L'intervista è interessante sia per l'approccio del giornalista, pacato ma che non trascura nessuna delle zone oscure che hanno caratterizzato la gestione di Banca delle Marche, sia per l'atteggiamento dell'intervistato che non nega suoi errori di valutazione, specialmente nella fase iniziale della gestione Bianconi, non nasconde la testa sotto il cuscino e ripercorre le varie fasi del rapporto decennale tra l'Istituto e il suo direttore generale.
Su un aspetto, però, sono in netto disaccordo con il Presidente della Fondazione: quando afferma che, visto che in CDA Banca delle Marche sedevano uomini indicati dalla Fondazione, lui - il Presidente - si rimetteva completamente alle loro valutazioni. Non sono d'accordo per due ordini di motivi:
a) a livello generale perché chi è a capo di una organizzazione complessa ha il compito di monitorare continuamente l'operato degli organi che a lui fanno riferimento. Il rapporto fiduciario, che ovviamente deve esserci e deve lasciare piena libertà di valutazione e di azione al "delegato", deve peraltro essere continuamente verificato perché la fiducia "a prescindere" non può essere accordata a nessuno.
b) sul piano particolare, il Presidente ammette che erano state raccolte da più parti voci e non solo voci sul reale andamento della Banca. Il Presidente avrebbe dovuto intervenire allora e non limitarsi a registrare i "rumours"
Riconosco peraltro a Fondazione Carima di essere stata l'unica delle tre a voler accertare cosa era veramente accaduto, trovando resistenze da parte delle altre due. Anche su questo punto dovrà essere fatta chiarezza.
In punto viene pubblicata da Cronache Maceratesi una intervista a Pietro Lanari, a capo di un Gruppo di aziende operanti nel settore dell'edilizia verso il quale l'Istituto è esposto per 236 milioni e che risulta essere il principale debitore di BDM. Lanari aveva presentato un piano per la valorizzazione di alcune aree tra cui l'area ex cementificio Sacelit di Senigallia che conosco bene visto che dalle finestre della mia aula del liceo Perticari si vedeva benissimo la "ciminiera" del cementificio. La realizzazione del complesso immobiliare a Senigallia prevedeva prezzi di vendita 6.000 euro al mq (ma Senigallia è diventata Portofino o Montecarlo?). Lanari sostiene di essere cliente della Banca e non del direttore generale o dell'alta dirigenza. Eh no, caro Lanari: quando un gruppo attinge per 236 milioni ad una banca importante ma pur sempre di dimensioni locali come Banca delle Marche, interlocutori dell'imprenditore sono direttamente i vertici della Banca i rapporti con i quali possono facilmente trasformarsi in un "do ut des", nel qual caso le responsabilità dell'imprenditore sarebbero evidenti ed in alcuni casi sanzionabili anche penalmente. Non vorrei che la sua fosse una "excusatio non petita". Veda Lanari, io sono portato a pensare sempre male. Andrò sicuramente all'inferno.....................dove peraltro dovrei trovarmi in buona compagnia visto che spesso............................ci azzecco. Comunque "absit iniuria verbis" nei suoi confronti, ing Lanari.
Ma che ci sia del marcio nelle Marche, oltre che in Danimarca, mi pare fuori di ogni dubbio.
a) a livello generale perché chi è a capo di una organizzazione complessa ha il compito di monitorare continuamente l'operato degli organi che a lui fanno riferimento. Il rapporto fiduciario, che ovviamente deve esserci e deve lasciare piena libertà di valutazione e di azione al "delegato", deve peraltro essere continuamente verificato perché la fiducia "a prescindere" non può essere accordata a nessuno.
b) sul piano particolare, il Presidente ammette che erano state raccolte da più parti voci e non solo voci sul reale andamento della Banca. Il Presidente avrebbe dovuto intervenire allora e non limitarsi a registrare i "rumours"
Riconosco peraltro a Fondazione Carima di essere stata l'unica delle tre a voler accertare cosa era veramente accaduto, trovando resistenze da parte delle altre due. Anche su questo punto dovrà essere fatta chiarezza.
In punto viene pubblicata da Cronache Maceratesi una intervista a Pietro Lanari, a capo di un Gruppo di aziende operanti nel settore dell'edilizia verso il quale l'Istituto è esposto per 236 milioni e che risulta essere il principale debitore di BDM. Lanari aveva presentato un piano per la valorizzazione di alcune aree tra cui l'area ex cementificio Sacelit di Senigallia che conosco bene visto che dalle finestre della mia aula del liceo Perticari si vedeva benissimo la "ciminiera" del cementificio. La realizzazione del complesso immobiliare a Senigallia prevedeva prezzi di vendita 6.000 euro al mq (ma Senigallia è diventata Portofino o Montecarlo?). Lanari sostiene di essere cliente della Banca e non del direttore generale o dell'alta dirigenza. Eh no, caro Lanari: quando un gruppo attinge per 236 milioni ad una banca importante ma pur sempre di dimensioni locali come Banca delle Marche, interlocutori dell'imprenditore sono direttamente i vertici della Banca i rapporti con i quali possono facilmente trasformarsi in un "do ut des", nel qual caso le responsabilità dell'imprenditore sarebbero evidenti ed in alcuni casi sanzionabili anche penalmente. Non vorrei che la sua fosse una "excusatio non petita". Veda Lanari, io sono portato a pensare sempre male. Andrò sicuramente all'inferno.....................dove peraltro dovrei trovarmi in buona compagnia visto che spesso............................ci azzecco. Comunque "absit iniuria verbis" nei suoi confronti, ing Lanari.
Ma che ci sia del marcio nelle Marche, oltre che in Danimarca, mi pare fuori di ogni dubbio.
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