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mercoledì 5 aprile 2017

FEMMINICIDI - QUALCHE RIFLESSIONE AL RIGUARDO

Provo a riprendere a scrivere. Non è che le cose vadano benissimo(ho,specie di sera, dei blocchi motori improvvisi e "random",accompagnati da dolori osteoarticolari e nevralgie, che mi limitano soprattutto psicologicamente, ma tant'è. L'ultimo post lo avevo dedicato a Luchino Visconti e  alla cultura mitteleuropea, riprendo con un post dedicato al problema dei femminicidi. La conferma che questo è un blog assolutamente "generalista" - così almeno è diventato - e forse questo è un pregio più che un difetto.  Mi piace così interpretare l'elevato numero di visualizzazioni - ovviamente in relazione agli standard del blog - anche durante i giorni nei quali non ho pubblicato alcunchè: 348 visualizzazioni il 29 Marzo, 286 il 30, 306 il 31 e così via.
Femminicidi, appunto. Un fenomeno che sembra in crescita esponenziale nel nostro Paese. Vediamo se è vero, lasciamo parlare le cifre dopo aver fatto la premessa che per femminicidio si intende, nell'accezione moderna della parola, un omicidio volontario o preterintenzionale di una donna da parte di un uomo per motivi basati sul genere. E' un neologismo utilizzato per la prima volta con questo significato nel 1990.
Nel periodo 2006-2016 i femminicidi in Italia sono stati 1.740 di cui 1.251 (il 71,9%) in famiglia, 846(67,6%) all'interno della coppia, 224(il 26,5%) per mano di un ex marito, compagno, fidanzato. Negli ultimi due anni i femminicidi sono stati 128 nel 2015 e 120 nel 2016.
Prime considerazioni:
a) i femminicidi avvengono prevalentemente all'interno del nucleo familiare e ad opera di uomini che avevano avuto con le vittime una relazione affettiva
b) negli ultimi anni c'è stato un lento ma costante calo
c) un femminicidio ogni tre giorni è il quadro attuale di riferimento
Il problema resta gravissimo ma trova conferma l'enorme potere che hanno i "media" nella determinazione della percezione dei fenomeni sociali da parte del pubblico, soprattutto da quando televisioni e altri media hanno dato ampi spazi a trasmissioni che pretendono presentare "in diretta" la vita quotidiana del Paese e dove imperversano "opinionisti" dalle più svariate origini che "sparano" a braccio giudizi e valutazioni.
Trovo altrettanto grave la mancata sottolineatura delle motivazioni che inducono molti, troppi uomini ad arrivare a gesti estremi e, soprattutto, ad avvelenare il clima all'interno della coppia e della famiglia con comportamenti diffusissimi residuo di categorie mentali che dovrebbero essere superate ma che, non dimentichiamolo, erano vivissime e vitali fino a pochissimi anni fa.
La condizione oggettiva di "sudditanza" della donna ha storicamente trovato alimento nella sua mancata autonomia economica (il lavoro "fuori casa"di massa delle donne è fenomeno abbastanza recente), in una organizzazione sociale che proponeva come nucleo base della società la famiglia, vero, ma non paritaria, nell'influsso dei valori e dei principi propugnati dalla gerarchia cattolica, nel minor livello di istruzione della componente femminile, nel "sentiment"prevalente nei maschi per cui occorreva essere "duri" per suscitare attenzione ed avere successo.
Era la fase rappresentata benissimo dalla pubblicità di quel prodotto "per l'uomo che non deve chiedere mai".
Oggi dovremmo essere in una fase successiva, che definirei "evangelica":"chiedete e vi sarà dato, ..............forse".
Perchè - ammettiamolo - nei rapporti uomo donna è - non solo ovviamente ma in parte del tutto rilevante - "questione di feeling". E se feeling non c'è, o non c'è più, nessuno è autorizzato a uccidere o perseguitare nessuno.
Nota: stamattina mi sono svegliato - meglio, sono sceso dal letto visto che ho dormito venti minuti - sentendomi come Kundera nell'"insostenibile leggerezza(o pesantezza) dell'essere." Buona giornata a chi mi legge, e anche a chi non lo fa. 

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