sabato 19 agosto 2017

IL MITO DELLA RESURREZIONE NELLA STORIA


Il mito della "Resurrezione" ha attraversato la storia come uno dei pensieri forti della nostra specie  in tutti i luoghi e in tutti i tempi ed è stato fatto proprio, in forme diverse, da tutte le religioni. Il motivo è evidente:
consente di esorcizzare la paura di un annientamento totale con la morte della individualità di ciascuno. E di superare il senso di finitezza che caratterizza la percezione che la specie uomo ha di sè.
Di qui il mito di Osiride che, ucciso dal fratello Seth, viene resuscitato dalla sposa Iside e diviene il re dell'Oltretomba e il giudice dei morti. Tutto l'impianto della religione degli antichi egizi era orientato a una visione che concepiva il " "dopo la morte" come la "vera vita"che prolungava in eterno  le esperienze sensoriali della vita terrena. Di qui l'imbalsamazione dei corpi, che dovevano essere preservati dalla corruzione e la loro sepoltura. Solo così gli elementi spirituali  - il KA (l'energia vitale) e il BA (l'anima) potevano raggiungere il Regno dei morti dove l'anima veniva accolta dal Dio ANUBI E GIUDICATA IN PRESENZA  DI OSIRIDE. Se l'anima veniva giudicata favorevolmente entrava nel Regno dei morti altrimenti veniva divorata da AMMIT. Ma se entrava doveva poter avere cibo e servitori; è per questa ragione che nelle tombe venivano lasciati cibi e statuette di servitori. la centralità che la Resurrezione riveste per la religione cristiana costituisce l'essenza stessa del CREDO. I cristiani sono tenuti a credere alla Resurrezione del Cristo, alla resurrezione dei corpi alla fine dei tempi e al giudizio universale
In realtà nessuno è mai risorto, come riconosce con franchezza anche il noto teologo Padre Pizzarro, e non ci sarà alcun giudizio universale. Dobbiamo ringraziare BARUCH SPINOZA per aver quattro secoli fa aperto nuove vie e aver dato avvio alla secolarizzazione .
L'unico che - tetragono ad ogni riflessione critica - rimane pervicacemente legato al mito, è Silvio Berlusconi il quale - forte di sondaggi che danno il centro destra in netto recupero - sta meditando una ennesima "discesa in campo" non essendogli bastati i danni provocati finora. La tragedia è che in un Paese senza etica e senza memoria come il nostro, il "ritorno" del Cavaliere Rampato non è escludibile a priori.
In passato ho dedicato a Silvio Berlusconi un gran numero di post, per sapere come la penso su di lui basta "digitare" Silvio Berlusconi sul banner in alto a sinistra, sinceramente speravo di non doverne parlare più.
L'ho chiamato in molti modi e lo ho visto simile ad alcuni personaggi storici. Giudico "azzeccato" averlo chiamato "le bienaimè", come Carlo VI di Francia - re dal 1380 al 1422 - che da giovane fu così chiamato per la dolcezza di carattere e il favore dei suoi sudditi, mentre con l'avanzare degli anni molti episodi di squilibrio mentale lo fecero passare alla storia come "le fou". Era re Carlo VI nel 1415 quando i francesi subirono una netta sconfitta nella battaglia di Azincourt ad opera degli inglesi - si era in piena guerra dei cent'anni - fu Carlo VI a firmare nel 1420 il trattato di Troyes con il quale riconosceva i diritti dei sovrani inglesi al trono di Francia( Shakespeare ha dedicato ad Enrico V - il sovrano inglese che gli si contrappose - una delle sue più belle tragedie).
Il seguito è noto. Dovette intervenire Dio in persona per sollecitare Giovanna D'Arco a prendere in mano le sorti del regno di Francia.
Per quanto attiene al nostro eroe contemporaneo, mi auguro con tutto il cuore che, per il bene dell'Italia, dell'Europa e del'Universo mondo, la resurrezione non vada in porto. Un'altra nipote di Mubarak sarebbe insostenibile anche per gli stomaci più forti.
E siccome prevenire è meglio che curare, non mi sembra inutile risollevare il problema visto anche che la cosiddetta "sinistra" e i "pentastellati" sembrano in tutt'altre faccende affaccendati oltrechè palesemente inadeguati. GOD BLESS ITALY  e se c'è LIBERI NOS A SILVIO. Noi terrestri dobbiamo vigilare, intervenire a difesa, innanzitutto, dell'intelligenza.

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