lunedì 15 ottobre 2012

IL MANIFESTO PROGRAMMATICO DEL PARTITO DEMOCRATICO

Il Partito Democratico si è messo un moto in vista delle elezioni politiche del 2013. Anche nel Lazio e in Lombardia si andrà a votare nel 2013 per il rinnovo del Consiglio Regionale per cui il clima "preelettorale" comincia a farsi sempre più caldo. Beppe Grillo nuota, la Lega è alla ricerca dell'elettorato perduto, il PDL è esploso come una bomba-carta (come largamente previsto)) e si assiste ad un fuggi-fuggi generale che sarebbe esilarante se non fosse tragico per il Paese. Mi sembra di aver capito che Berlusconi abbia intenzione di "lanciare" Briatore che, essendo abituato alle velocità della formula 1, sarà magari in grado di far ripartire velocemente il "berlusconismo". Personalmente ne dubito. Quanto all'UDC, si pone sempre di più al centro del centro e SEL si sta rafforzando sull'onda delle sempre maggiori difficoltà economiche di fasce sempre più larghe di popolazione.
Tornando al Partito Democratico, che mi interessa di più, Renzi, come noto, sta girando l'Italia in camper, Bersani è partito ieri dal suo Paese natale, Bettola, per la sua corsa, Veltroni con tempestività sospetta ha dichiarato che non si ricandiderà e il partito ha avuto due momenti importanti: l'assemblea nazionale del 6 Ottobre che ha modificato lo statuto e sulla quale ho riferito con il mio post dell'8 Ottobre e il "Manifesto programmatico" sul quale a grandi linee riferisco oggi riservandomi di approfondire con un post successivo.
In sintesi il PD ha firmato un "patto vincolante" con SEL e Partito Socialista di cui è segretario Nencini che prevede lealtà per tutta la legislatura al premier scelto con le primarie di coalizione. Il patto esclude l'IDV,  non fa alcun riferimento all'esperienza Monti e allarga il solco con l'UDC.
La linea politica sembrerebbe questa: un patto a sinistra dal quale emerge, a mio avviso, un potenziale del 32/35% di elettorato. In quanti deputati e senatori si tradurrà questa percentuale è difficile dire visto che non si sa con quale legge si andrà a votare. Sembra quindi che abbia prevalso, all'interno del partito, una linea che prevede un netto spostamento a sinistra sul piano politico e il prevalere delle posizioni di Fassina sul piano delle politiche economiche.
Ovviamente un perimetro così ristretto implica la necessità di una alleanza "post elettorale" con i "moderati", capitanati da Passera, Casini, Montezemolo, Fini di cui Monti potrebbe essere il punto di coagulo più alto. Il tutto dando per scontato che il PDL si disintegri e che la Lega sia costretta a ritirarsi nei ridotti delle valli del Nord Italia
Detta così, sembra una linea molto "sul filo"perché all'interno del PD c'è una forte componente, coagulata intorno a Renzi, che ha una visione diversa e che potrebbe riservare delle sorprese.
Da parte mia, sottoponendo al giudizio di chi mi legge l'analisi, osservo che un cenno all'esperienza Monti lo avrei fatto. Perché se è vero che il nostro posto è in Europa, bisognerebbe ricordare, non ringraziare, che é stato Monti a riportarci dentro il cuore del continente. E non vorrei che l'elettorato "non capisse" una linea così "sottile"
In un secondo post riferirò sulle regole definitive per le primarie e sui dieci punti in cui la "carta d'intenti si articola.

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