Al libro intervista di Massimo Mucchetti a Cesare Geronzi ho dedicato tre post introduttivi, il 23 Ottobre, il 27 e il 28 Novembre. In Dicembre la rapida evoluzione del quadro politico ha fatto emergere altre priorità per cui solo ora riprendo il tema. Per certi versi meglio così perché l'analisi può essere ora più fredda, lontana dalla risonanza mediatica che il libro ha avuto nei giorni successivi alla sua uscita. Geronzi, ricordo, è stato ospite di numerose importanti trasmissioni televisive in quei giorni.
Da parte mia ribadisco che:
a) considero Cesare Geronzi uno degli uomini più potenti se non il più potente della seconda repubblica. E' stato lo snodo di potere più importante e la sua figura è stata al centro del quadro economico finanziario su cui si è sviluppato il ventennio che va dal 1993 ad oggi
b) le risposte di Geronzi hanno più livelli di lettura e contengono segnali, ammonimenti, ricatti non facilmente individuabili ad una prima lettura.
c) utilizzerò il sistema dei colori: Mucchetti parla in nero,Geronzi risponde in blu, i miei commenti in rosso.
Il libro intervista è articolato in un prologo, otto capitoli ed un epilogo. In questo post mi occuperò del prologo che occupa le pagine dalla 9 alla 23, prologo nel quale si definiscono le posizioni in campo. Geronzi ha l'obbiettivo di parlare da una posizione di forza; Mucchetti quello di evitare una posizione di debolezza o sudditanza.
Faccio io una premessa: Mucchetti, vicedirettore del Corriere della Sera, è sempre stato tra i meno "teneri" nei confronti del banchiere romano. Coraggiosa la scelta di Geronzi di farsi intervistare da Mucchetti; del resto l'uomo, con il suo ego sconfinato, non può che combattere con interlocutori veri, interlocutori autonomi intellettualmente, interlocutori forti.
E' altresì ulteriore prova di forza quella di aver scelto Feltrinelli, di area di sinistra, come editore.
Geronzi non ha paura di niente e di nessuno. Cominciamo:
Il prologo inizia con l'arrivo di Mucchetti a Roma.
Come è sceso?
Con il Frecciarossa ( delle FFSS, pubblico)
Non prende Italo? (il treno di Montezemolo, privato)
Prima schermarglia: il Frecciarossa è dello Stato - dice Mucchetti - quindi anche un po' mio
La prossima volta, mi telefoni prima. Le mando la macchina a Termini così evita le code ai taxi.
Mucchetti non ci casca. La ringrazio, ma non ce ne è bisogno. Abbiamo tempo.
Tutto come da copione. Geronzi gran figlio di puttana(absit inuiria verbis) Mucchetti mica nato ieri.
Si accomodano, Mucchetti sul divano, Geronzi sulla poltrona. Dove si svolge l'incontro? In un palazzo delle Generali (Geronzi ne ha titolo in quanto Presidente della Fondazione delle Assicurazioni Generali) con le finestre che danno su Piazza Venezia e dalle quali si vedono Piazza Venezia, il Vittoriano, i fori Imperiali, il mercato di Traiano, insomma Roma millenaria ed eterna, e Palazzo Bonaparte.
Lì, nel 2002, Rainer Masera , Amministratore Delegato del San Paolo di Torino ed io, Presidente di Capitalia, concordammo il prestito obbligazionario convertendo che salvò la Fiat dal fallimento..
Messaggio: la Fiat l'abbiamo salvata noi, a Roma, a pochi metri da Piazza Venezia.
Già quel convertendo che, dal punto di vista tecnico, venne ideato ideato da Matteo Arpe.
Arpe ebbe parte, una parte di rilievo, nel team tecnico delle due banche. Avevo visto bene con Arpe, ma poi....
E Arpe viene liquidato con due parole: ebbe parte nel team tecnico, sì, ma chi conta è chi l'operazione l'ha voluta, cioè io Geronzi. Ed in effetti Arpe, pur liquidato con la bella cifra di 40 milioni di euro, da allora di fatto è sparito dalla circolazione e della sua SATOR si sono perse le tracce.
Una ulteriore frecciata di Geronzi: Palazzo Bonaparte è uno dei tanti immobili storici delle Generali, ma soprattutto ospita voi del Corriere, Vi tengo d'occhio non creda......
Il padrone è sempre lui.
Controfrecciata di Mucchetti: Ma anche noi da Palazzo Bonaparte potremmo osservare chi varca il portone delle Generali.. Qualcuno l'ha fatto e mi dicono che ricevesse visite di ogni rango:
grisaglie (politici ed alti funzionari dello Stato) divise (militari, soprattutto alti ufficiali dei carabinieri e della Guardia di Finanza) tonache (segretari di Stato, Segretari della CEI, cardinaloni e vescovi)
Davvero? La mia porta è sempre aperta ( son of a bitch)
Le schermaglie proseguono con riferimenti all'arredamento, un po' austroungarico, del palazzo delle Generali, agli sfarzi di Palazzo Sciarra-Colonna, una delle sedi storiche di Banca di Roma, alla collezione di stilografiche del Presidente e qui un'altra perfidia. Geronzi mostra a Mucchetti un "sampietrino" d'argento - regalo di sua moglie Giuliana - liscio nella parte esterna ma con gli altri cinque lati tutti scalpellati, rugosi, bucherellati. Sampietrino uguale Cesare, ma se mi conosce così poco........
Dopo le schermaglie si entra in "medias res."
Come la debbo Chiamare?
Se vuole stabilire una certa distanza, mi chiami signor Geronzi.
Perché a 77 anni ha deciso di aprire questo dialogo con un giornalista sui suoi 40anni da banchiere?
Perché, sig Mucchetti, parte dalla fine e non dal principio? Prima appuri i fatti e poi ne domandi le ragioni.
A mio parere, risponde Mucchetti, il racconto che faremo è già il fatto. L'antefatto è la decisione di raccontare e raccontarsi. Perchè?
Perché - e mia moglie Giuliana, l'unica con la quale ho condiviso questa decisione, è completamente d'accordo - riteniamo che coloro che hanno scritto di me e della mia storia l'abbiano fatto piuttosto male.............non si è ancora ben capito cosa sia stata la grande trasformazione che negli ultimi venti anni ha cambiato la faccia del sistema bancario italiano, architrave dell'ottava economia del mondo.
Mi sto accorgendo che il Prologo è troppo importante per capire tutto l'impianto del libro intervista
per cui spezzerò in due parti il commento al Prologo. Sarà poi più facile capire il resto.
CONFITEOR - Il prologo - fine della prima parte.
lunedì 14 gennaio 2013
IL CONFITEOR DI CESARE GERONZI - IL PROLOGO
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