Chi mi segue sa che mi sveglio presto - non più tardi delle 6 - e che accompagno le prime attività del mattino con l'ascolto - con le cuffie - di un CD di musica classica, stamattina la nona di Schubert. Con il sole più alto sull'orizzonte passo poi a musiche più adrenaliniiche; per esempio in questi giorni in auto ascolto quasi esclusivamente Vasco, che è un grande.
Ritornando a Schubert faccio la seguente riflessione. Se si guardano le biografie di musicisti, pitttori, scrittori degli ultimi tre secoli, siamo colpiti da quanto fosse breve la loro vita:
- Schubert 1797 - 1828
- Mozart 1756 - 1791
- Beethoven 1770 - 1827
- Schumann 1810 - 1856
- Chopin 1810 - 1849
- Mendelsshon 1809 - 1847
- Leopardi 1797 - 1836
- Bellini 1801 - 1835
- Donizzetti 1797 - 1848
- Ugo Foscolo 1798 - 1827
- Giovanni Segantini 1858 - 1899
- Baudelaire 1821 - 1867
e potrei andare avanti delle ore.
E allora mi chiedo: se tutti questi hanno lasciato quello che hanno lasciato pur in una vita così breve dove è che sbagliamo noi contemporanei se il da me compianto Padoa Schioppa ha dovuto coniare il termine "bamboccioni" per indicare ultratrentenni che studiano ancora, che non lavorano e che non lasciano casa?
Premesso che conosco tantissimi giovani pieni di energie, competenze e apertura sul mondo che la mia generazione nemmeno si sognava e che non bisogna mai fare di ogni erba un fascio, secondo me l'errore più grande l'abbiamo fatto facendo venir meno nell'educazione, fin dai primi anni di vita , l'abitudine a far le cose bene, se vogliamo un minimo di necessaria disciplina, e, per eccesso di protettività, abbiamo dimenticato che è necessario "far volare" i giovani non appena possibile ( se mamma rondine fosse troppo "comprensiva" i rondinotti sarebbero destinati a soccombere alle prime difficoltà), perchè solo volando da soli e con ali robuste fornite da famiglia e scuola i ragazzi posso esprimere al meglio ed in fretta le proprie potenzialità. In sintesi maggior metodo, maggiore disciplina, maggiore qualità da richiedere a se stessi e agli altri "qualità" in quello che si fa. In definitiva eliminare quella sensazione di "sbracamento" che si ha, spesso, quando si incontrano dei giovani, soprattutto se in Gruppo.
Nessuno chiede di ritornare a metodi educativi quali erano quelli del passato, nessuno pensa a ripristinare autoritarismo e metodi "spartani" ma maggiori richieste, anche sul piano quantitativo, ai giovani è necessario farle, nel loro esclusivo inrteresse.
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