Non guardo molto la televisione. Stasera attraverso il salone per portare un caffè a Milena mentre sta iniziando su Canale 5 lo spettacolo all'arena di Verona che lo vede protagonista. E mi fermo.
Adriano è nato il 6 Gennaio 1938; tra meno di un mese compirà 76 anni. A vederlo così, con il suo bellissimo cappello in testa, i soliti occhiali ed il suo approccio ironico di sempre, gliene dai 30 di meno.
Adriano per la mia generazione, più giovane di 10 anni, ha rappresentato l'apertura a mondi musicali e mondi tout court non tanto ed non solo lontani, ma del tutto ignoti. Con lui arrivavano Elvis Presley, Neil Sedaka, Paul Anka, i Platters, Gene Vincent (Be-pop-a-lula), The Righteous Brothers (Unchained melody), Little Richard(Tutti frutti e Lucille) e tanti altri. L'Italia era nel pieno del suo boom economico che dalle macerie del '45 la porterà alle grandi conquiste sociali e di benessere degli anni 60. L'ho già scritto: gli anni dal '45 al 70 sono stati i più travolgenti di tutta la nostra storia. Adriano ci accompagna dalla fine degli anni 50; con lui abbiamo attraversato quel periodo, gli anni della strategia della tensione, il decennio della Milano da bere, la fine della prima Repubblica, il ventennio berlusconiano. E lui sempre lì a vedere dieci anni prima degli altri i problemi dell'inquinamento, del mescolamento dei popoli, della guerra tra nord e sud del mondo. I suoi ultimi albums sono molto diversi dagli albums degli anni 60 ma tutti nel segno di una coerente continuità di pensiero. E' un grande, Celentano; su molte cose non condivido le sue posizioni ma è un grande. Grande carisma, grande personalità, grande tutto.
Ho avuto occasione di conoscerlo personalmente all'inizio degli anni '90: c'erano dei problemi con le società che aveva costituito insieme a Pozzetto. Mi scrisse una lettera strampalata come lui. Purtroppo non la trovo più. Ma che nostalgia a vedere lo spettacolo stasera. Tutta la vita che ti scorre davanti agli occhi. Un brivido anche perché in questo momento passa Caruso di Dalla.
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