario più torbido, di corruzione, di inconfessabili segreti, di potenziali ricatti. Del resto il significato della parola, basta andare sul dizionario, è il seguente:
"render brutto, sfigurare e, in senso figurato, corrompere, guastare, rovinare. E' implicito ed evidente il "turpe" che della parola deturpare è il cuore.
Papa Benedetto, dimettendosi, ha azzerato tutto, ha posto fine alle ambizioni di Bertone e tolto ai suoi avversari possibili armi di ricatto. Ed è emblematico che ieri Bagnasco e Bertone abbiano ostentatamente finto un ritrovato accordo per lanciare il messaggio: "la Chiesa è unita(ma quando mai) e il pensiero dei pastori è sempre volto alle pecorelle - sempre meno - di cui è stata loro affidata la custodia.
Io altro non riesco a vedere, riesco soltanto a intravedere per cui per cercare di capirne di più mi invito, vi invito a rileggere la celebre terzina dantesca del canto XXVI dell'Inferno "
"ma misi me per l'alto mare aperto sol con un legno e con quella compagna picciola da la qual non fui diserto. L'un lito e l'altro vidi infin la Spagna, fin nel Morocco, e l'isola dei Sardi e le altre che quel mare intorno bagna"
e nel ruolo di Socrate dei poveri che ogni tanto mi piace ritagliarmi con conseguente utilizzo della "ars maieutica" come metodo di indagine e riflessione, vi posso solamente invitare a leggere il mio post "Marco Simeon chi era costui" e a cliccare su Google il nome e cognome del predetto. Buona navigazione.............perché come per l'Ulisse dantesco navigherete da soli in mare aperto e solamente i più avveduti eviteranno di fare la fine di Ulisse e dei suoi compagni quando la loro imbarcazione:"Tre volte il fè girar con tutte l'acque: a la quarta levar la poppa in suso e la prora ire in giù, com'altrui piacque, infin che 'l mar fu sovra noi richiuso"
Nessun commento:
Posta un commento