Il libro inizia dall'ultimo atto, finora, della carriera di Geronzi, il defenestramento dalla carica di Presidente delle Assicurazioni Generali, avvenuto il 6 Aprile 2011.
Peraltro, per facilitare la comprensione degli avvenimenti anche a chi non sa molto della attività di Geronzi, farò una breve sintesi del suo percorso professionale:
- nasce a Marino, nei castelli romani, il 15 Febbraio 1935
- si diploma in ragioneria e a 20 anni vince il concorso in Banca d'Italia; entra nell'Istituto di emissione e si fa talmente apprezzare che in breve tempo viene chiamato a dirigere il Centro Operativo Cambi. Collabora 15 anni con Guido Carli e poi con Ciampi i quali ne riconoscono le grandissime qualità professionali
- nel 1980 viene nominato Vicedirettore Generale del Banco di Napoli "portato" dal Direttore Generale Rinaldo Ossola. Nel 1982 sia Ossola che Geronzi sono licenziati dal Banco di Napoli (guerre di potere all'interno dell'Istituto partenopeo)
- nel 1982 passa alla Cassa di Risparmio di Roma come Direttore Generale (dominus indiscusso il Presidente Remo Cacciafesta). Nella seconda metà degli anni 80 inizia la vera ascesa di Geronzi. Viene concepita una operazione che porti alla fusione tra le tre banche romane di maggior peso, Banco di Roma (allora una delle tre BIN, anche se più opaca di COMIT e CREDIT, queste ultime di fatto nell'orbita di Cuccia, Presidente di Mediobanca, mentre il Banco di Roma era pienamente nell'orbita IRI) il BANCO DI S.SPIRITO , la più piccola delle banche IRI e con grossi problemi di bilancio, e la CASSA DI RISPARMIO DI ROMA che le malelingue chiamavano "la più grande cassa di Risparmio laziale del mondo."
L'operazione - Geronzi lo ha dichiarato più volte anche in riunioni pubbliche e conventions alle quali ho partecipato - fu fatta con il pieno consenso di Bankitalia (governatore Ciampi) e delle forze politiche (Geronzi Direttore Generale in quota Andreotti e il Presidente Pellegrino Capaldo in quota De Mita).
Secondo la mia opinione l'operazione aveva come scopo finale quello di creare un soggetto finan ziario di notevoli dimensioni e di notevole peso, romanocentrico, e si inseriva in un disegno più vasto di creazione di strumenti che assicurassero il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica (cfr. mio post del.17 Dicembre.dal titolo."Abbozzo di una teoria generale sul potere e sulla gestione del potere in Italia")
Sul piano tecnico l'operazione è così strutturata: la Cassa di Risparmio di Roma dovrebbe acquistare il Banco di S.Spirito. Non avendo gli 800 miliardi necessari si costruisce un percorso in cui , bisogna riconoscerlo, si sviluppa tutta la fantasia così connaturata al nostro Paese. Cassa di Risparmio di Roma vende al S. Spirito la sua rete di sportelli, si trasforma in holding e con i quattrini che gli deve il Banco di S.Spirito a fronte dell'acquisto degli sportelli.........................compra il Banco di S. Spirito. Una operazione da manuale che io, tanto per mantenermi sul piano dell'ironia, potrei chiamare operazione di "Sleverage by out" o anche "the trhee cards game." A fine 1980 viene aggregato il Banco di Roma per arrivare alle due successive fusioni di cui ho già parlato: Cassa di Risparmio di Roma/Banco s:Spirito il 1 Marzo 1991, Nuovo Banco di S.Spuirito /Banco di Roma il 1/8/1992) E' nata la "Banca di Roma".
Negli anni successivi il Gruppo diventa sempre più importante con le acquisizioni di Banca Nazionale dell'Agricoltura, Banca Mediterranea, Mediocredito Centrale, Banco di Sicilia, Banca Popolare di Brescia., Cassa di Risparmio di Reggio Emilia. Nel 2002 viene creata una holding Capogruppo, Capitalia, che viene quotata in borsa. Nel 2007, infine, Capitalia entra nell'orbita delle attività in Italia di Unicredit, allora condotto da Profumo, Perché? Perché Capitalia è praticamente decotta e l'unico Istituto italiano in grado di sopportare l'impatto di una acquisizione siffatta, su "moral suasion" per non parlare di pressioni, di Bankitalia dove è governatore il suo amico Fazio, è Unicredit.
A questo punto Geronzi è pronto per il suo obbiettivo finale, MEDIOBANCA e il ruolo di "Cuccia" di inizio millennio. A fine Giugno 2007 viene eletto Presidente del Consiglio di Sorveglianza di Mediobanca (era entrato in vigore il sistema "duale": Consiglio di sorveglianza che fissa le strategia e il Consiglio di Amministrazione che è responsabile della gestione.) Non gli basta. Il potere lo vuole tutto. Riesce a far deliberare dall'assemblea di Mediobanca, il 28 Ottobre 2008, l'abbandono del sistema duale, e alla fine del 2008 viene confermato Presidente "unico". In questa fase matura la netta frattura con il top Management di Mediobanca (Pagliaro e Nagel) e con alcuni soci "forti". Siamo all'ultimo atto: il 24 Aprile 2010 viene nominato, su indicazione di Mediobanca, Presidente delle Assicurazioni Generali. Perché va in Generali? Per due motivi, secondo me:
a) perché stanno arrivando a sentenza alcuni processi che lo vedono coinvolto e in caso di condanna perderebbe il "requisito di onorabilità" senza il quale non potrebbe far parte di nessun consiglio di amministrazione di banche (nelle assicurazioni il requisito di onorabilità non viene richiesto)
b) perché da Trieste vuole pilotare la fusione tra Generali e Mediobanca per farne la più forte "conglomerata" bancario/assicurativa del continente con lui dominus indiscusso.
Ma anche a Trieste si scontra con il Management e con alcuni soci e maturano le condizioni per il suo defenestramento cje avviene undici mesi dopo la nomina, precisamente il 6 Aprile 2011-
Qui torniamo all'inizio di questo post.
Mi accorgo che dovrò spezzare in due se non in tre parti anche il primo capitolo "Congiura alle Generali" La prima parte finisce qui.
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