lunedì 20 gennaio 2014

ENRICO IV DI NAVARRA E IL SUO "PARIGI VAL BENE UNA MESSA" . ENRICO IV DI GERMANIA GREGORIO VII MATILDE DI CANOSSA

Gli accadimenti di questi giorni, la resurrezione del tonno (una persona che stimo mi ha detto"quel tonno è velenoso, stanne lontano, anche con il pensiero") mi hanno convinto dell'inutilità di continuare ad occuparmi di politica interna, a richiamare a valori di competenza e di moralità nell'amministrazione della cosa pubblica. Il PD, che aveva flirtato con Silvio Berlusconi per oltre venti anni, con la segreteria Renzi rompe gli indugi e spazza via ogni  incertezza: l'accordo di potere tra Silvio Berlusconi e la "sinistra"(sic) sia di derivazione cattolico - confessionale che socialcomunista è organico ad assicurare la "governabilità" del Paese. Di questo sono convinti secondo me, Napolitano, Renzi, Berlusconi i Letta (senior e junior) ed anche D'Alema e i  suoi.
E siccome il potere non olet il fatto che Berlusconi sia un pregiudicato è del tutto irrilevante. L'adozione di una legge elettorale di modello "iberico" così come è stata presentata è un peggioramento rispetto al "porcellum": assicura l'eliminazione dei piccoli partiti, un parlamento di nominati e il controllo assoluto della situazione da parte dei due grossi (Grillo sarà spazzato via). Un premio di maggioranza così come ipotizzato (e Renzi si è dichiarato addirittura pronto a ridiscuterne la percentuale se necessario) assicura un bipolarismo perfetto e consociativo. Chi vince e chi perde ha un valore relativo se alla base c'è un accordo di potere per la spartizione dello stesso. L'elezione diretta del Capo dello Stato in un Paese come il nostro nel quale la maggioranza della popolazione è praticamente analfabeta nella comprensione della "politica" e che spesso è incapace di comprendere il significato di un testo scritto, completerà l'opera. Licio Gelli sarà contento.
Per quanto mi riguarda non scriverò più un articolo che abbia per oggetto diretto i problemi politici del Paese. Non ne vale la pena. Mi limiterò a mettere in relazione accadimenti del passato con la cronaca di ogni giorno se lo riterrò interessante per chi, spero, continuerà a seguire quello che scrivo. E voglio cominciare oggi.
E' stato detto e scritto: " Berlusconi costretto ad andare a Canossa" con riferimento al fatto che l'incontro Renzi - Berlusconi è avvenuto nella Sede del PD. Al che penso che Berlusconi abbia risposto: "Parigi val bene una messa" Io so solamente che Berlusconi era politicamente morto e che è stato rimesso sulla scena politica in posizione di primo piano su iniziativa del segretario del PD, partito dal quale mi onoro di essere uscito nel Maggio scorso.
E vediamo chi sono i due personaggi storici riferiti alle affermazioni sopra riportate.
ENRICO IV imperatore del Sacro Romano Impero.
Siamo alla fine dell'undicesimo secolo. E' in atto una contesa dura tra Papato ed Impero ciascuno teso ad affermare la sua prevalenza; in particolare nelle "investiture", cioè nella facoltà di nominare le alte cariche ecclesiastiche. Il papa, in quel momento l'energico Ildebrando di Soana Gregorio VII, rivendica ovviamente la sua piena autonomia. L'imperatore ci prova e nomina il nuovo vescovo di Milano senza l'intervento di Gregorio il quale ...............lo scomunica e gli toglie anche l'appoggio divino nella sua legittimazione al potere imperiale. Enrico ha osato troppo ed ha perduto. Deve ottenere la revoca della scomunica e deve umiliarsi: nel gennaio del 1077 resta tre giorni e tre notti a piedi scalzi e vestito di un umile saio fuori delle mura del Castello della contessa Matilde di Canossa (che sta in Emilia per chi non lo sapesse) prima che il papa lo riceva e si creino le condizioni per la revoca della scomunica. Il conflitto riprenderà una volta rientrato Enrico in Germania, Gregorio lo scomunicherà una seconda volta, e continuerà nel tempo. Il problema dei rapporti tra potere papale e potere imperiale è uno dei più importanti di quel periodo storico. Dante lo tratta diffusamente nel "De Monarchia". L'espressione "andare a Canossa" è diventata sinonimo di volontario atto di umiliazione davanti ad un avversario. Berlusconi sarà pure andato a Canossa incontrando Renzi nella sede del PD ma non più di tanto. E avrà risposto, come Enrico IV di Francia:"Parigi val bene una messa"
ENRICO IV DI NAVARRA RE DI FRANCIA
Enrico IV di Navarra, praticamente mio nonno se consideriamo che al "Dr. Why" il mio nickname è "Luigi XIV", è passato alla storia per molte cose ma soprattutto per una frase che ha assunto valenza universale: "Parigi val bene una messa"
Vediamo chi era costui.
Nato a Pau nel 1553 da Antonio di Borbone e Giovanna   di Navarra, ereditò il regno di Navarra dalla madre nel 1572 e il regno di Francia dal padre nel 1589, primo re del ramo Borbone essendosi estinto il ramo Valois. La madre Giovanna lo aveva educato ai principi del calvinismo (era quindi un ugonotto) per cui per diventare re di Francia dovette convertirsi al cattolicesimo, cosa che fece senza eccessivo sforzo il 25 Luglio 1593 su suggerimento di Ferdinando granduca di Toscana che non faticò molto a convincerlo sottoponendo alla sua attenzione la affermazione, evidente, che"Parigi val bene una messa", concetto che Enrico fece immediatamente suo. (Enrico 4 e il granduca di Toscana mi sembrano avere molte molte attinenze con l'accoppiata Berlusconi/Renzi - quest'ultimo toscano come il Granduca Ferdinando. Mi sembra che il cavaliere abbia altresì tenuto in debito conto i consigli del senatore Razzi il quale ha notoriamente sintetizzato il suo programma politico di vasto respiro nell' affermazione "fatti i cazzi tuoi, fatti i fatti tuoi che qui son tutti malavitosi"                
Salito al trono nel 1593 si fece notare per il suo attivismo- Lo chiamavano "le vert galant" espressione letteraria che indicava una persona non più giovane ma piena di temperamento e di iniziativa.
Il merito più grande quello di aver emanato nel 1598 l'Editto di Nantes con il quale veniva consentita libertà di culto, seppur a certe condizioni, alle confessioni diverse dalla cattolica.
Fece una politica economica attenta alle esigenze dei suoi sudditi più poveri ed in politica estera organizzò un fronte anti spagnolo. Fu ucciso nel 1610 da un fanatico cattolico, tal RAVAILLAC.
Enrico ebbe 2 mogli - la regina Margot e Maria de Medici, un'altra fiorentina, 6 figli legittimi e 9 illegittimi. Il primo dei legittimi, Luigi, gli succedette sul trono con il nome di Luigi XIII. Il quale fu politicamente guidato per molti anni dal cardinal Richelieu, sposò Anna d'Austria, figlia del re di Spagna, ed ebbe due figli. Il secondogenito, Philippe, veniva abitualmente chiamato "Monsieur". IO, Il primogenito, nacqui nel castello di San Germain en-Lay il 5 Settembre 1638 e divenni re di Francia nel 1643 alla morte del mi babbo Luigi XIII. Siccome ero piccolino ,di fatto il re lo faceva il cardinal Mazzarino, buon amico di mia mamma Anna d'Austria la quale era stata buona amica anche del cardinal Richelieu. Ma ben presto affermai la mia autonomia (vedasi il bel film di Rossellini "La prise de pouvoir de.........."). Governai la Francia con il nome di Luigi XIV per un periodo lunghissimo e feci molte grandi cose tanto che mi chiamarono il "Re sole". Tra le altre feci costruire Versailles, ci portai tutta la nobiltà così da poterla controllare da vicino in modo che gli passasse la voglia di fare di nuovo la fronda, protessi il teatro (Moliere), la musica (il maestro di corte era un italiano, Giovanbattista Lully), valorizzai gli architetti (Le Brun, Le Notre), feci qualche guerra non troppo fortunata e morii nel 1715 assistito dalla mia ultima compagna, Mme de Maintenon.
Di una cosa però mi pento: di aver revocato nel 1685       l'editto di Nantes. Ma lì fui influenzato dalla mia compagna me de Maintenon che insisteva, insisteva. A proposito, la mia prima fiamma fu Anna Mancini, la nipote del cardinal Mazzarino, chiamata anche la "Mazarinette". Del resto il cardinale si faceva mia mamma ed io.......mi facevo la nipote.
Sono stato un grande re, dicono: adesso gioco al Dr.Why e mi diverto di più che a leggere ogni giorno di Brunetta, di Berlusconi di Renzi, di Napolitano, di Letta, di Alfano e di Dell'Utri. La guerra è finita e non voglio fare la fine di quel soldato giapponese morto nei giorni scorsi che si arrese agli americani trenta anni dopo la fine della guerra perché nessuno gli aveva detto che la guerra era finita.
Banca delle Marche no, le vicende di Banca delle Marche continuerò a seguirle.

1 commento:

  1. carissimo- la profonda attenzione che hai dedicato a questi fatti non merita tanti così "nobili" riferimenti-Il Pd era già datempo un partito insipiente,rissoso e frantumato;perchè mai nato come partito della six europea-
    In politica,devi operare per fare "litigare"tra loro gli avversari-
    Il caimano,che in questo campo è maestro,lo ha fatto splendidamente- Prepariamoci ad assistere alla "ballata dei 101 cesaristi" .- forse saranno di meno,per "amor di poltrona"- Se non trovano una via d'uscita,che si può trovare,rivoteremo col proporzionale ed avremo un Parlamento "piedigrotta"-
    Sono stato più "velenoso"io sul mio diario FB

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