sabato 19 gennaio 2013

IL KNOW-HOW

La situazione generale del Paese è pesante, lo sappiamo tutti. Conti pubblici in costante disequilibrio che ci hanno portato ad accumulare uno stock di debito di 2.020 miliardi, i partiti politici che da strumenti attraverso i quali si esercita la sovranità delegata si sono trasformati  in macchine per l'occupazione del potere, sia a livello locale che centrale, una classe politica che, con gli opportuni e necessari distinguo, ha utilizzato le enormi quantità di denaro uscite dalle casse dello Stato non per fare investimenti, non per assicurare ai cittadini  servizi adeguati alle risorse impegnate, ma per arricchimenti personali o di gruppo, infiltrazioni della malavita organizzata un po' dovunque, l'accantonamento dell'etica come fardello superfluo, visione corta da parte delle elite politiche, scadimento del livello di preparazione delle nuovissime generazioni, allargamento del divario tra ricchi e poveri, uno sfilacciamento continuo e progressivo del tessuto sociale.
Tutti aspetti importanti e legati tra di loro, ma quello che mi pare centrale per il futuro del Paese è
il KNOW HOW   o meglio la progressiva e sempre più accelerata riduzione del livello di know-how del Paese. 
Cosa è il kow-how? E' l'insieme delle conoscenze, competenze,  e le applicazioni pratiche delle stesse di cui un individuo, una comunità, un Paese, è in possesso.
Ebbene, se ci pensiamo e ci riflettiamo su, vedremo che negli ultimi tre decenni abbiamo perso conoscenze e presenza in tantissimi settori strategici; ve ne do qualche esempio:
- negli anni 50 Natta prese il Nobel per la chimica per la realizzazione del MOPLEN, laboratorio di ricerche alla Montedison di Castellanza, a cinque chilomtetri da casa mia. Oggi in Italia non c'è più alcuna azienda di rilievo nel settore della chiimica di base
- settore farmaceutico: Farmitalia aveva il brevetto della RIFAMPICINA un antitumorale che poneva FARMITALIA tra le aziende di rilievo a livello mondiale. Farmitalia è stata venduta nel 93 da Gardini agli svedesi di Pharmacia e quel kmow how ha preso le strade prima della Svezia e poi degli USA visto che anche Pharmacia fu poi acquisita da UP John. Oggi non abbiamo nessuna società farmaceutica di respiro internazionale. Forse la Menarini ma sempre in posizioni di rincalzo.
- fino a due decenni fa se si costruiva un impianto idroelettrico nel mondo, spesso veniva fatto da aziende italiane: la Condotte faceva la diga, le turbine erano Ansaldo e  Franco Tosi di Legnano.Non è rimasto più niente.
- nel settore dell'elettronica di consumo non c'è più un prodotto o una azienda italiana. La settimana scorsa ho mandato in discarica due vecchi  televisori MIVAR, azienda di Abbiategrasso ora chiusa.
- nel settore auto la FIAT è chiaramente destinata a ridurre notevolmente se non ad azzerare le attività in Italia.  E, di conseguenza, anche la PIRELLI (pneumatici) ne risente.
- l'attività cantieristica, un tempo vanto del nostro paese, è ridotta al minimo.
Potrei andare aanti per ore.
Mi limito a ricordare che poche settimane fa la AVIO, bellissima azienda specializzata nella produzione di motori è passata alla General Electric
Tutta questa evoluzione non solo ha distrutto milioni di posti di lavoro ma, soprattutto, ha tolto al nostro Paese la possibilità di produrre KNOW HOW.
Facile parlare di politiche a sostegno dello sviluppo, della ricerca, della innovazione. Parole vane se non c'è una base da cui partire. E la base nel nostro Paese si riduce ogni giorno di più
E non possiamo pensare di poter continuare ad avere televisori coreani, auto giapponesi medicinali americani senza essere capaci di produrre altro per poter continuare ad importarli
LA DEINDUSTRIALIZZAZIONE, e la conseguente perdita di know how, è, tra i tanti, il male maggiore del nostro Paese. Se non ci si pone rimedio, l'Italia è destinata a ritornare entro breve tempo nel novero dei Paesi di seconda fascia con un tenore di vita sensibilmente inferiore a quello attuale

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