sabato 11 agosto 2012

MEDIOBANCA I POTERI FORTI IL POTERE

Mediobanca è da tempo al centro di una guerra di potere accesissima tra  i managers, di estrazione interna, che difendono la tradizione autoreferenziale dell'Istituto, e gruppi di potere che vogliono entrare in Mediobanca perché li c'e lo snodo degli equilibri tra i principali  gruppi industriali e finanziari del Paese, quei pochi che sono rimasti. Il "salotto buono", come si diceva in passato. In particolare è strategico il pacchetto in possesso di Mediobanca nel determinare gli indirizzi al"Corriere della Sera"(partecipazione di circa il 14% in RCS) , nelle "Assicurazioni Generali"(partecipazione di circa il 13%) e in Telecom (partecipazione di circa il 12% in Telco)
Apro una parentesi: io, e secondo molti sto dicendo una eresia, considero Enrico Cuccia e la sua gestione cinquantennale di Mediobanca, fondata nel 1946 da Raffaele Mattioli  allora Presidente di Comit, in misura molto meno positiva di quanto comunemente non si faccia.
Cuccia, giocando con le partecipazioni del salotto buono (Agnelli, Pirelli, Pesenti, Orlando, Montedison, Snia), che avevano in Mediobanca un azionista importante che le teneva sotto tutela, che a Cuccia ricorrevano nei momenti di bisogno, ha impedito che il capitalismo italiano si sprovincializzasse, che si preparasse ad affrontare in mare aperto le sfide globali, non ha fatto di Mediobanca una banca d'affari internazionale e si è limitato ad assicurarle un ruolo importante solo nell'asfittico panorama finanziario e industriale del nostro Paese. In definitiva è stata più motivo di rallentamento che di sviluppo.
Morto Cuccia nel 2000 e dopo la breve parentesi Maranghi, che di Cuccia era stato il silente braccio destro per decenni, l'Istituto è ora nelle mani di due managers interni, il Presidente Renato Pagliaro e l'Amministratore Delegato Alberto Nagel. Che hanno già dovuto respingere l'attacco di Cesare Geronzi il quale è approdato con il pieno sostegno del Presidente del Consiglio Berlusconi, allora all'apice del suo potere, in Mediobanca e successivamente in Generali con l'obbiettivo nemmeno troppo segreto di diventare il dominus di un gruppo di dimensioni mondiali in una ottica di capitalismo di relazione nel quale il banchiere romano è maestro assoluto.
Riusciti non ho ancora capito bene come a respingere l'attacco di un potente come Geronzi, in quel momento un po' acciaccato per alcune vicende giudiziarie che lo coinvolgevano, a mio avviso la mente più raffinata del nostro panorama politico-finanziario, il quale ha dovuto ritirarsi, a mio avviso solo provvisoriamente, a leccarsi le ferite, sono ora in forte difficoltà per i rapporti con il Gruppo Ligresti, da sempre nell'orbita Mediobanca e già salvato in passato dalla bancarotta per intervento diretto dei vertici dell'Istituto (Cuccia-Maranghi). Ed in particolare è in difficoltà Nagel che ha ingenuamente siglato per presa visione un foglio di richieste della famiglia Ligresti per uscire da FONSAI. Richieste che configurano una "buona uscita" per la famiglia di circa 45 milioni di euro. Un documento che assomiglia tanto ad un papello come quelli di cui la cronaca ci parla  con dovizia di particolari in queste settimane. Cose già fatte in passato nella finanza italiana ma che hanno attirato l'attenzione della magistratura perché è ovvio che non si possono usare i soldi di qualcun altro - gli azionisti - per "fare la dote"ad una famiglia che sta uscendo di scena.
E' stata una ingenuità, ma dalle conseguenze imprevedibili, tanto che Nagel ha rilasciato una intervista a Massimo Giannini di Repubblica per illustrare la propria versione dei fatti. Giannini ha commentato con ironia che per Cuccia il peccato mortale di un banchiere era il "parlare", molto più grave che il fuggire con la cassa. Non voglio dilungarmi ma è chiaro che il vertice attuale di Mediobanca è in forte difficoltà e che sono molti gli appetiti per impadronirsi di un soggetto che è al centro di tutti gli equilibri economico-finanziari del Paese .
Riusciranno Pagliaro e Nagel a salvarsi? Io credo di no. E poi Geronzi è uno che la vendetta la consuma fredda, è risorto più volte. ed ha molte frecce al suo arco.
Sullo sfondo quelli della squadra e del compasso, sempre presenti negli snodi più importanti di potere economico finanziario.
Andate a rileggervi l'intervista a Geronzi di Aldo Cazzullo pubblicata dal Corriere della Sera in Dicembre e da me commentata con tre post del 17 e 18 Dicembre 2011.
E'l'ultima domanda che Cazzullo pone a Geronzi. La risposa è chiara come il sole ...............e se lo dice Geronzi. Sarà interessante seguire gli sviluppi.                                                                                                

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