mercoledì 16 ottobre 2013

QUALCHE RIFLESSIONE INTORNO ALLE ULTIME VICENDE DI ERICH PRIEBKE

Patrizio Lattanzio, amico caro che mi legge dal Lussemburgo in quanto preferisce vivere lì, nel cuore dell'Europa, e non nel sempre più sgangherato nostro Paese, questa stagione della sua vita, mi sollecita 
in ordine a qualche riflessione intorno alle ultime vicende di Erich Priebke, deceduto nei giorni scorsi all'età di cento anni. Raccolgo volentieri la sollecitazione anche perché ritengo le vicende di questi giorni emblematiche del ruolo dei "media" nel determinare il giudizio della opinione pubblica.
Mi spiego:
Priebke - lo sappiamo tutti - è stato uno dei maggiori responsabili dell'eccidio delle "Fosse Ardeatine"ordinato dalle autorità tedesche a seguito dell'azione di guerra di via Rasella il 24 Marzo 1944 nel corso della quale morirono 32 soldati tedeschi.
Prima precisazione: uno dei responsabili, non il responsabile. Al tempo era un capitano delle SS,  superconvinto di quello che faceva, una adesione totale alla follia hitleriana, ma solo un capitano. Comandante delle operazioni in Italia era il generale Kesserling, comandante della piazza romana era il generale Malzer, capo delle SS a Roma Kappler di cui il capitano Priebke era il più stretto collaboratore. La decisione della rappresaglia fu presa personalmente da Hitler.
Nelle cronache di questi giorni Priebke è stato presentato come "gerarca nazista". Ma quando mai. 
Priebke nel dopoguerra passò lunghi anni di latitanza in Argentina. Catturato e estradato in Italia fu condannato all'ergastolo.
Ma pochi sanno - e me lo ha ricordato Patrizio - che da parecchi anni Priebke era ai domiciliari, in pratica un uomo libero visto che data l'età era assistito da una badante che lo portava in giro per il quartiere
E per anni non si è indignato nessuno
Poi Priebke muore - a cento anni, ci sta - e scoppia il putiferio.
Televisioni e carta stampata ne fanno la notizia del giorno; Priebcke diventa un gerarca nazista
I lefevriani si appropriano subito dell'icona (ne hanno talmente poche)
Il figlio propone di farlo seppellire in Israele (bella famiglia questi Priebcke)
Il mondo della politica comincia con il gioco delle parti, il sindaco di Albano prende - giustamente - posizione; il feretro viene assalito da gruppi inferociti, la Chiesa cattolica nega i funerali
La comunità ebraica giustamente insorge e tutti si indignano.
Cosa voglio dire con questo? Certamente non ho alcuna intenzione di riabilitare Priebke, anche perché sono in linea di principio lontano da culture perdoniste, certamente non ho alcuna intenzione di sottovalutare le gravissime responsabilità di Priebke nell'organizzazione e nell'esecuzione dell'eccidio, il mio cognome oltretutto denuncia una origine semitica e quindi una scarsa propensione a riconoscersi nelle posizioni naziste. Voglio soltanto dire che quando una persona o una vicenda arrivano sotto le luci dei riflettori  emerge chiara nei loro confronti la manipolazione, volontaria o involontaria, dei media, una lettura "di parte" da parte (calembour) di tutti cosiccchè si crea una poltiglia dove non si capisce più niente, un tutto indistinto dove tutto si mescola. Se poi si considera che continuamente siamo bombardati da notizie così manipolate della più diversa specie, non è difficile capire perché la gente stenta a capire e ad avere le idee chiare.

Post scriptum: il post è venuto una schifezza dal punto di vista grafico (spero solo da quel punto) e non so perché. Nel timore di cancellare tutto, lascio così

2 commenti:

  1. Patrizio, Luxembourg17 ottobre 2013 alle ore 15:12

    Alberto, reduce da una lunga passeggiata fra i vigneti della Mosella non posso esimermi, dopo averti sollecitato e letto, dal dire la mia sulla vicenda Priebke.
    Ho vissuto molti anni a Roma e sono stato in visita alle Ardeatine tre o quattro volte; la prima volta accompagnato da mio padre e l’ultima accompagnando i miei figli.
    In quella grotta, pensando all’eccidio ed alle sue terribili modalità, si prova uno sgomento penso non dissimile da quello che immagino puoi provare ad Auschwitz dove spero comunque, prima o poi, di andare.
    Questo per sottolineare la più ferma condanna di questi orribili episodi.
    Per tornare alla vicenda Priebke bisogna pero’, al fine di una corretta valutazione, contestualizzare il fatto.
    La massima responsabilità ricade sul Re e sullo Stato Maggiore che, ad iniziare da Badoglio – fra i massimi responsabili di Caporetto – hanno fatto vivere al Paese la vergogna della fuga settembrina.
    Se fossero rimasti al loro posto impartendo le necessarie istruzioni all’Esercito, avremmo potuto facilmente bloccare il Brennero ottenendo due importanti risultati: impedire il massiccio afflusso tedesco e direi accompagnare al confine le sole due/tre divisioni tedesche che erano sul territorio.
    Ma noi, che non abbiamo mai terminato una guerra al fianco di coloro con i quali l’avevamo iniziata, non siamo stati capaci neanche di uscirne con onore e senso del dovere, esponendo di fatto la popolazione alle peggiori sofferenze.
    Non è un caso d’altronde che nei secoli i Savoia, piccolo potentato montano, giocando alle tre carte con Francia, Spagna ed Austria siano riusciti a divenire Ducato ed addirittura Regno.
    Priebke era uno dei graduati comandati direttamente da Hitler, per il tramite di Kappler, di eseguire la rappresaglia, pena la perdita della loro vita.
    Non penso che potesse fare altrimenti, e se negli anni successivi questa responsabilità non ha pesato come un macigno sulla sua coscienza ne possiamo trarre un giudizio sulla sua personalità e dirittura ma non sulla responsabilità di soldato.
    D’altronde vorrei ricordare che dopo l’attentato di via Rasella Hitler non invento’ la rappresaglia ma confermo’ quanto era stato deciso in precedenza e conosciuto da tutti, e più avanti si capirà il perché di questa mia precisazione.
    In effetti, la Giustizia Militare italiana condanno’ Kappler all’ergastolo per omicidio e strage ma solo con riferimento ai 5 uomini eccedenti i 330 nominativi che corrispondevano alla rappresaglia di 10 italiani per ogni tedesco ucciso.
    Se non ci fosse stato quell’errore Kappler sarebbe stato assolto !
    Ed ora voglio sbilanciarmi e magari beccarmi qualche “foudre” da qualche lettore e forse anche da te; io avrei dato volentieri qualche calcio al feretro, ma a quello di Rosario Bentivegna che, perfettamente a conoscenza delle conseguenze che sarebbero derivate dal suo gesto, mise la bomba in via Rasella.
    Quello stesso Bentivegna che le anime belle della nostra giovane Repubblica decorarono della Medaglia d’oro al Valor Militare.

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    1. Patrizio, Luxembourg18 ottobre 2013 alle ore 12:38

      Nella fretta di scrivere ho considerato Badoglio nello Stato Maggiore anziché indicarlo come Capo del Governo, ma la sostanza non cambia.

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