lunedì 22 febbraio 2016

UMBERTO ECO IL TEMPO LA STORIA

La morte di Umberto Eco sta provocando, come uno tsunami benefico, una serie di cerchi concentrici che si allontanano dall'epicentro. Ogni cerchio solleva una problematica.
E' stata ritrasmessa una recente intervista al professore nel corso della quale Eco prendeva atto con preoccupato stupore delle difficoltà delle nuove generazioni ad inserire correttamente nel tempo, e nello spazio aggiungo io, personaggi ed avvenimenti, con conseguente scarsa capacità di cogliere il "senso" e il "verso," della Storia. L'ho visto in quella intervista fortemente preoccupato e ben consapevole che un Paese senza storia è anche senza memoria. In linea di massima concordo anche alla luce di esperienza diretta. Chi  mi segue sa che un paio di volte la settimana vado a giocare al Dr. Why. I miei amici/avversari/compagni di merende sono compresi in un range di età tra i 30 e i 50 anni inferiore alla mia. Io ho 68 anni, la loro età è compresa tra i 18 e i 38 con qualche raro quarantenne e cinquantenne a completare il quadro. Ebbene, riconosco loro maggiore duttilità, maggiore elasticità, maggiore capacità di affrontare situazioni inattese, ma una impalcatura più fragile. Io mi sono formato in un liceo classico negli anni '60 che si poneva l'obbiettivo di dotare la persona di un solido "hardware" sul quale nel corso della vita si sarebbero potuti innestare tutti i software che man mano si fossero affermati. I più giovani per contro sono in possesso di molti software che padroneggiano molto meglio, ma il loro hardware è meno affidabile. Causa di ciò, a mio avviso, un cambiamento radicale dei ritmi di vita, il maggior "rumore di fondo" che accompagna l'esistenza e la assoluta mancanza di insegnanti, questa è la mia sensazione, che "provino gusto" a concepire il loro lavoro come lavoro di "formazione" e di aiuto e supporto agli studenti a costruire la loro identità. In un contesto così sfilacciato, pretendere dai più giovani idee chiare sulla profondità del tempo sarebbe inutile ed ingiusto.
Personalmente ritengo che il modello formativo di cui ho potuto beneficiare sia migliore, anzi ancor più efiicace oggi che le nuove tecnologie consentono di ridurre drasticamente i tempi e la fatica di raccogliere il materiale sul quale lavorare. Ve la immaginate la classe di liceo di Italo Calvino ed Eugenio Scalfari ai tempi d'oggi?
Resta il fatto che i nostri giovani sanno poco del nostro passato ed hanno idee in genere confuse. Eppur si tratta di un periodo relativamente breve quello della civiltà su questo pianeta. 5.000 anni in tutto, 2.000 della nostra era  e 3.000 prima con i quali si risale alle prime dinastie faraoniche. Prima ancora qualche raro reperto e il terreno ancora quasi inesplorato degli studi del genoma e dei meccanismi dell'evoluzione.
E per colmare i ritardi e le lacune c'è un solo modo:
- che gli insegnanti facciano il loro lavoro con passione  ponendosi l'obbiettivo di destare sempre l'interesse degli allievi
- che gli allievi siano sempre curiosi e non smettano mai di approfondire quello che già sanno  e di cercare quello che non sanno
- che aleggi sempre lo spirito di libertà  perchè la conoscenza non conosce altro terreno   
 

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