Non parliamo di musica da un po di tempo; lo facciamo oggi: e parleremo del mio corregionale Giovanni Battista Pergolesi. Perché proprio oggi e perché proprio di lui?
Perché. Repubblica tra le tante iniziative lodevoli "to open mind" ai suoi lettori, sta facendo uscire in queste settimane una serie di CD nei quali Claudio Abbado, recentemente scomparso, dirige le migliori orchestre del mondo. Ogni CD è dedicato ad un autore. Io non li prendo perché sono cose che ho, chiaramente non tutti diretti da Abbado, e non so dove mettere i CD. Domenica - il mio edicolante di fiducia Orlando era chiuso - ho preso i giornali alla Esselunga. Arrivato alle casse mi sono accorto che avevo preso la copia con il cd allegato. Volevo andarlo a cambiare ma ho visto che il cd era dedicato a Pergolesi e l'ho tenuto.
Pergolesi è un compositore conosciuto ma non da tutti. Inquadriamolo nel tempo e nello spazio:
Jesi 1710 - Napoli 1736
Marchigiano di nascita, mostrò fin da piccolissimo doti talmente eccezionali che fu mandato a "studiare" a Napoli che allora era il maggior centro musicale d'Europa famoso non solamente per "l'opera buffa". Pergolesi restò di fatto sempre a Napoli ove morì a 26 anni nel 1736.
Pergolesi è infatti considerato uno dei principali esponenti della scuola musicale napoletana con Cimarosa, Scarlatti, Porpora, Jommelli. Strano destino quello della città di Napoli che nel 700 fu anche un importante centro di studi filosofici e storici. Basti ricordare Pietro Giannone.
Torniamo a Pergolesi. Considerato i pochi anni in cui ha potuto operare, bisogna riconoscere che ha composto moltissimo. Una spumeggiante opera buffa (la "Serva Padrona") e tanta musica sacra. Le composizioni migliori il "Salve Regina", il "dixit Dominus" e, soprattutto, un bellissimo "Stabat mater".
Jesi ha dedicato a Pergolesi il suo teatro cittadino e la sua stagione teatrale. Io, che sono nato a 22 chilometri da Jesi, gli rendo omaggio allegando a queste righe uno stralcio dello "Stabat Mater"
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