venerdì 4 maggio 2018

LO STATO SOCIALE



Un caro amico che mi legge con continutà, Alberto Sgariglia, ha commentato su Facebook il mio post sul Primo Maggio ponendo una domanda, retorica: "Di chi la colpa di aver distrutto lo Stato sociale."!?
Ha centrato il cuore del problema perchè se nelle cose umane qualcosa accade c'è sempre la responsabilità di qualcuno non delle cose.
La responsabilità è innanzitutto di noi cittadini che non abbiamo dedicato un minimo di riflessione a ricordare quanto era stato lungo e faticoso il percorso per giungere alla costruzione di una serie di Istituti e garanzie diretti a rendere più serena la vita di tutti noi.  Abbiamo dato tutto per acquisito e ignorato colpevolmente  che nulla è mai conquistato per sempre.   Abbiamo finto di non sapere che per distribuire risorse occorre innazitutto che esse siano prodotte. Altra componente decisiva l'egoismo, tratto essenziale della natura umana. Si ha ben voglia di invitare singoli e popoli tutti a voler bene al prossimo(che letteralmente significa: colui che ti è vicino), si ha ben voglia di richiamare alla solidarietà anche nei confronti di chi ti è lontano, alla rinuncia a qualcosa di noi per condividerlo  o dividerlo con chi ha meno, si ha ben voglia a invitare a guardare ciò che accade accanto a noi. Il Cristianesimo, altre filosofie o religioni come il buddismo, i movimenti socialisti hanno nel corso della storia lanciato messsaggi in tale unica direzione, con risultati scarsi, come è sotto gli occhi di tutti.
Determinante è stata la "globalizzazione" con l'affacciarsi e il consolidarsi sui mercati internazionali di nuovi Paesi in grado produrre a prezzi competitivi una vasta gamma di prodotti nei settori i più diversi. Repubblica Popolare Cinese,Corea, Paesi del sud est asiatico si sono sostituiti in gran parte come soggetti manufatturieri alla vecchia Europa.
Ma al centro di tutto, a mio avviso, c'è la caduta verticale del senso dello Stato e del senso di cittadinanza, dell'etica dei valori e dei comportamenti sia come cittadini che nei ruoli di responsabilità pubblica. Di qui uno spreco immane di risorse, una corsa con le caratteristiche dell'assalto alla diligenza finalizzata all'accaparramento di risorse pubbliche da parte di privati.
Che cosa si può fare sul piano operativo per non lasciarsi travolgere, come cittadini e come individui?
Innanzitutto mettere in atto senza tentennamenti  tutte le misure difensive possibili contro la concorrenza sleale di nazioni che non rispettano le norme sulla tutela dei lavoratori, su quella dei minori, sulla tutela dell'ambiente, su quella dei consumatori. Quindi si ai dazi da parte della UE, si al divieto di importazione di merci non in regola con le nostre norme. Occorre inoltre che il nostro Paese si interroghi su ciò che vuole essere e dove vuole andare concentrando i suoi sforzi nei settori dove è ancora competitivo - e sono molti - o che hanno ancora vasti spazi di miglioramento. Il turismo e lo sfruttamento del nostro patrimonio culturale, paesaggistico, artistico - unici al mondo - hanno enormi potenzialità di ulteriore affermazione.
Ma pregiudiziale a tutto, lo ripeto fino allo sfinimento, è una inversione netta di tendenza nei comportamenti. Non si può tollerare che intere regioni siano in mano alla delinquenza organizzata, non si può tollerare un livello di corruzione come quello al quale siamo arrivati, non si possono avere tempi di amministrazione della giustizia lunghi come i nostri, non si può continuare a dare spazio ad una classe politica che ha come principale obbiettivo l'affermazione e la tutela del  suo "pariicolare" e solo marginalmente il bene della polis. Non si può avere un livello di evasione fiscale come il nostro. Occorre volare alto, molto alto e di aquile, sinceramente, non ne vedo in giro molte.

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