martedì 6 ottobre 2015

DA LENIN A VERDINI - ILSUICIDIO DELLA SINISTRA ITALIANA

Il Partito Comunista Italiano, lo sappiamo tutti - o quasi - fu fondato a Livorno nel 1921 sull'onda della Rivoluzione d'Ottobre, della terza internazionale, del pensiero e dell'azione di Lenin, leader indiscusso.
Nei suoi primi decenni il PCI fu un partito di fatto clandestino con pochi militanti, un disciplina ferrea e un controllo strettissimo da parte dell'Unione sovietica che si avvaleva per questo di Palmiro Togliatti.
Alla fine della guerra parve a taluno che il PCI potesse addirittura andare a governare(fronte popolare) ma, al di là di ogni altra considerazione, il mondo era stato diviso a Yalta ove era stato deciso che il nostro Paese rimanesse "di qua".Questa collocazione consente di interpretare molti fatti del dopoguerra, dalla strategia della tensione, al fattore K. Il vaticano contribui  in maniera determinante all'ostracismo contro il PCI. Il dopoguerra fu una lunga guerra di opposizione/posizione.Costantemente secondo partito del Paese, che trovava la sua base elettorale nel mondo delle "fabbriche"e dei quartieri popolari delle grandi città, mai in grado di raggiungere il risultato pieno. L'incapacità del Partito socialista di proporsi come partito guida di una società in rapida tarsformazione, partito "labour" nel senso più pieno della parola, gli diede una ultima chance. Il PCI guidato da Enrico Berlinguer ottenne alle elezioni politiche del 1976  un clamoroso risultato elettorale, il migliore della sua storia, e si fermò a pochi decimali dalla DC.
Alla camera la DC conquistò il 38,71% dei consensi e 262 seggi. Il PCI il 34,37 e 228 seggi.
Al senato la DC il 38,88% e 135 seggi, il PCI il 33,83% e 116 seggi. 
L'Amministrazione USA si preoccupò, intervenne, la strategia della tensione, l'assassinio di Aldo Moro; ed anche quella parentesi fu chiusa. Negli anni '80 Berlinguer non potè non riconoscere che il "comunismo"aveva perso la sua spinta propulsiva" e che il modello economico e sociale realizzato nei paesi "comunisti" aveva fallito. Cominciò una lunga fase di distacco caratterizzata dalla trasformazione del PCI prima in PDS, poi in DS, per poi dare vita al progetto veramente grande dell'incontro tra forze socialiste (rappresentate ormai dal solo ex PCI, visto che il PSi si era liquefatto) e le forze cattoliche progressiste. Un grande progetto maturato negli ambienti bolognesi, che - se portato avanti - avrebbe consentito di coniugare economia di mercato in chiave keynesiana, democrazia formale e democrazia sostanziale.
Altra occasione perduta (Romano Prodi ha parlato di "Missione incompiuta"). Fallimento dovuto, a mio avviso, ai seguenti fattori:
- una palese mediocrità della classe politica che veniva dall'esperienza di cui ho ricostruito le fila che - e questa è la colpa più grande - non ha mai opposto la dovuta resistenza al degrado morale che si aggravava sempre di più. Anzi si è adagiata in comportamenti analoghi a quelli degli avversari politici.
- Il permanere di sacche di utopismo infantile (ce lo ricordiamo Turigliatto?) nella sinistra "alla sinistra" del cui appoggio in termini di numeri c'era necessità
- resistenze molto forti nel mondo cattolico alimentate e finanziate da massoneria, dal vaticano di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, e dall'Amministrazione USA
- la debolezza mediatica del leader del progetto, Romano Prodi
Intanto a destra si cercava un sostituto di Berlusconi, con chiari problemi di salute mentale, con qualcuno che ne continuasse il progetto e che avesse un'anagrafe in linea con quella degli altri leader mondiali, energie adeguate e che "garantisse" le cancellerie occidentali. Era stato individuato già da tempo Renzi, che non era ancora sufficientemente forte e pronto. Ci si è arrivati attraverso i governi tecnici e il governo di Enrico Letta(paramassone).
Preso il potere, Renzi ha subito messo in atto una strategia di "eliminazione fisica" della corrente minoritaria nella quale si era nel frattempo trasformato l'ex DS. Si è liberato in primis di Prodi che come Presidente della Repubblica avrebbe potuto costituire un ostacolo, ed ha "asfaltato" come un caterpillar Bersani & Co. Il quale Bersani, timoroso di una scissione, senza alcun carisma ed alcuna visione, ha voluto far passare come una vittoria il contentino che Renzi si è degnato di concedere sulle modalità di elezione  dei nuovi senatori
E intanto Renzi, con cinica e tranquilla impudenza ha dichiarato non più tardi di ieri che l'appoggio di Verdini alle riforme(sic) non può che far bene all'Italia. Senza commenti.
Da parte mia mi limito a riproporre alcuni post scritti in passato aventi per oggetto l'ex macellaio toscano dal curriculum giudiziario importante che tutti i quotidiani oggi propongono.
Se non ci fosse da piangere ci sarebbe solo da fare una grande risata al pensiero:
LASINISTRA ITALIANA: DA LENIN A VERDINI
Con una ultima riflessione: i vari D'Alema, Bersani, Cuperlo ecc.ecc dovrebbero solo vergognarsi pensando a tutti coloro che hanno sacrificato la vita, gli affetti, subìto il carcere, pene morali e corporali, per un  ideale di giustizia. Ed hanno anche osato dire "così muore la sinistra"
Ma se l'avete ammazzata voi. 
  

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