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sabato 28 marzo 2009

LA CRISI - IL RUOLO DELLE BANCHE - VII POST

Prima di tentare una sintesi delle argomentazioni che ho cercato sin qui di sostenere, ritengo importante dedicare una particolare attenzione al ruolo svolto dalle banche nel determinare la crisi e alle loro responsabilità specifiche al riguardo; cercherò di segmentare l'analisi secondo lo schema sin qui seguito:


crisi morale:


la mia tesi poggia sull'assunto che la crisi globale di sistema dalla quale siamo stati colpiti trova la causa più profonda nel venir meno di ogni principio etico nei corportamenti dei massimi dirigenti bancari del mondo anglosassone (USA e GRAN BRETAGNA) il cui approccio e i cui metodi sono stati poi prontamente seguiti ed imitati dai loro colleghi della comunità finanziaria internazionale
Le banche hanno rapidamente mutato, nel corso dell'ultimo decennio, la loro natura e il loro "modus operandi". Si è dato sempre meno peso all'attività tradizionale della banca, cioè quella di raccogliere risparmio e con quello finanziare prevalentemente il circolante e gli investimenti fissi delle imprese, per privilegiare l'attività puramente finanziaria tramite la costruzione di strumenti innovativi, sempre meno trasparenti ma molto più redditizi dell'attività tradizionale, e lo spostamento e la concentrazione del rischio sul settore immobiliare e sul credito al consumo che, soprattutto negli USA, hanno raggiunto livelli abnormi e non controllabili. I dirigenti bancari sono stati giudicati e premiati con bonus del tutto spropositati per risultati da ottenere nel breve periodo, per la capacità di "inventare" prodotti ad alto valore aggiunto, per l'abilità di presentare risultati di conto economico in crescita esponenziale; il ROE (Return on equity) e la sua rapida crescita sono stati nell'ultimo decennio il feticcio che ha ispirato i comportamenti che, in assenza quasi totale di controlli, sono diventati sempre più spregiudicati e privi di scrupoli. L'audizione davanti al congresso americano del CEO di Lehman, lo "squalo" Richard Fuld, è stato l'esempio più lampante dell'arroganza, la presunzione e il fastidio per il rispetto delle regole che hanno caratterizzato tanti comporamenti. Per quanto attiene al nostro paese, tutti ricordiamo l'amministratore delegato della Popolare di Lodi, Fiorani, e le sue connivenze con i "furbetti del quartierino", oppure il duo Consorte/Sacchetti al vertice di Unipol, o le vicende del Dr. De Bustis il quale dopo i guasti provocati con la banca 121, approdata poi nell'orbita del gruppo Montepaschi, trasferitosi al vertice di DEUTSCHE BANK ITALIA, dal quale è stato poi allontanato, è stato il principale responsabile delle operazioni sui derivati proposte e perfezionate da quell'Istituto che hanno "rovinato" le finanze di tanti enti pubblici del nostro paese (comuni e regioni in primis) e sulle quali la Corte dei conti ha acceso, in ritardo, i riflettori di approfonditi controlli. Oppure il Dr.Faenza, amministratore delegato di Italease, la cui "allegra" gestione sta pesantemente condizionando i risultati della controllante BANCO POPOLARE. Per non parlare delle vicende di BANCA CREDITEURONORD, la banca dela lega, che, chiesti i capitali iniziali a soci simpatizzanti del movimento, ha erogato credito a pochi "amici"(dei vertici del partito) che non sono per nulla rientrati rendendo "politicamente"necessario il salvataggio della banca ad opera della Popolare di Lodi (sempre Fiorani) con l'avallo del governatore della banca d'italia Fazio, la cui assenza dalla scena credo nessuno rimpianga. Sull'operato di Cesare Geronzi, attuale presidente di Mediobanca, mi astengo da giudizi. Il personaggio ha uno spessore talmente superiore a quello degli altri sopracitati , nel bene e nel male, che meriterebbe un capitolo a parte. Mi limito ad osservare che oggi è uno degli uomini più potenti d'Italia anche perchè nel corso degli anni, con spirito "bipartisan", ha avvolto tutto e tutti tanto che anche l'attuale Premier, che deve molto all'appoggio del predetto, ha recentemente dichiarato che " con quel banchiere prima o poi tutti quanti devono(dobbiamo) fare i conti." Anche il Vaticano che, infatti, molto apprezza il banchiere di Marino



le banche nella crisi finanziaria:

scoppiata la bolla immobiliare e entrato in crisi il mercato del credito subprime negli USA, le banche di tutto il mondo si sono trovate tutte insieme e tutte nello stesso momento davanti ad una situazione di sostanziale decozione contemporanea di tutto il sistema, che i vertici dei vari Istituti ben conoscevano, a mio avviso, dati gli intrecci e i collegamenti tra le varie Istituzioni in un mercato globale. Il fallimento Lehman è stata la dichiarazione di fatto che il re era nudo: le banche si sono trovate piene, chi più chi meno, di titoli tossici, che a quel punto valevano carta straccia, e si è aperta la più grande crisi di fiducia di sistema che la storia dell'economia capitalista ricordi, peggiore di quella del 29 per le cifre enormemente più elevate in gioco e per il carattere "globale" della stessa ; il mercato "interbancario" si è praticamene bloccato e si è rischiato, a metà settembre dello scorso anno e nelle settimane successive, il collasso dell'intero sistema. E' emerso inoltre in tutta la sua drammaticità che i risparmitori finali erano stati "riempiti" di titoli spazzatura il cui valore si era di fatto azzerato. Fortunatamente i governi e le banche centrali hanno preso coscienza, finalmente, che si era sull'orlo del precipizio e rapidamente, collegialmente, in spirito di collaborazione mai registratosi in precedenza, sono stati presi una serie di provvedimenti che hanno evitato il peggio:

-innanzitutto è stata immessa liquidità praticamente senza limiti per sbloccare la circolazione sul mercato interbancario e ripristinare un minimo di fiducia

- sono stati abbassati i tassi di riferimento delle banche centrali fin quasi ad azzerarli

- gli stati sono intervenuti con prontezza con tutti i mezzi necessari, nazionalizzando e ricapitalizzando le banche in difficoltà, e offrendo supporti vari per evitare nuovi fallimenti

La situazione si è così lentamente normalizzata anche se, allo stato, non si può affermare che tutte le criticità siano state superate

Per quanto attiene al nostro paese, considerato che la politica monetaria dell'euro è competenza della BCE, sono state efficaci la misura, presa del resto in tutta la UE, di estendere la garanzia statale ai depositi bancari (per evitare il panico tra i depositanti) e la disponibilità del Ministero dell'economia a sottoscrivere obbligazioni emesse dalla banche, i cosiddetti Tremonti Bonds. Ricordo al riguardo che ad oggi hanno fatto ricorso ai Tremonti Bonds Intesa/SanPaolo per 4 miliardi, Montepaschi per1,9, Unicredit per 1,5(altri 2,5 verranno chiesti in Austria dove Unicredit ha importanti attività), Banco Popolare per 1,45, Popolare di Milano per 0,5, Banca Carige per 0,4, Popolare Etruria per 0,15. In totale 7 Istituti per 9,9 miliardi.

Sono inoltre da interpretare come segnali confortanti i risultati di bilancio presentati in questi giorni dai maggiori Istituti e le decisioni di non distribuire dividendi per rafforzare la struttura patrimoniale delle banche.


Certo è, però, che la distruzione di ricchezza a danno dei risparmiatori, in particolare quelli che hanno sottoscritto titoli andati in default, è un dato irreversibile e sarebbe oltremodo necessario che i reponsabili vengano chiamati a rispondere in sede civile e penale del loro operato, così come è avvenuto ed avviene negli Stati Uniti. Ricordo, uno per tutti, che il sig Madoff, il finanziere resosi responsabile di una truffa da 50 miliardi di dollari, dal giorno in cui ha ammesso la sua colpevolezza è ospite delle carceri di quel paese con poche prospettive che il soggiorno sia breve.

le banche e la crisi industriale

nella fase attuale, che sta distruggendo lavoro e fonti di sostentamento per milioni i famiglie, caratterizzata come è da un calo di domanda di dimensioni mai registrate che mette in discussione la sopravvivenza di un gran numero di aziende, le banche hanno un dovere ineludibile: non far mancare credito e liquidità alle aziende soprattutto non interrompendo le operazioni di smobilizzo crediti che, tradizionalmente, nel nostro paese, sono la principale forma di finanziamento del circolante. E un dovere conseguente alla funzione sociale dell'attività bancaria, è un dovere come risposta ai comportamenti del più recente passato, è un dovere verso la collettività ed il paese.

Ma non sarà facile, per il sistema bancario italiano, adempiere a questi doveri:

1) perchè la liquidità è ancora scarsa nel circuito e il livello dei depositi della clientela non ancora normalizzato

2) perchè in questi ultimi anni sono usciti dal settore decine di migliaia di dipendenti e, è paradossale ma è così, mancano persone quantitativamente e qualitativamente in grado di dare risposte in tempi rapidi alle richieste del mondo delle imprese

3) con l'entrata in vigore della convenzione detta BASILEA II, convenzione internazionale cui l'Italia ha aderito, l'analisi del merito del credito viene fatta con criteri "oggettivi" che trovano principale espressione in analisi di bilancio su documenti ufficiali ed omogenei. Ebbene le banche hanno molte colpe ma il sistema industriale non è da meno. La quasi totalità dei bilanci delle aziende italiane evidenzia una struttura patrimonialmente gracile, è un eufemismo, conseguente alla massiccia evasione fiscale che caratterizza il sistema delle imprese nel nostro paese e alla mancata capitalizzazione e che le rende catalogabili per la più parte nella categoria subprime, non meritevoli di affidamento. Finora il sistema bancario ha supportato il sistema industriale "all'italiana"prendendosi rischi in misura rilevante e non potendo nemmeno contare in una pronta difesa delle proprie ragioni, nei casi di insolvenza delle aziende,visti i tempi assolutamente non tollerabili con cui in campo civile la magistratura prende le sue decisioni. Pretendere di voler continuare ad aver, mi scuso per l'espressione non finissima, la botte piena e la moglie ubriaca ci maniene nel novero delle economie dei paesi non di prima fascia: le imprese comincino a presentare bilanci veritieri, parlamenti e governi adottino misure che favoriscano fiscalmente gli investimenti e la ricerca, senza la quale il nostro paese, schiacciato tra i paesi in grado di produrre a costi più bassi dei nostri e quelli che la fanno da padrone nei settori e nelle tecnologie innovative, non può che soccombere ed accellerare un declino già in atto

L'analisi sul sistema bancario finisce qui, ma di cose da dire ce ne sarebbero ancora molte.

Nel prossimo ed ultimo post cercherò di fare una sintesi di tutto. Nel frattempo mi auguro che i segnali di cauto ottimismo che si intravedono da qualche settimana si consolidino in modo da sentire "la grande paura" sempre più alle spalle. E mi auguro anche che tutto questo abbia insegnato qualcosa e serva a non ripetere in futuro gli errori fatti. Ottimismo della volontà, pessimismo della ragione

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