Sessanta anni fa, l'8 Agosto 1956, nella miniera di carbone belga di Marcinelle morivano 262 minatori di cui 136 italiani, nel più grave incidente europeo in miniera del dopoguerra. Marcinelle è molto importante perché spiega come meglio non si potrebbe tutto il percorso del nostro Paese dalla fine del conflitto mondiale. Riprendo e sintetizzo concetti già elaborati in precedenti scritti.
L'Italia che nell'Aprile del 45 usciva dal conflitto mondiale e dalla guerra civile, era un Paese distrutto nelle infrastrutture e con buona parte del suo modesto apparato industriale inutilizzabile. Ed era un Paese che storicamente era sempre stato negli ultimi secoli tra i più poveri dell'Occidente. Dall'unità d'Italia all'avvento del fascismo l'emigrazione verso il Nuovo Mondo ( prevalentemente USA al Nord, Argentina al Sud) era stata la principale valvola di sfogo per assicurare pane e lavoro alla popolazione. Oltre 20 milioni di persone emigrarono in quei sessanta anni ma il Paese rimase con un modestissimo apparato industriale. Un primo abbozzo di politica industriale fu attuato durante il successivo ventennio dal regime che da un lato proseguì nella ricerca di occasioni di lavoro "fuori dai confini" attraverso una politica coloniale che si diresse su quel poco che era rimasto dal depredamento di Inghilettra, Francia, Germania, Belgio, dall'altro attraverso un potenziamento e miglioramento qualitativo delle attività agricole - che erano state fino ad allora le attività assolutamente prevalenti - (bonifica delle paludi pontine) e attraverso il salvataggio di gran parte delle delle attività industriali messe in forte pericolo dalla crisi del '29 attraverso la costituzione dell' IRI nel 1933, progetto che fu affidato ad un economista di orientamento socialista, Alberto Beneduce. Personalmente credo che la costituzione dell'IRI sia stata la cosa migliore fatta da Mussolini durante gli anni del suo governo.
Ma è nel dopoguerra che si mette in moto un periodo di tumultuoso sviluppo economico che trasforma il Paese in pochissimo tempo. Attori e motori del cambiamento, quattro soggetti:
a) gli aiuti americani del piano Marshall. Non è questa la sede per analizzare motivazioni, strumenti, prezzi pagati dal nostro Paese soprattutto - a mio avviso - sotto forma di "sovranità limitata" nei confronti degli USA, ma è certo che il "miracolo" italiano trovò in quegli aiuti un validissimo supporto.
b) una classe imprenditoriale dinamica, vogliosa di mettersi in gioco, capace che si manifestò vincente non solo per lo sviluppo vertiginoso di centinaia di migliaia di piccole e medie aziende ma per l'aver fatto decollare tantisime aziende e Gruppi di notevoli dimensioni con una visione "multinazionale" dei propri orizzonti di mercato. Fiat, Pirelli, Olivetti Falck e Lucchini nell'acciaio, Italcementi, Piaggio, Gruppi Borghi, Merloni, Fumagalli (Candy)negli elettrodomestici bianchi, Ferrero, Barilla, Parmalat, nell'alimentare, e tanti altri, si dotarono in pochi anni di strutture organizzative e produttive in grado di reggere bene la concorrenza nel mercato globale di allora
c) le multinazionali che in quella fase avevano delocalizzato da noi anche per gli incentivi della Cassa per il Mezzogiorno
d) la mano pubblica, che con l'ENI ci assicurò una sempre maggiore autonomia nel reperimento di fonti energetiche e un notevole knowhow nel settore degli impianti petrolchimici che vide Snam Progetti, Saipem sempre presenti e spesso vincenti nelle gare internazionali di quegli anni. E che con l'IRI diede vita ad importantissimi gruppi di rilevanti dimensioni in molti settori strategici:
- FINSIDER nel settore siderurgico
- FINCANTIERI nel settore cantieristico
- FINMECCANICA nel settore meccanico
- ITALSTAT nel settore costruzioni
- STET nel settore telecomunicazioni
- FINMARE nel settore trasporto marittimo
erano holding di settore sotto le quali operavano centinaia di aziende. ALITALIA assicurava una presenza diretta nel settore del trasporto aereo, la società AUTOSTRADE garantiva la presenza nel settore del trasporto stradale. Inoltre c'erano le tre BIN (COMIT, CREDIT, BANCO DI ROMA) e il BANCO DI SANTO SPIRITO nel settore del credito, e la RAI
Personalmente sono convinto che l'IRI sia stato importantissimo per lo sviluppo industriale dell'Italia e per la realizzazione di una "virtuosa" politica keynesiana, ma debbo convenire che non aveva torto il Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, liberale nettamente contrario all'intervento dello Stato in economia, quando affermava:
"l'impresa pubblica, se non sia informata a criteri economici tende al tipo dell'ospizio di carità"
Resta il fatto che nel 1980 l'Ente aveva oltre 556.000 dipendenti ma i bilanci erano dei colabrodo, conseguenza - a mio avviso - di incomptenze, ruberie e razzie da aprte del sistema dei partiti. Fu deciso di liquidare l'esperienza
MARCINELLE si colloca nella coda di quella fase di ricostruzione e di "ripartenza" che caratterizzò il primo dopoguerra. I minatori che persero la vita a Marcinelle erano in Belgio da anni, dopo Marcinelle il flusso di lavoratori verso le miniere del Nord Europa praticamente si arrestò. I quindici anni dal '56 a fine anni '60 furono gli anni migliori di tutta la nostra storia e segnarono il passaggio irreversibile da Paese prevalentemente agricolo a Paese industriale con un forte contributo del settore terziario.
LA STORIA DI MARCINELLE E' MEMORIA DEL PAESE E DOVREMMO SEMPRE RICORDARCI CHE LA MEMORIA CI DA IDENTITA' E CONSAPEVOLEZZA
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