domenica 18 agosto 2019

QUESTI UOMINI DELLA LEGA E DI DESTRA ESTREMA, DURI, PURI INTRANSIGENTI DIFENSORI DELLA PATRIA, DELLA RELIGIONE E DELLA FAMIIGLIA

Leggo nella cronaca milanese del "Corriere della sera" di oggi che Piergianni Prosperini, ex consigliere comunale di Milano prima per la Lega poi per Alleanza Nazionale, ex consigliere ed assessore regionale, infine approdato nel Popolo delle Libertà, è stato condannato dalla corte di cassazione a restituire alla sodale politica ed ex amica Carla De Albertis, consigliere comunale a Milano dal 2001 per AN, la somma di  Euro 1.549.371(controvalore di 3 miliardi di lire) che la De Albertis gli aveva prestato il 14 Febbaio 2002. Veramente quando nel 2006 la De Albertis chiese la restituzione della somma, Prosperini sostenne in prima istanza che si trattava di soldi di sua madre che l'anziana signora Prosperini teneva in casa in contanti. Ma, apertasi una causa non fu difficile per i giudici accertare che essendo i versamenti effettuati in euro, che aveva sostituito la lira  da poco più di un mese, l'anziana signora Prosperini avrebbe dovuto  cambiare più di 100 milioni al giorno di lire in euro per poter fare l'operazione-
Più semplice accertare che il 14 Febbraio la De Albertis aveva prelevato dalla sua banca 1.549.371 euro e lo stesso giorno Prosperini aveva versato la somma sul suo. 
Questi i fatti: ora sarebbe interessante sapere come faceva la De Albertis ad avere 3 miliardi di lire in conto, con quali finalità li aveva prestati a Prosperini e cosa quest'ultimo ci aveva fatto. L'articolo del Corriere non ne fa cenno.
A me l'episodio ha fatto tornare alla mente l'unica occasione di incontro con Prosperini che ho avuto nella mia vita.
Primi mesi del 1996; ero direttore della Filiale Milano Centro della Banca di Roma Intorno alle ore 13 il commesso mi annuncia che c'era un certo Dr. Prosperini che voleva parlarmi. Lo ricevetti. Era proprio il politico Prosperini che in quel periodo era presente praticamente ogni giorno nella cronaca milanese per le sue prese di posizione, per le dichiarazioni roboanti che proveniendo da una persona alta un metro e novanta, ex pugile, non passavano inosservate.
Entrò subito in "medias res". Sono Piergianni Prosperini, sono un dentista e per attività inerenti alla mia professione ho 750 milioni di cambiali che vorrei scontare. Gli risposi, con molta calma, che trattandosi di un unico debitore - come presumevo - e di una operazione finanziaria pura, avrebbe dovuto darmi dettagli più approfonditi e, inoltre, spiegarmi quale destinazione avrebbe avuto la provvista che gli avessi messo a disposizione. Si irritò palesemente, evidentemente non capiva i motivi della mia curiosità, e mi sembrò divertente, per me, dirgli che, visto che era un facoltoso dentista, un noto uomo politico, uno stimato personaggio pubblico, gli potevo fare un prestito personale di 20 milioni (notai che l'irritazione cresceva a vista d'occhio; vuoi vedere che questo mi mena, pensai tra me e me). Ma comunque, se riteneva, avrei potuto fissargli un appuntamento con il Direttore Centrale mio superiore gerarchico che avrebbe potuto valutare meglio le sue esigenze. Ritenni opportuno e prudente coprirmi, non si sa mai. Lo ricevemmo insieme e il mio superiore gerarchico, ora scomparso per cui non ne faccio il nome, dopo averlo ascoltato, reagì con molto meno aplomb e lo licenziò con l'invito a vergognarsi di proporre operazioni del genere al sistema bancario. In effetti un'operazione del genere ad un privato, di quell'importo, senza spiegazioni sulla natura del rapporto sottostante alle cambiali da scontare e sulla destinazione della provvista, non si fa, così ci avevano insegnato da piccoli.
Prosperini negli anni successivi ha imperversato a Milano, ed ha riportato parecchie condanne per corruzione e altri reati della specie.
Ma non ha mai avuto molto da temere. Anche quest'ultima condanna: il prestito è del 2002, la richiesta di restituzione del 2006, la sentenza della Cassazione del 2019. Non credo che li restituirà mai quei soldi, Piergianni Prosperini. C'è qualcosa che non va, nell'ordinamento giudiziario del nostro Paese ed è sensazione diffusa che le persone intenzionate a delinquere non abbiano molti deterrenti davanti a loro. Un po' come le "grida" manzoniane.

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