Emma c'est moi - disse del suo personaggio - Gustave Flaubert. Emma Bovary è assurta a categoria universale di un genere di donne che per delusioni, per ripicca, per infelicità, per curiosità, per mille altri motivi passano di adulterio in adulterio cercando attraverso di essi di lenire solitudine, sconfitta, consapevolezza di proprie debolezze prima ancora che di responsabilità altrui. Categoria di donne non molto numerosa a metà ottocento se non altro per il molto più stringente controllo sociale, molto più vasta oggi per il mutamento dei costumi e per la maggiore autonomia anche economica delle donne.
Emma alla fine si suicida; quasi nessuna delle Emme di oggi lo fa. Se la raccontano, si giustificano, ma non hanno mai il coraggio di guardarsi dentro. E questo il principale limite delle donne, oggi come ieri
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