Silvio Berlusconi è stato dichiarato decaduto da alcuni minuti.
Non c'è niente di cui gioire. Il Paese ha perso venti anni lasciandosi convincere da quello che ho sempre giudicato e giudico un imbonitore e un pifferaio oltreché persona con idee molto confuse sui principi generali su cui si fondano le democrazie occidentali e ancor più confuse circa il modo di governare un Paese industrializzato che venti anni fa era tra quelli compresi nel G8 e che in questi due decenni ha imboccato la strada di un sempre più rapido declino.
Se debbo sintetizzare questo ventennio, questi mi sembrano i "punti nodali" che lo hanno connotato:
a) deindustrializzazione sempre più rapida dell'apparato produttivo del Paese senza che sia stato fatto alcun serio ed organico tentativo di contrastarla.
b) esplosione del debito pubblico per assoluto mancato controllo dei centri di spesa, per l'oggettivo dilagare della corruzione effetto di un messaggio di fondo di "laisser faire", per una politica fiscale incentrata su condoni e provvedimenti tampone senza alcuna misura strutturale e senza aver mai nemmeno tentato un abbozzo di lotta all'evasione. In questo campo enormi sono le responsabilità del ministro Tremonti che si è defilato da qualche mese
c) l'assoluta mancanza di basi etiche all'operare politico
d) il venir meno di criteri di scelta basati sulle competenze e sul merito nell'individuazione della classe dirigente
e) il prevalere dell'aggressività sul ragionamento e la concretezza nel confronto politico
f) l'irrisione di coloro che ritenevano centrale la questione morale.
Berlusconi , comunque, non è stato l'unico responsabile di questo stato di cose e della situazione di estremo disagio in cui il Paese si trova in questa fine di 2013.
Gli sono andati dietro in tanti, moltissimi in buonafede, un minor numero, ma di maggior peso, in assoluta malafede.
E responsabilità enormi hanno anche, secondo me:
a) la Santa sede che con il cardinal Bertone segretario di Stato si è trovata in perfetta sintonia, per ragioni prevalentemente di bottega, con le dinamiche comportamentali del "bien-aimè" e dei suoi sodali.
b) la sinistra ed in particolare Massimo d'Alema, che in questi venti anni ha creduto non solo possibile ma financo auspicabile un accordo di potere col suddetto, tradendo il mandato che milioni di elettori le avevano conferito.
Ora la Santa Sede sta attraversando una fase di vera e propria palingenesi sotto l'energica azione del nuovo Papa Francesco. La sinistra, per contro, mi sembra sempre più impelagata in questioni di potere interne.
La situazione del Paese è drammatica. La crisi non passa perché è una crisi di riposizionamento in basso dell'economia del Paese nel contesto della globalizzazione ormai irreversibile e non una crisi ciclica. La macelleria sociale ha mostrato solamente una parte del suo volto. Molti sono ancora coperti dagli ammortizzatori sociali (cassa integrazione e mobilità) ma alla fine del percorso c'è solo "reddito zero". Il debito pubblico è enorme e stiamo dimenticando che abbiamo preso l'impegno di mettere il pareggio di bilancio in costituzione.
Debbono ancora emergere, secondo me, moltissimi lati oscuri della gestione dello Stato, degli enti pubblici territoriali, delle aziende.
Questo ci lascia come eredità il secondo "ventennio" della nostra storia. Il tonno è ormai praticamente morto ma darà ancora qualche debole colpo di coda. Re Carlo Vi detto "Le bien-aimè"ma anche "le fou"nella seconda parte della sua vita, non ha ancora, probabilmente, percorso tutte le tappe della sua follia ma è pronto per essere sepolto a Saint-Denis.
Le roi est mort; vive la Republique
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