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martedì 11 ottobre 2016

IL PARTITO DEMOCRATICO

Surreale la "direzione" PD di ieri pomeriggio.
Renzi, al quale comincia a mancare un po' di terreno sotto ai piedi, ha dato la sua disponibilità a modifcare la legge elettorale ma..................solo dopo la votazione sul referendum del 4 Dicembre.
La minoranza, memore di quello "stai sereno" con il quale "il fiorentino" ha realizzato la sua "prise de pouvoir" non si fida proprio (e fa bene) e risponde con un controricatto (o l'accordo lo facciamo subito o il 4 Dicembre votiamo no.)
Dal che si evince che della legge elettorale, e anche della riforma costituzionale, non gliene importa niente a nessuno visto che Renzi è disposto a fare concesssioni di non piccolo peso pur di tenere in piedi la baracca. E visto che la "minoranza" è pronta a dire "NO" ad una riforma costituzionale in merito alla quale ha votato  tre volte.
Come finirà non lo so e debbo dire che non mi interessa più di tanto.
Resta l'amarezza per il destino del PD. Chi scrive ha creduto con convinzione al progetto maturato nell'ambiente culturale bolognese. Unire forze progressiste di matrice cattolica e di matrice laica, coniugare economia di mercato e stato sociale sembrava la soluzione migliore per governare il Paese nel ventunesimo secolo.
Ne è venuta fuori una specie di Orazi contro Curiazi che spacca ulteriormente il Paese. Vinceranno gli Orazi. Ma se penso che gli Orazi si chiamano Renzi, Boschi,Verdini(mercenario) e i Curiazi Bersani, D'Alema, Cuperlo, io mi arrendo. Il PD che il 5 Dicembre si spacchi o non si spacchi, non c'è più, ammesso e non concesso che ci sia mai stato.
Io dal PD sono uscito da tempo, dal momento in cui Prodi fu "impallinato" da Orazi e Curiazi in egual misura. Come sarebbe andata a finire era chiaro fin da allora.
 

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