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venerdì 16 settembre 2016

IL LANIFICIO PIRANI GIUSEPPE & FIGLI SNC

Il post su Ostra ha ottenuto un grande successso. Fino a questo momento è stato letto da 281 persone. Questo significa due cose:
a) che mi leggono in molti dalle Marche
b) che le vicende ostrensi interessano anche amici che magari nelle Marche non ci sono mai stati.
E allora di tanto in tanto riprenderò il tema. Oggi lo riprendo parlando del "famoso" - si fa per dire - "Lanificio Pirani Giuseppe e Figli snc" dove Giuseppe era il mio nonno paterno e tra i figli c'era mio padre Igino. Se negli anni cinquanta qualcuno avesse voluto chiedere di me arrivando ad Ostra gli avrebbero risposto: Pirani chi, quelli del lanificio.?
Pirani è un cognome abbastanza diffuso in zona, io ero un Pirani ...........del Lanificio.
Il lanificio era stato avviato nel 1919 da mio nonno( fino ad allora aveva fatto il capomastro come evoluzione del muratore) con l'aiuto finanziario delle cooperatve "bianche". Produceva lana cardata con macchinari comperati usati in un opificio ubicato in pieno Paese. La lana cardata , per chi non lo sapesse, è quella lana che punge come fosse composta di solo materiale ferroso e che pesa più di un incubo quando la si indossa. Praticamente ...................qualcosa che non assomiglia al cachemire.
Il ciclo produttivo era completo: si partiva dal fiocco che veniva acquistato dai pastori dei dintorni che allora erano numerosi, una macchina lo "cardava", poi il materiale entrava nella filanda che lo  trasformava in "filo"; un'altra macchina trasformava il filo in matasse che venivano vendute così allo stato grezzo nei tre colori della casa o venivano mandate al reparto macchine da maglieria dove quattro donne sedute davanti alla loro macchina le trasformavano in maglie "per sotto", in mutande, mutandoni, sottovesti per le donne. Avevamo tre colori base per la nostra produzione:
- un bianco-sporco che più che altro era un giallo di dubbia identificazione
- un grigio-ferro chiaro che faceva assomigliare la maglia o il mutandone ad una armatura medioevale.
- un marrone color "cacchetta" assolutamente inguardabile. Non parlo della "linea" di tali manufatti che, chiaramente, non uscivano dalla maison DIOR. Diciamo, in estrema sintesi, che la ricerca di un appagamento estetico nell'indossare  tali prodotti non era nemmeno ipotizzata. Le veline erano ancora lontane, le donne dovevano farlo per "dare figli a Dio" e certamente non "per il piacer loro", la "lingerie" non era prevista nel "corredo" delle donne comuni. Prevaleva per contro l'esigenza di combattere il freddo che in quegli anni in case mal riscaldate era pungente
Poi avevamo una linea di lana più fine non prodotta da noi  ma acquistata in Piemonte(lane Borgosesia, lana Gatto) che veniva utilizzata per esempio per la produzione di costumi da bagno.
Sostengo senza tema di essere smentito che chi come me è sopravvissuto alla lana del nostro lanificio può affrontare tutto, nella vita.
Allegherò una serie di foto di cui spiegherò i soggetti, foto che forniscono, a mio avviso, un interessante spaccato di vita di provincia nell'Italia centrale nel primo dopoguerra. Chiaramente quella lana cardata non la produce più nessuno in Italia perché nessuno la comprerebbe e questo conferma che di passi in avanti ne sono stati fatti parecchi negli ultimi decenni. Per quanto attiene al nostro lanificio, mio padre nel'54 affittò le sue quote a suo fratello Domenico che continuò l'attività per qualche anno, attività che cessò definitivamente nei primi anni sessanta.



MIO PADRE DURANTE UNA RAPPRESENTAZIONE TEATRALE NEL 1930(IL PRIMO DA DESTRA) MI SEMBRA DI RICONOSCERE IL PAPA DI PATRIZIA OLIVI(QUARTO DA DESTRA)
LO STESSO DIPLOMA VISTO PIU DA VICINO
SENIGALLIA ROTONDA A MARE ANNI 50 SIA IO CHE MIO FRATELLO CARLO ABBIAMO COSTUMI DA BAGNO DI LANA DELLA PREMIATA DITTA CHE QUANDO SI ENTRAVA IN ACQUA PASSAVANO DA UN PESO DI 300 GRAMMI A UN PESO DI 300 CHILI
LA PERSONA ANZIANA SULLA DESTRA E' UN NOSTRO PROZIO CHE SUONAVA NELL'ORCHESTRA DELLA SCALA
Ho messo delle foto di soggetti diversi per indicare che la vita negli anni trenta e quaranta era più variegata di quanto non si pensi. Mio padre suonava il clarino nella banda municipale, "faceva l'attore" ed era un eccellente giocatore di biliardo. Mio zio Alberto nella foto della gita a Zara veste molto elegantemente. Era una famiglia, alla fine degli anni '30, benestante, avevano un'automobile,viaggiavano abbastanza e sulla carta di identità alla voce "professione" c'era scritto "industriale"






 

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