sabato 10 marzo 2018

QUALCHE RIFLESSIONE SUL VOTO DI DOMENICA

L'ultimo post pubblicato, nel quale affermavo di aver votato "5 stelle" su tutta la linea e cercavo di motivarne  le ragioni, ha suscitato vivaci prese di posizione nel - ristretto - numero dei miei amici e di chi legge ciò che scrivo.
In sintesi, alcuni hanno manifestato netto dissenso criticando la scelta; altri invece hanno apprezzato, specialmente i miei amici marchigiani con i quali sono in pratica cresciuto, Cerco di sintetizzare la mia posizione.
Ritengo, da tempo, che la nostra Repubblica abbia da troppo tempo imboccato una strada di non scelte o di scelte sbagliate che l'ha portata in una situazione critica sotto il profilo della convivenza civile, della buona amministrazione delle risorse pubbliche, della capacità del nostro sistema industriale di produrre merci e servizi competitivi nel mercato globale. Il tutto nel contesto e a causa del degrado del livello morale delle classi dirigenti, in particolare della classe politica, del piccolo cabotaggio che caratterizza gli orizzonti dei principali protagonisti del sistema industriale, della veduta corta con cui in genere i problemi vengono affrontati E, ovviamente,come effetto principale della globalizzazione.
Il quadro che si presentava la mattina del 4 Marzo era quello di una corsa a tre(5Stelle, Centrodestra, PD e alleati) senza che nessuno dei tre a fine giornata fosse in grado  di avere i numeri per governare. Si intravedeva il rischio concreto di  un inciucio che avrebbe prorogato "sine die"  un modo di far politica più attento agli interessi della casta  che a quelli dei cittadini, caratterizzato da opacità, zone d'ombra, corruzione diffusa.Non potevo votare PD con tutti gli errori che il PD ha fatto in questi anni e con la prospettiva di un nuovo patto del Nazzareno tra un Berlusconi completamente "andato" e un PD senza capo nè coda e dilaniato da lotte interne
Potevo invece "sparigliare" e dare fiducia ad un movimento di gente giovane,certamente inesperta, ma carica di tensioni ideali, consapevole di avere il diritto/dovere di prendere in mano il  destino della loro generazione e di quelle a venire.Visti i rsultati, direi che questo ragionamento lo hanno fatto in molti ed i risultati si sono visti. Ed ora che si fa? Il Presidente Mattarella, che deve gestire un passaggio estremamente delicato, ha richiamato con forza la "POLITICA" al senso di reponsabilità e a pensare al bene dei cittadini come unico obbiettivo dell'azione di governo. E allora perchè non pensare all'impensabile? Per esempio ad un governo Gentiloni, l'unico che gode oggi dell'apprezzamento interno e internazionale per coprire il ruolo senza rischi per il Paese, affiancato dai ministri che meglio hanno operato nel suo governo (Calenda, Padoan, Minniti, Franceschini) e da altri ministri espressi da Lega, quella che ci sta, 5 stelle, da Forza Italia ( se ci sta) Partito Democratico, Fratelli d'Italia, Centristi che dovranno cooperare in armonia per realizzare un programma "realistico" e "fattibile"che prenda il meglio dei singoli programmi e faccia ripartire veramente il sistema Italia. Tutti un passo indietro in funzione dell'obbiettivo di avere come unico riferimento il bene comune. Perchè i partiti sanno benissimo quali misure proposte sono giuste e  quali no, quali sono adottabili e quali no, quali provvedimenti sono proposti esclusivamente per catturare consenso.
Insomma, un governo di salute pubblica con Mattarella garante, i ministri più liberi e meno vincolati dalle forze politiche che li hanno espressi ed un programma concreto incentrato su misure che affrontino pragmaticamente le problematiche e le emergenze del Paese
Si scoprirebbe che le differenze tra le varie proposte sono molto meno marcate di quanto si pensi, che le problematiche dell'economia, del lavoro, della sicurezza, del fisco sono problemi del Paese e non di una sua parte. Riuscirà il Presidente Mattarella a far fare il necessario bagno di umiltà ai partiti? Io ci conto anche perchè è chiaro che non ci sono alternative e che il sentiero è stretto.

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