Visualizzazioni totali

domenica 23 agosto 2015

LA CRISI - IL PUNTO AD AGOSTO 2015 - POST N.5

IL CUORE DELLA CRISI
Riaffermato con forza che la questione morale è pregiudiziale, vado subito al "cuore" della crisi; il cuore si chiama DEINDUSTRIALIZZAZIONE
Riprendo un concetto già espresso. Il nostro Paese ha avuto nel dopoguerra 25 anni di sviluppo forte e ininterrotto che l'hanno trasformato da paese agricolo arretrato e povero in una economia industrializzata. Lo sviluppo fu il risultato delle azioni, contestuali e sinergiche, di quattro soggetti:
a) il piano Marshall: una delle poche cose intelligenti fatte dagli Stati Uniti, in primis nel loro interesse, che ha consentito una "ripartenza" accelerata.
b) una classe imprenditoriale dinamica e motivata, duttile e capace di produrre nuovo know-how nei più svariati settori
c) le partecipazioni statali, in particolare l'IRI, che hanno creato centinaia di migliaia di posti di lavoro. Al sud alle PS si deve la quasi totalità dei posti di lavoro creati 
d) le multinazionali, che in quella fase delocalizzavano da noi.
Al termine di questa fase l'Italia si ritrovò ad essere un paese fortemente industrializzato e manufatturiero, presente con punte di eccellenza in moltissimi comparti industriali.
C'erano elementi di forte debolezza, ne riparlerò, ma a fine anni sessanta questa era la situazione, comparto per comparto.
INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA
 Il Paese aveva una forte industria automobilistica costituita dal Gruppo Fiat con i marchi Fiat, Alfa, Lancia e da alcuni marchi di nicchia(Ferrari, Maserati, Lamborghini). La Fiat copriva oltre il 70% del mercato nazionale, era forte su alcuni mercati esteri (Francia, Germania, sudamerica) e produceva praticamente tutte le sue vetture in Italia. Ma Fiat significava anche IVECO (veicoli industriali), Fiat Ferroviaria che produceva locomotive e vagoni, AIFO (motori marini), Magneti Marelli (batterie) ecc.ecc. Fiat era al termine di questa fase una conglomerata che spaziava in campi svariatissimi e costituiva di gran lunga il primo gruppo industriale italiano
INDUSTRIA DEI PNEUMATICI E DEI CAVI
Complementare alla produzione di auto, c'era quella dei pneumatici dove PIRELLI la faceva da padrone. Inoltre la casa milanese aveva sviluppato una sezione cavi molto importante che contribui alla diffusione delle linee telefoniche in tutto il Paese. Ma non c'era solo la Pirelli (che produceva a Milano Bicocca) erano presenti anche CEAT - MANULI  tutte con produzione prevalente in Italia
INDUSTRIA SIDERURGICA
Seconda solo alla Germania; fortissima la componente pubblica (Italsider) ed altrettanto importante la componente privata( Falck, Lucchini, Riva). Gli stabilimenti dei gruppi di cui sopra occupavano centinaia di migliaia di maestranze
INDUSTRIA CANTIERISTICA
I cantieri di Genova, Trieste Ancona, La Spezia,Napoli producevano a pieno ritmo ed erano apprezzati in tutto il mondo
ELETTRODOMESTICI BIANCHI
Era uno dei settori di maggior peso con una percentuale di esportazioni altissima. Secondi solo alla Germania. Gruppo Borghi a Varese, Candy, Indesit , marchio REX (ora Elettrolux). Quel poco che è rimasto è in mani non italiane
INDUSTRIA ELETTRONICA
In quegli anni avvenne il passaggio dalla "trasmissione meccanica" a quella pienamente elettronica. Olivetti era leader nel settore delle macchine da scrivere e delle prime macchine a scheda. Il canavese viveva di Olivetti
INDUSTRIA CHIMICA
C'era una industria chimica di base forte sia privata (Montedison) sia pubblica (ENI). Gli impianti petrolchimici di Gela, Priolo, Augusta, quelli sardi, le raffinerie hanno creato centinaia di migliaia di posti di lavoro e al sud hanno costituito la principale fonte di sviluppo
CEMENTO
Edilizia e infrastrutture(autostrade, ponti, gallerie) furono costruiti con il cemento di Italcementi(Gruppo Pesenti di Bergamo), passato recentemente ad un gruppo tedesco, e con quello del gruppo Colacem ed altri operatori minori
IMPIANTI IDROELETTRICI
Gli impianti che si costruivano nel mondo spesso erano opera di consorzi di aziende italiane (la CONDOTTE costruiva la diga, ANDALDO e FRANCO TOSI fornivano le turbine ed il resto.
Se si osserva la realtà odierna si constata, purtroppo, che molti di questi gruppi non esistono più, molti sono stati fortemente ridimensionati, molti hanno delocalizzato e la proprietà di quelli rimasti è spesso non italiana. Non parliamo  delle multinazionaii che da tempo hanno spostato le produzioni in altre aree del mondo. La attuale forte debolezza del sistema italia ha nella mancanza assoluta di una politica industriale negli ultimi trenta anni la causa principale.Non è facile ripartire e risalire in questo contesto. Cosa si potrebbe e si dovrebbe fare mi sforzerò di dirlo nel prossimo post.

Nessun commento:

Posta un commento