giovedì 21 aprile 2016

REFERENDUM - IL GIORNO DOPO

Non ho ancora commentato i risultati del referendum; lo faccio ora prendendo anche spunto dalla intervista alla senatrice Erica D'Adda pubblicata ieri su "La Prealpina". La senatrice D'Adda è stata eletta nel PD e si riconosce nelle posizioni della cosiddetta minoranza del partito. Ritengo sia interessante analizzare  le sue posizioni per arricchire il materiale sul quale maturare le proprie convinzioni.
Faccio una premessa; la senatrice ha confermato ancora una volta di avere la schiena dritta, di non avere remore ad assumere posizioni non allineate alle indicazioni della segreteria e di mantenere coerenza di comportamento e rispetto dei suoi elettori, tanto più apprezzabile, ciò, in un momento storico in cui si assiste giornalmente a contorcimenti, tradimenti, mercanteggiamenti che definire "trasformismo"sarebbe offendere il termine.
La prima osservazione, che coindivido pienamente, è che è stato un delitto spendere oltre 300 milioni euro per non accorpare amministrative e referendum; con le casse dello stato nelle condizioni in cui sono e i tanti comparti a corto di finanziamenti. Non consentire l'election day nel timore che l'accorpamento avrebbe favorito la partecipazione al referendum significa avere una visione meschina della politica, il far sempre prevalere il "particolare" sull'interesse generale è un tratto distintivo della nostra classe dirigente cui il premier non sfugge.
La senatrice ha votato sì, io no per le motivazioni che ho enunciato nel precedente post. Chi ha "voluto" dare un segnale per imboccare decisamente la strada delle rinnovabili ha votato sì, chi - come me - tende a razionalizzare e cerca di vedere tutti gli aspetti di una scelta, ha votato no. Comunque continuo a ritenere che l'Isituto del referendum vada utilizzato solo per questioni di rilevanza assoluta come sarà il referendum che ci vedrà chiamati ad approvare o no la riforma costituzionale che l'attuale governo sta attuando e che l'attuale parlamento sta approvando.
Certo è che il referendum non poteva e non doveva essere utilizzato per regolare lotte interne di partito e mi sembra importante il richiamo che alla fine dell'intervista la senatrice fà ai cittadini a guardare all'interesse generale e a "ragionare con la propria testa e guardare lontano."
Ma questi sono tempi per uomini e donne piccoli e il tramonto del progetto dell'ulivo ne è la più chiara delle conferme. Di questo quelli che cercano di volare più alto se ne sono accorti da tempo e notano con soddisfazione che anche la senatrice è dei loro. Mai messo in dubbio, peraltro

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