Riprendiamo il discorso. Vediamo se l'integralismo è il connotato distintivo delle tre religioni monoteiste. Apro una parentesi: lungi da me la presunzione di esprimere giudizi netti su argomenti così complessi. Le mie sono solo riflessioni che sottopongo alla attenzione di chi mi legge. Cominciamo dall' EBRAISMO
EBRAISMO
Delle tre religioni monoteiste, è quella che ha meno responsabilità del male che ha attraversato la storia, il male piuttosto lo ha subito. Ma solo perché, questa la mia opinione, è la religione di un piccolo popolo marginale di una regione semi desertica del medio oriente. Altrimenti un popolo che si autodefinì fin dall'inizio della propria storia popolo eletto, sarebbe stato potenzialmente integralista nel senso più pieno.
La storia del popolo ebraico inizia e coincide con quella di Abramo, il primo patriarca di quel popolo, nato a UR in Caldea intorno al 1800 a.c. Secondo una fumosa credenza fin dall'età di tre anni cominciò a scoprire l'esistenza di un Dio ultraterreno, si convinse che l'idolatria andava combattuta e superata, ci ragionò sopra tutta la vita fino a che, all'età di 75 anni, per ordine del suo Dio, con il quale aveva un rapporto ormai consolidato, lasciò UR per raggiungere la "terra promessa". In effetti molti studiosi sostengono che l'ebraismo fu per molto tempo una religione politeista con una divinità (EL) prevalente sulle altre(lo stesso schema di AMON - Mut - Konsu, la triade tebana) e che solo attraverso i secoli maturò un monoteismo pieno messo peraltro sempre in discussione. La promessa trova fondamento nel "patto delle parti": Dio ribadisce e conferma che la terra di Israele è "promessa", "destinata" al popolo ebraico. A 90 anni la moglie Sara diede alla luce un figlio, Isacco, il quale avrà come figlio Giacobbe. Giacobbe è il terzo ed ultimo patriarca, avrà 12 figli che daranno vita alle dodici tribù.
I suoi discendenti ad un certo punto furono costretti a chiedere l'aiuto del faraone egiziano in conseguenza di una lunga e pesante carestia che aveva colpito la loro terra. Trasferitisi in Egitto, di fatto spontaneamente spinti dalla carestia, con il passare del tempo caddero in una situazione di semi schiavitù paragonabile, a mio avviso, alla attuale condizione dei raccoglitori di pomodori nell'agro salernitano. Invocato l'aiuto del Dio Unico per uscire dalla situazione, questi affidò a MOSE' il compito di liberarli dalla servitù in Egitto; è l'esodo che sembra sia avvenuto al tempo di RAMSETE II. Cinquanta giorni dopo l'uscita dall'Egitto Mosè salì sul Monte Sinai dove ricevette le tavole della legge, la Thorah. Ancora 40 anni di peregrinazioni nel territorio semi desertico del SINAI e finalmente, guidati da Giosuè, arrivarono ad occupare la terra promessa dove le dodici tribù si spartirono il territorio. Insediatesi nel territorio, le dodici tribù si diedero un re, SAUL, al quale successe DAVID al quale successe SALOMONE che costruì il primo tempio.E' questo il periodo di maggior splendore per il popolo ebraico Nel 597 i babilonesi, guidati dal re NABUCODONOSOR, distrussero Gerusalemme, distrussero il tempio e gli ebrei di più alto lignaggio furono esiliati a Babilonia. Ricostruito il tempio questi fu distrutto una seconda volta dalle truppe dell'imperatore romano Tito, nell'anno 70 della nostra era. Una terza grave sconfitta militare fu inferta nei primi decenni del secondo secolo quando la ribellione del popolo ebraico fu repressa con estrema durezza dall'imperatore Adriano. Da allora il popolo ebraico ha iniziato la sua diaspora.
La storia della nostra era è la storia di continue discriminazioni e continue persecuzioni, dall'accusa di deicidio, ai ghetti, alla cacciata dalla Spagna nel 1492, ai pogrom per arrivare alla follia nazista e alla shoah. La situazione attuale è a tutti nota; chi scrive ritiene che solamente la creazione di due stati autonomi possa portare pace ed equilibrio, che saranno peraltro sempre precari, nella regione. Gli ebrei hanno ragione a sentirsi assediati ed accerchiati in una regione ostile, i palestinesi hanno anch'essi il diritto a non vivere la loro vita nei campi profughi, la pressione sulla Giordania è ai limiti e ora è apparsa anche la minaccia islamica del sedicente califfato.
Ci vuole equilibrio, molto equilibrio da parte di tutti gli attori in gioco. Lo dice con convinzione chi scrive che discende chiaramente da una famiglia ebraica che ha lasciato non so quando la religione avita. Allego lo stemma di famiglia. Personalmente non ho bisogno di un riferimento ultraterreno.
E agli ebrei sparsi nel mondo e a quelli che vivono nello stato di Israele, dico: anche altri soggetti hanno la loro parte di ragione. Equilibrio, equilibrio e saggezza.
Per quanto mi riguarda personalmente ritengo di essere sufficientemente immune anche da posizioni integraliste. Sarei in contraddizione con me stesso visto che "elogio" in continuazione "la tolleranza". Mi perdonerete il calembour.
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La storia del popolo ebraico inizia e coincide con quella di Abramo, il primo patriarca di quel popolo, nato a UR in Caldea intorno al 1800 a.c. Secondo una fumosa credenza fin dall'età di tre anni cominciò a scoprire l'esistenza di un Dio ultraterreno, si convinse che l'idolatria andava combattuta e superata, ci ragionò sopra tutta la vita fino a che, all'età di 75 anni, per ordine del suo Dio, con il quale aveva un rapporto ormai consolidato, lasciò UR per raggiungere la "terra promessa". In effetti molti studiosi sostengono che l'ebraismo fu per molto tempo una religione politeista con una divinità (EL) prevalente sulle altre(lo stesso schema di AMON - Mut - Konsu, la triade tebana) e che solo attraverso i secoli maturò un monoteismo pieno messo peraltro sempre in discussione. La promessa trova fondamento nel "patto delle parti": Dio ribadisce e conferma che la terra di Israele è "promessa", "destinata" al popolo ebraico. A 90 anni la moglie Sara diede alla luce un figlio, Isacco, il quale avrà come figlio Giacobbe. Giacobbe è il terzo ed ultimo patriarca, avrà 12 figli che daranno vita alle dodici tribù.
I suoi discendenti ad un certo punto furono costretti a chiedere l'aiuto del faraone egiziano in conseguenza di una lunga e pesante carestia che aveva colpito la loro terra. Trasferitisi in Egitto, di fatto spontaneamente spinti dalla carestia, con il passare del tempo caddero in una situazione di semi schiavitù paragonabile, a mio avviso, alla attuale condizione dei raccoglitori di pomodori nell'agro salernitano. Invocato l'aiuto del Dio Unico per uscire dalla situazione, questi affidò a MOSE' il compito di liberarli dalla servitù in Egitto; è l'esodo che sembra sia avvenuto al tempo di RAMSETE II. Cinquanta giorni dopo l'uscita dall'Egitto Mosè salì sul Monte Sinai dove ricevette le tavole della legge, la Thorah. Ancora 40 anni di peregrinazioni nel territorio semi desertico del SINAI e finalmente, guidati da Giosuè, arrivarono ad occupare la terra promessa dove le dodici tribù si spartirono il territorio. Insediatesi nel territorio, le dodici tribù si diedero un re, SAUL, al quale successe DAVID al quale successe SALOMONE che costruì il primo tempio.E' questo il periodo di maggior splendore per il popolo ebraico Nel 597 i babilonesi, guidati dal re NABUCODONOSOR, distrussero Gerusalemme, distrussero il tempio e gli ebrei di più alto lignaggio furono esiliati a Babilonia. Ricostruito il tempio questi fu distrutto una seconda volta dalle truppe dell'imperatore romano Tito, nell'anno 70 della nostra era. Una terza grave sconfitta militare fu inferta nei primi decenni del secondo secolo quando la ribellione del popolo ebraico fu repressa con estrema durezza dall'imperatore Adriano. Da allora il popolo ebraico ha iniziato la sua diaspora.
La storia della nostra era è la storia di continue discriminazioni e continue persecuzioni, dall'accusa di deicidio, ai ghetti, alla cacciata dalla Spagna nel 1492, ai pogrom per arrivare alla follia nazista e alla shoah. La situazione attuale è a tutti nota; chi scrive ritiene che solamente la creazione di due stati autonomi possa portare pace ed equilibrio, che saranno peraltro sempre precari, nella regione. Gli ebrei hanno ragione a sentirsi assediati ed accerchiati in una regione ostile, i palestinesi hanno anch'essi il diritto a non vivere la loro vita nei campi profughi, la pressione sulla Giordania è ai limiti e ora è apparsa anche la minaccia islamica del sedicente califfato.
Ci vuole equilibrio, molto equilibrio da parte di tutti gli attori in gioco. Lo dice con convinzione chi scrive che discende chiaramente da una famiglia ebraica che ha lasciato non so quando la religione avita. Allego lo stemma di famiglia. Personalmente non ho bisogno di un riferimento ultraterreno.
E agli ebrei sparsi nel mondo e a quelli che vivono nello stato di Israele, dico: anche altri soggetti hanno la loro parte di ragione. Equilibrio, equilibrio e saggezza.
Per quanto mi riguarda personalmente ritengo di essere sufficientemente immune anche da posizioni integraliste. Sarei in contraddizione con me stesso visto che "elogio" in continuazione "la tolleranza". Mi perdonerete il calembour.
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