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sabato 17 ottobre 2015

DIALOGO TRA UN VENDITORE DI ALMANACCHI DELLA MARCA ANCONETANA E UN PASTORE ERRANTE DELLA pADANIA SUPERIORE

Accadde che si incontrassero per caso in una località non identificata ma che doveva essere dell'Italia centrale, che so Pistoia o Arezzo o Bologna, un venditore di almanacchi della marca anconetana e un pastore errante della Padania superiore. Non si erano mai visti prima ma fin dal momento in cui i loro sguardi si incrociarono, si creò un'immediata corrente di simpatia, un feeling si direbbe oggi, che nasceva probabilmente da comuni origini e da comuni esperienze.
Cominciarono a frequentarsi e durante i loro incontri iniziarono a parlare di tutto ma un argomento li coinvolse più di ogni altro:
se fosse meglio avere il Parkinson o l'Alzheimer.
Il venditore di almanacchi della marca anconetana ancorato  alle sue radici e sempre timoroso del nuovo, sosteneva che era comunque meglio l'Alzheimer. Si sprofondava in un sonno senza sogni in una situazione sospesa che non richiedeva più sforzi ne produceva dolore. Il pastore errante della Padania superiore, per contro, sosteneva che la cosa peggiore cui non avrebbe mai voluto far fronte era la perdita della propria identità morale, intellettuale e culturale.
Entrambi peraltro convennero che si trattava di due accadimenti che erano caratterizzati dal fatto che facevano perdere a chi ne veniva colpito dignità autonomia rispetto di se stessi.
Discussero a lungo, rimasero in definitiva sulle loro posizioni e convennero che Marco Tullio Cicerone aveva parecchio esagerato nell'elogiare i vantaggi della senectute. Anche perché i sicari di Antonio sulla strada di Capua gli impedirono di verificare sulla sua persona la validità di quanto egli sosteneva Tornando ai problemi neurologici di oggi, viviamo in una società che indubbiamente sta molto meglio delle generazioni precedenti ma non ha ancora digerito la massa prorompente di innovazione degli ultimi anni.. Probabilmente si deve a questo bombardamento continuo di stress ossidativo se  questi fenomeni sono in continuo aumento. Certo è che perdere l'uso delle proprie facoltà intellettuali riduce l'uomo a poco più di una massa informe di materia che niente ha delle caratteristiche dell'umana condizione. Non molto migliore, ma migliore, la situazione di di chi ha conservato le proprie facoltà intellettive ma giorno dopo giorno perde autonomia funzionale e il controllo del proprio corpo.
" Felice te - scrisse Pascoli - che al vento non vedesti cader che gli aquiloni"
Perché era morto giovane, preciso io.

1 commento:

  1. finchè il cervello ci/ti permette di scrivere queste belle parole e di coltivare gli amori e le amicizie,quel che ci resta della vita deve essere vissuta,persino dentro una controllata sofferenza-
    L'Alzheimer,che ho tragicamente "vissuto" sul corpo di mia madre,ci riduce in un soma corporeo senza identità,senza spazio né tempo-
    per dirla con Cartesio ' " cogito;ergo sum "

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