martedì 23 luglio 2013

ANCORA SU BANCA DELLE MARCHE - IL FATTO QUOTIDIANO: "BANCHE IN SOFFERENZA - SCOPPIA IL CASO MARCHE"

Due sono i quotidiani che compero regolarmente: "Repubblica" in quanto condivido da sempre la linea politica, culturale, morale di Eugenio Scalfari; "Il fatto quotidiano" perché fa giornalismo d'inchiesta e, sebbene orientato a sinistra, non fa sconti a nessuno anche perché se facesse sconti perderebbe la sua credibilità che è l'unica cosa sulla quale si regge in mancanza di sovvenzioni pubbliche.
Stamane il Fatto titola: "Banche in sofferenza- scoppia il caso Marche." All'interno un "tonico" articolo di Giorgio Meletti che dà però l'impressione di chi è appena sceso in campo e non conosce retroscena, dettagli, persone, intrecci.
Due sono gli errori di prospettiva che secondo me Meletti fa (apro una parentesi; l'articolo è bello e il mio giudizio  per nulla negativo)
- Quando titola "Nelle Marche sta scoppiando un altro caso Montepaschi"
- Quando afferma che " i guai della banca derivano dall'aver ignorato i segnali che venivano dal mercato immobiliare ed aver continuato a largheggiare nel sostegno al settore.
Non è così. Quanto al primo punto Banca delle Marche non è un altro caso Montepaschi. E' una continuazione e una "derivazione" del caso Montepaschi. Unico "Fil rouge" che lega PCI, PDS, DS e massoneria. Stessi nomi, stesso ambiente, stessi legami. Quanto al secondo punto non è che CDA e Direttore Generale hanno finanziato il settore immobiliare per incapacità di vedere l'evoluzione del mercato. Già sarebbe gravissimo il fatto di avere una percentuale di crediti deteriorati pari al 19,7% degli impieghi dopo gli abbattimenti dell'ultimo bilancio. No, qui si tratta di persone (il direttore generale Bianconi senz'altro ma con la collusione "necessaria" di tutto il CDA o di una parte di esso) che hanno deliberato affidamenti ed in cambio si sono fatte intestare immobili, erogare "elargizioni". E non è casuale che la cosiddetta "cricca" coinvolta nella ricostruzione dell'Aquila ed in altre opere pubbliche avesse i conti in "Banca delle Marche". Questi sono comportamenti che violano le leggi, non errori.
Io ho scritto su Banca delle Marche decine di articoli il primo dei quali in epoca lontana e non sospetta. Ho cominciato a scriverli perché ogni giorno di più monta la nausea per essere cittadino di uno Stato e vivere in uno Stato dove tutto è stato saccheggiato e che si ritrova oggi come un territorio africano dopo il passaggio delle cavallette. Qualche filo d'erba è rimasto; coltiviamo e "bagnamo"con attenzione quei pochi fili. Anche nel più arido dei deserti c'è vita. Cerchiamola, cerchiamola, cerchiamola. 

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