La stampa e le televisioni hanno dato ampio spazio ai dati macroeconomici diffusi dall'Istat che confermano la sensazione generale di un Paese fermo che non riesce ad invertire la rotta e che non è capace di "ripartire"dopo otto anni di "crisi" durante i quali il PIL ha registrato un continua e brusca caduta che solo da poco si è arrestata. Renzi ha forse ragione a dire che siamo usciti dalla recessione(il PIL non cala più) ma non può credere o farci credere che l'Italia sia di nuovo in marcia. Le stime parlano di un consuntivo a fine 2016 di un più 0,7-0,8 che dopo anni di caduta verticale conferma tutte le difficoltà del sistema Italia a recuperare posizioni sui mercati. Il nocciolo del problema - l'ho scritto in numerose occasioni - è la secca perdita di competività, perdita di knowhow e di capacità innovative, il tutto in un quadro sempre più deteriorato della situazione del debito pubblico ed un netto scadimento dell'etica nella gestione delle risorse. Per tutti questi motivi sono molto scettico sulle possibilità di recupero del sistema Italia, sempe più debole in una Europa anch'essa in difficoltà nei confronti delle aree emergemti del mondo e degli Stati Uniti che rimangono sempre ampiamente leaders nell'innovazione e nello svilupp di nove tecnologie.
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