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giovedì 23 luglio 2009

A CHE PUNTO E LA CRISI

Nei mesi scorsi ho cercat0 in numerosi post, l'ultimo dei quali in data 12 maggio 2009, di illustrare le mie opinioni sulle cause della crisi, sulla sua evoluzione, sulle misure a mio avviso necessarie per fronteggiarla, sugli sbocchi prevedibili.

Sono passati alcuni mesi e mi sembra utile riprendere il filo del discorso per fare il punto sulla situazione

LA CRISI A LIVELLO INTERNAZIONALE


La mia tesi poggiava sull'assunto che la gravissima crisi che ha minacciato di travolgere le economie dei paesi occidentali nel corso dell'ultimo quadrimestre dello scorso anno fosse innanzitutto una profonda crisi morale che, scoppiata la bolla che la nascondeva, si era manifestata come e trasformata in una gravissima crisi finanziaria e, di conseguenza, in una pesantissima crisi industriale.

A che punto siamo? Bisogna dare atto ai governi dei maggiori paesi, in particolare alla amministrazione Obama, e alle banche centrali di aver preso misure tempestive, efficaci e
soprattutto di comune accordo che hanno evitato alle economie mondiali di precipitare nel baratro.
Innanzitutto sono stati sanzionati in maniera esemplare, principalmente negli USA dove l'infezione aveva avuto il suo focolaio, i principali responsabili delle operazioni fraudolente messe in atto. La condanna a 150 anni di carcere inflitta a Madoff, le condanne esemplari inflitte a molti altri protagonisti della stagione della "notte dell'etica", hanno costitutito un segnale forte che la volontà di sradicare certe pratiche e certi comportamenti era reale. Il segnale, unito a misure di largo sostegno alle istituzioni più in difficoltà nonchè alla messa a disposizione di larga liquidità da parte delle banche centrali e dei governi, ha fatto rientrare nel giro di poche settimane la crisi di fiducia che paralizzava i mercati tanto è vero che oggi i mercati finanziari funzionano regolarmente, la liquidità è abbondante, le banche hanno ripreso a prestarsi fondi tra loro in un contesto di "normalità". Restano,tuttavia, pesanti le conseguenze della crisi sul piano industriale. La distruzione di ricchezza conseguente alla perdita di valore di tante attività finanziarie unitamente alla crisi di fiducia che ne è derivata, hanno determinato un forte calo di domanda che si tradurrà, per i maggiori paesi industrializzati, in diminuzioni di PIL come mai si erano registrate nel dopoguerra (nell'ordine del 5/6 %nel 2009). Ma ci sono univoci segnali che la ripresa si manifesterà vigorosa a partire dall'autunno prossimo per cui già dal 2010 le economie dovrebbero tornare a crescere.
In sintesi dopo la grande paura le economie mondiali si trovano nella condizione di un malato che, sfebbrato da una febbre elevata, si trova spossato, ma pronto a riprendere le sue normali attività.

LA CRISI NEL NOSTRO PAESE

Quale è la situazione nel nostro paese?

L'ASPETTO MORALE

Bisogna riconoscere che la stagione dei furbetti del quartierino è alle spalle. Personaggi come Ricucci, Coppola, Fiorani, Consorte, ultimo Zunino che ha dato le dimissioni dalle cariche ricoperte nel suo gruppo nei giorni scorsi, sono usciti di scena, la vendita di "prodotti tossici" da parte delle banche è cessata, i "derivati", che tanti guasti hanno prodotto nei bilanci degli enti pubblici, in particolare in quelli dei comuni e delle aziende, non vengono più fatti; alla guida della Banca d'Italia c'è un galantuomo e un tecnico di prim'ordine come Mario Draghi ed il quadro generale non ha più le tinte fosche del recente passato. Ma possiamo dire che sotto il "profilo" dell'etica il Paese abbia ritrovato consapevolezza della necessità di comportamenti più virtuosi? Direi decisamente di no. C'è nel paese un clima di egoismo crescente, di interesse concentrato sul proprio "utile" a breve, nessuna profondità di pensiero e nessuna visione prospettica del futuro e del destino delle nuove generazioni, un clima diffuso di illegalità, grande e piccola, un senso di impunità che pervade tutti i comportamenti. L'evasione fiscale, primo segnale di basso livello etico in un paese avanzato, ha ripreso a crescere in misura esponenziale, assecondata dalle misure del governo che manda continui segnali, ultimo con lo scudo fiscale, di non volerla perseguire realmente, la malavita organizzata occupa spazi sempre più ampi dell'economia, la gestione della cosa pubblica, sia a livello centrale che locale, è a livelli miserevoli. Continua ad esserci, in sintesi, un ambiente ed un brodo di coltura nei quali comportamenti truffaldini, illegali, di cattiva amministrazione, possono benissimo riprodursi come e meglio che in passato. E personaggi poco commendevoli continuano ad occupare la scena facendo presagire conseguenze non dissimili da quelle già sperimentate.









LA CRISI FINANZIARIA









Il sistema bancario ha tenuto. I prodotti "tossici", così largamente presenti a livello mondiale, hanno intaccato in misura non letale i bilanci delle principali banche, è stata fatta pulizia dei personaggi più discussi, sono state salvate le istituzioni più in difficoltà, penso ad Italease e Banca Popolare Italiana in primis. i circuiti finanziari sono stati ripristinati( basti pensare che l'euribor a tre mesi, che era arrivato al 5,50% nei giorni in cui la crisi era più acuta, è ora sotto l'!%), il ricorso da parte delle banche ai cosiddetti "Tremonti bonds" è stato limitato, i vari istituti sono molto più attenti nella vendita di prodotti finanziari. C'è un problema di erogazione del credito e di sostegno all'economia,ma questo è un argomento che vorrei approfondire in un articolo a parte. Possiamo quindi dire che siamo fuori dall'emergenza? No, a mio parere assolutamente no. Perchè c'èun problema gravissimo di finanza pubblica che viene sottovalutato e di cui pochi parlano, in primis il Ministro dell'Economia il quale, abilissimo nella finanza creativa e nel " gioco delle tre carte", nasconde scientemente e fraudolentemente la realtà. Mi spiego meglio:
E' uscito in questi giorni il bolletino n 57 della Banca d'Italia che traccia un quadro fortemente preoccupato dello stato delle finanze pubbliche. Rimando chi fosse interessato ad una lettura completa del documento. Da parte mia mi limito a riportare alcune cifre:


a) il debito pubblico che era di 1.598 mld di euro a fine 2007, si è portato a 1.752 a fine maggio 2009(tavola 2.28 dell'appendice statistica a pag 73.) Nei primi cinque mesi del 2009 il debito è crescituo di 89 mld, cioè circa 600 milioni al giorno, ed appare risibile la misura dello scudo fiscale che, a parte la sua evidente "immoralità" e il fatto che costituisce un implicito invito all'evasione fiscale, dovrebbe assicurare gettito per 3/4 mld di euro cioè, in pratica, coprire al massimo una settimana di maggior fabbisogno;


b) il debito pubblico complessivo, che Padoa Shioppa era riuscito a riportare al 103% del PIL veleggia allegramente oltre il 115% e raggiungerà entro pochi mesi il 120%, cioè gli stessi livelli del 1992 quando rischiammo concretamente il default;


c) l'avanzo primario, necessario per fronteggiare il servizio del debito, che Padoa Schioppa aveva riportato sopra il 3%, è stato azzerato ed è addirittura negativo;


d) il debito pubblico cresce enormemente pur in contesto di minori trasferimenti dallo stato agli enti locali e in una situazione di tassi bassissimi. Mi chiedo: ma perchè ciò avviene? Le entrate fiscali si contraggono, è vero,per l'effetto combinato della crisi e dell'enorme aumento dell'evasione ( il gettito IVA è diminuito del 10%), ma è la spesa primaria che cresce enormemente. Dove vanno tutte queste enormi masse di denaro? Io non lo so nei dettagli, ma credo che gli economisti di professione dovrebbe approfondire le dinamiche in atto per dare una spiegazione corroborata da dati precisi ad un fenomeno di cui colgo l'impianto generale ma di cui fatico a definire i contorni.


La situazione è, a mio avviso, gravissima e con un rischio implicito. Considerato che 773.222 milioni di debito pubblico sono in mano a soggetti di diritto estero(pag 10 di "Finanza pubblica, Fabbisogno e debito n.34 del 14/7/09), se si incrinasse per un attimo la fiducia nel nostro sistema e nellla capacità di rimborso del nostro Tesoro, ci troveremmo in un attimo in una situazione di tipo Argentina con tutte le conseguenze del caso. E questo è un rischio concreto e reale, non una ipotesi lontana. Al riguardo ricordo che nel 2008 il Mintesoro ha effettuato emissioni lorde di titoli di stato per 489.741 milioni di euro(pag 68 dell'appendice statistica) di cui 140.454 nel primo semestre. Quest'anno nel primo semestre esse sono salite a 162.002. milioni In sintesi, le cifre che ogni mese il Ministro Tremonti si trova a dover governare e fronteggiare sono enormi, continuamente crescenti e in una situazione internazionale in cui, a partire dall'autunno prossimo, si creerà un ingorgo di emissioni visto che le stesse esigenze le hanno tutti i maggiori paesi industrializzati. Non cè rischio? A me sembra che il rischio sia elevatissimo.





LA CRISI INDUSTRIALE




L'Italia esce da un decennio di crescita bassissima e nel 2009 il PIL segnerà un tracollo del 5/5,50%: Anche se si realizzasse la modesta ripresa prevista per il 2010 e questa proseguisse sulle percentuali previste ci troveremmo nel 2015 sugli stessi livelli del 2000. La decadenza e l'arretramento del sistema Italia sono tutte in queste cifre. Il presidente del consiglio si sforza di lanciare continui messaggi di invito all'ottimismo e di invito a consumare per sostenere la domanda. In linea teorica non ha torto, ma dimentica un dato di fondo: nell'ultimo decennio si è verificato un enorme trasferimento di ricchezza dai ceti che "subiscono" i prezzi e i loro aumenti (dipendenti a reddito fisso e pensionati) ai ceti che i prezzi li fanno (professionisti, popolo delle partite Iva in genere, aziende). I primi si sono enormemente impoveriti, soprattutto dopo l'entrata a regime dell'euro; i secondi si sono arricchiti imponendo i prezzi e non pagando imposte. Se non si riequilibra la situazione, ci vuole spiegare il Premier chi dovrebbe sostenere la domanda e con quali mezzi?


In sintesi la crisi industriale è nel pieno della sua virulenza, il picco si raggiungerà nell'ultimo quadrimestre del corrente anno( a settembre un numero elevato di aziende non riaprirà i battentii) ed è caratterizzata da consistenti cali di fatturato e di ordinativi sia sul fronte interno che su quello delle esportazioni. Ma mentre queste ultime dovrebbero segnare una ripresa conseguente alla ripresa internazionale, sul fronte interno non vedo luce all'orizzonte per le considerazioni testè illustrate.




CHE FARE?




Non sono così preuntuoso da ritenere di avere ricette da proporre. Mi limito a fare alcune considerazioni. Una reale inversione di tendenza passa, a mio avviso, attraverso i seguenti punti e passaggi:


a) è necessario un recupero di "etica" da parte di tutti i soggetti coinvolti( amministratori centrali e locali, ceto politico, sistema finanziario, aziende);


b) occorre riprendere immediatamente il controllo del bilancio dello stato, verificando andamento della spesa e dinamiche delle entrate;


c) è vitale la lotta all'evasione fiscale che sottrae risorse allo stato ed impedisce alleggerimenti fiscali a favore dei ceti soggetti a trattenute alla fonte, gli unici che possono rilanciare la domanda;


d) il sistema delle imprese deve assumersi le sue reponsabilità con maturità e senza piagnistei;


e) occorre ridurre drasticamente il precariato (2,5 milioni di contratti atipici) che impedisce alle nuove generazioni di fare progetti, programmi e, in definitiva, di consumare;


f) è necessario riequilibrare il potere di acquisto dei ceti che sono stati penalizzati nel più recente passato attraverso la fiscalità ed il rinnovo dei contratti;


g) è indispensabile parlare chiaramente al Paese (Churchill promise lacrime e sangue non il paese dei balocchi);


h) è indispensabile che Silvio Berlusconi ed il suo Ministro dell'economia lascino il campo a persone più responsabili. Nel centro destra, che ha vinto legittimamente le elezioni, ci sono persone all'altezza del compito. Io, personalmente, mi auguro che sia invece il centrosinistra, in particolare il PD,
ad assumersi l'onore e l'onere del governo del Paese . Per questo occorre conquistare fiducia e consenso del Paese stesso: la mission per il nuovo segretario PD, chiunque esso sia, è chiara

i) il realizzarsi del punto precedente consentirebbe un recupero dell'immagine del Paese a livello internazionale, immagine che mai era scaduta in passato a livelli così bassi.

Per concludere, io a questo Paese, nel quale sono nato e nel quale comunque mi riconosco. voglio bene. Vederlo ridotto come è ridotto fa male alla mente ed al cuore.


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