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domenica 15 marzo 2020

LA VITA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

la "peste nera" arivò in Europa.
Nel 1985 fu dato alle stampe un bel romanzo di Gabriel Garcia Marquez,già insignito nel 1982 del premio Nobel per la letterratura. Il romanzo aveva titolo "l'amore ai tempi del colera" e mi è venuto in mente spesso in questi giorni mentre mi aggiornavo sulla evoluzione della epidemia  da "coronavirus" sulla quale mi limito a fare alcune osservazioni da uomo della strada senza alcuna pretesa di indicare cause e rimedi
La prima osservazione che si può fare è che l'infezione da coronavirus è la seconda pandemia della storia del nostro pianeta; pandemia nel senso di epidemia che interessa e colpisce in un breve lasso di tempo l'intero pianeta.
La peste(probabilmenfurono febbri tifoidee) che colpì Atene nel 430 a.c durante la guerra del Peloponneso segnò profondamente la città stato  e il territorio circostante ma non fu avvertita altrove. Secondo Tucidite l'epidemia aveva avuto origine in Etiopia, era poi passata in Egitto,in Libia per arrivare infine in Attica  La peste del 1350 che diede spunto al Boccaccio per il Decamerome ebbe origine nel nord della Cina e arrivò in occidente veicolata dai ratti imbarcati sulle navi commerciali genovesi  che collegavano continuamente i'Oriente e l'Europa. Costantinopoli, Cipro, Alessandria d'Egittto la rotta verso Occidente, fu Messina il porto attraverso il quale la "peste nera" arrivò in Europa nel 1347. In poco tempo l'infezione si allargò a tutta l'Europa secondo una direttrice sud/nord. e nel 1353 momento di maggiore espansione erano infettate l'intera europa, compresi i Paesi scadinavi, la Russia fino al Caucaso, la Turchia. La peste nera fece 20/25 milioni di morti in tutta Europa(1/3 della popolazione); cifre da prendere con beneficio di inventario indicano che a Venezia morì il 60% della popolazione, il 70% a Roma a Firenze il 90% La Peste Nera devastò quasi tutto il mondo allora conosciuto ma non coinvolse il continente americano, l'Australia, toccò marginalmente l'Africa. Quanto alla peste del 1630 descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi, colpì tra il 1629 e il 1633 l'Italia ettentrionale fino al Granducato di Toscana, la Svizzera fece oltre un milione  di morti ma fu sostanzialmente limitata. Caratteristiche di Pandemia ebbe invece a "spagnola" di un secolo fa. Si manifestò inizialmente negli USA (Kansas) ma si difuse rapidamente in tutto il mondo. Tra il 1918 e il 1920 fece 50 milioni di morti tra i quali il diciassettenne fratello di mio padre. Fu estremamente virulenta e colpì non solo persone  di età avanzata ma anche e soprattutto soggetti giovani.
Il "coronavirus"sembra aver assunto rapidamente le caratteristiche di PANDEMIA come riconosciuto in settimana dalla OMS.E' ancora in piena evoluzione ma ha già raggiunto tutti i continenti con alta velocità di propagazione, non è particolarmente virulento ma presenta notevoli difficoltà ad essere contenuto perchè - è questo l'aspetto nuovo, è effetto e diretta conseguenza della "globalizzazione". Dovremmo riflettere tutti quanti di più - soprattutto i governanti - sui cambiamenti che la globalizzazione ha determinato e sulle loro conseguenze.
Negli ultimi decenni il nostro pianeta si è trsformato in uno spazio unico dove persone, animali e merci si spostano in continuazione da una parte all'altra con mezzi diversi e velocità crescenti e dove miliardi di persone sono costantemente interconnesse.  Ciò comporta che i cambiamenti avvengono molto più velocemente di prima e che le conseguenze dei nostri comportamenti si riflettono ineluttabilmente sugli altri, che siano vicini di casa, concittadini, compatrioti. o cittadini di altre nazioni.
Per salvarci, per salvare il pianeta e il futuro delle nuove generazioni, è assolutamente necessario prendere piena coscienza di ciò e cambiare completamente l'approccio. E' triste vedere giovani che, intervistati, mostrano incapacità ad uscire da schemi di piccolo e meschino egoismo, che hanno poca dimestichezza con i concetti di bene comune, solidarietà e solidarietà intergenerazionale, e che sembrano incapaci di rinunciare, anche temporaneamente, a ciò che a loro sembra esserglidovuto in presenza della necesssitàù di salvaguardare un bene superiore. La mia generazione è quasi al capolinea e credeva che certi princìpi fossero consolidati. Evidentemente non siamo stati capaci di trasmetterli adeguatamente questi princìpi e questi valori il che dimostra una volta di più che di consolidato non c'è niente e che il compito di trasmettere "la memoria" alle nuove generazioni è tra i più impegnativi e ineludibili di ognuno di noi.

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