Tra le tante "palle" che hanno raccontato in accoppiata il duo Berlusconi/Tremonti c'è quella, abissale, secondo la quale noi non dovremmo preoccuparci più di tanto perchè "l'Europa avrebbe accettato - secondo i due - la posizione italiana in forza della quale nella valutazione di un Paese si deve tener conto non solo del debito pubblico ma anche della situazione dela finanza privata che in Italia è più solida che in molti altri Paesi dell'Unione"
Niente di più falso come ho sostenuto in più occasioni ed in particolare in un post scritto il 24 Febbraio di quest'anno e dal titolo "Il debito pubblico e la BCE".
Ed infatti la Corte dei Conti, organo supremo di controllo contabile amministrativo, nel Rapporto 2011 per il coordinamento della finanza pubblica pubblicato ieri afferma due cose precise:
a) che la Grande Recessione ha prodotto una perdita permanente di prodotto di 140 miliardi a fine 2010 e prevista crescere a 160 nel 2013
b) e lo scrivo in rosso così si vede meglio: " che l'Italia dovrà tagliare il debito pubblico di 46 miliardi ogni anno (per venti anni, aggiungo io) in funzione degli inasprimenti dei vincoli europei recentemente introdotti ed in particolare della nuova regola secondo la quale i Paesi che registrano un rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo superiore ail 60% dovranno ridurre lo scarto tra il dato effettivo e la soglia del 60% di un ventesimo l'anno fino a rientare nella soglia"
Considerato che l'Italia è al 120%, ciò significa che l'Italia deve rientrare di 60 punti in venti anni, cioè tre punti di PIL l'anno per venti anni ; in termini assoluti 46 miliardi l'anno di rientro oltre al fatto che deve essere raggiunto il pareggio di bilancio e quindi l'Italia, comr gli altri Paesi, non può anno per anno chiuedere gli esercizi in deficit come ha fatto finora(nel 2010 l'aumento del debito pubblico è stato di 79 miliardi).
Ho riletto il post del 24 Febbraio sopra citato; andate a rileggerlo anche voi.
Quando dico che i nodi prima o poi vengono tutti al pettine, non dico chissà che cosa. E' solo questione di buon senso e di onestà intellettuale oltre all'essere in grado di muoversi con sufficiente dimestichezza nella materia. E se la Corte dei Conti, che in genere è prudentissima, si esprime come si esprime.....................lascio a Voi le valutazioni del caso
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