Da parte mia, sono del parere che Marchionne, la Fiat, l'abbia salvata.
Perchè bisogna convincersì - aldilà dei discorsi di facciata - che nelle economie moderne e globalizzate, nei settori chiave possono sopravvivere soltanto pochi "global players" in grado di profondere capitali ingenti in ricerca e sviluppo, di realizzare importanti economie di scala e "reggere" strategie di lungo periodo a dimensione planetaria. E' giusto, non è giusto? E' così
Fiat non aveva queste caratteristiche ed era destinata ad essere spazzata via, Tutti quanti ricordiamo quante volte, durante la pessima gestione Romiti, Fiat aveva dovuto ricorrere ad aiuti esterni. Ne cito due: l'ingresso nel 1976 della LAFICO (governo libico) nel capitale sociale e, nel 2002, il cosiddetto "convertendo", un prestito a tasso agevolato di 3 miliardi erogato da alcune importanti banche in un momento di vera e propria emergenza che evitò alla Fiat di portare i libri in tribunale. Ricordo nitidamente gli scambi di opinione telefonici che avevo con la collega che a Torino seguiva la gestione del convertendo e la complessità delle problematiche che ne emergevano.
Da parte mia qualche anno prima, a Milano, ero stato impegnato a gestire le problematiche del Gruppo Ferruzzi che non erano di minor complessità.
Marchionne ha rovesciato l'approccio: Fiat non più preda ma cacciatrice con l'acquisto di Crysler negli Usa e il tentativo di acquisto della Opel in Germania, stoppato dalla Merkel. Fiat con lo sguardo sul mondo in un'ottica di economia globalizzata. A Marchionne rimprovero solamente una cosa: aver trasferito la sede legale del Gruppo in Olanda sottraendo al fisco italiano importanti risorse. Dopo tutti gli aiuti che il Gruppo aveva ricevuto dallo Stato nel corso dei decenni, una tale manifestazione di cinismo non fece onore nè alla famiglia nè al suo Manager
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