Ieri scrivevo ricordando i princìpi e i valori dell'89 e qualche ora più tardi è successo quello che è successo. Ed è stato confermato, a mio avviso, che lo scontro di civiltà in atto contrappone non solo aree geografiche diverse ma blocchi sociali all'interno della stessa città, dello stesso quartiere, dello stesso stabile. Per molti è una scoperta, dolorosa e preoccupante, e sopratttutto destabilizzante. Ci si meraviglia, non si riesce a capire perché il modello francese di integrazione che prevede un facile ottenimento della cittadinanza e afferma la piena equiparazione di tutti i "francesi", qualunque ne sia l'origine, un modello apparentemente avanzato, non funziona.
Non funziona per un motivo molto semplice; non si può chiedere ad un ragazzo di origine algerine, pur nato in Francia, ma il cui nonno magari ha combattutto la "battaglia di Algeri", di sentirsi francese. Non lo fa sentire francese il colore della pelle, il rancore nei confronti di chi ha tenuto sotto il tallone di ferro di un colonialismo feroce la comunità alla quale appartiene, non lo fa sentire francese la religione che professa che per secoli ha contrappposto i popoli di religione islamica ai "crociati", non lo fa sentire francese il vivere in una banlieu dove vivono praticamente solamente persone con la stessa sua storia, e non lo aiuta certo il fatto che il suo reddito si colloca in genere nelle fasce basse e che il tasso di disoccupazione nel suo "milieu" sia più alto della media. Sintetizzo in maniera estrema ma il succo è questo.
E allora che fare?
Prendere atto che lo scontro di civiltà ci contrappone a popoli più giovani, più sani, più arrabbiati con il coagulo dell'islam che conferisce identità e giustificazione ideologica all'agire. Ricordare che il percorso per arrivare ai princìpi dell'89 è stato lungo, faticoso, doloroso e sempre rimesso in discussione. Ricordare che alle spalle abbiamo Spinoza, Voltaire, Kant ai quali non possiamo e non dobbiamo rinunciare perché esprimono un sentire piùavanzato e,molto sinteticamente, più giusto.
Risultato: rivedere tutte le politiche di integrazione nei confronti del mondo islamico, ricordare che fraternitè significa "no agli integralismi" per cui chi viene nel continente dove noi europei viviamo da millenni o vi è nato da genitori "migranti", pretende di avere valori superiori e non riesce a liberarsi della incapacità al confronto............non può stare da noi. Non abbiamo le forze per assorbire e metabolizzare chi poi non lo vuole.
Come tutto questo? Bella domanda cui cercherò di rispondere in qualche prossimo post.
Nessun commento:
Posta un commento