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mercoledì 11 aprile 2018

FLAT TAX - PROGRESSIVITA' DELLE IMPOSTE- POLITICHE FISCALI

Le politiche fiscali toccano un nervo scoperto ed estremamente sensibile dei cittadini sia qui da noi che un po' dappertutto. Basti pensare alla centralità della politica fiscale nel programma di Trump. Da noi direi che è il problema dei problemi fin dalla nascita della Repubblica. L'articolo 53 della nostra Costituzione recita: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività"
Dobbiamo ricordare che la Costituzione è nata dal concorso di forze politiche "popolari" che si sono trovate naturalmente d'accordo nel riconoscere e nell'affermare che chi più ha più deve contribuire al finanziamento della macchina statale e degli enti territoriali (scuola, forze dell'ordine, sanità, ministeri e altri enti territoriali, enti previdenziali, esercito ecc)
Personalmente sono stato sempre favorevole e senza riserve al principio di "progressività"perchè ritengo migliore una società più equa, con ridotte disparità sociali e con minori motivi di recriminazione da parte dei cittadini nei confronti dello Stato e degli altri concittadini
Le norme attualmente in vigore prevedono cinque aliquote per l'IRPEF, l'imposta che grava sui redditi delle persone fisiche, realizzando una progressività forse attualmente eccessiva ma aderente alla lettera e allo spirito della Carta Costituzionale.
Le cinque aliquote, ricordo, sono le seguenti:
- 23% fino a 15.000 euro di reddito
- 27% da 15,000 a 28.000
- 38% da 28000 a 55.000
- 41% da 55.000 a  75.000
- 43% oltre 75.000
La no tax area è fissata a 8.174 euro. Sotto quell'importo non si paga Irpef 
Non è progressiva, invece, l'IRES, l'imposta sul reddito delle società ( aliquota unica del 24% ma era il 27,6% fino al 2016) che si applica a società di capitali, a persone giuridiche, ad enti. Trovo giusto e opportuno ridurre la pressione fiscale sulle società di capitale che sono il motore dell'economia e i maggiori creatori di posti di lavoro.
La progressività non si applica nemmeno alle imposte indirette (l'IVA è al 22%) alle accise(l'imposta di fabbricazione ad esempio) alle imposte di bollo. C'è una aliquota "secca"anche sui dividendi, le cedole, i capital gain (26%), sulle cedole dei titoli di Stato (12,5%). Anche l'IMU non è influenzata dal reddito complessivo del titolare dell'immobile ma varia in funzione della sua "tipologia" o del suo uso. 
La materia è talmente "sensibile" che partiti e leaders politici hanno dato enfasi nei loro programmi a proposte e promesse in genere fortemente demagogiche di interventi a favore dei cittadini nel campo delle politiche fiscali.
Tutti quanti ricordiamo il "patto" con gli Italiani firmato da Berlusconi  negli studi televisivi di Porta a Porta che prevedeva  due sole aliquote 23 e 33%. Mai realizzzato.
Nell'ultima campagna elettorale il centro destra ha concentrato tutte le sue energie e i suoi sforzi mediatici nella promessa di una "flat tax", cioè una aliquota unica Irpef che la Lega vorrebbe fissare al 15% e Forza Italia al 23. Sostengono infatti che la riduzione del carico fiscale libererà energie e risorse che rimetteranno in moto meccanismi economici inceppatisi negli ultimi anni per effetto della crisi con conseguente impatto positivo sulle entrate fiscali. Berlusconi lo ha sostenuto con convinzione durante la campagna elettorale: "ha funzionato la flat tax dovunque sia stata applicata"............per esempio ad Hong Kong".Così l'ineffabile cavaliere disarcionato non più tardi di qualche settimana fa.
Da parte mia, rimango saldamente convinto che solamente un equilibrato approccio basato sulla progressività delle imposte consenta di affrontare realisticamente e concretamente i problemi di finanziamento del funzionamento dello Stato. Un po' di cifre
Nell'ultimo bilancio approvato le entrate fiscali sono ammontate a 479,8 miliardi di euro, cifra che si ridurrebbe drasticamente con applicazione della "flat tax". Ciò malgrado abbiamo un debito pubblico enorme (2.256 miliardi di euro a fine 2017) e un rapporto debito/pil intorno al 133%,(i parametri di Maastricht fissano al 60% il limite massimo) e stentiamo a contenere entro il 3% il deficit annuo come previsto dagli impegni presi nei confronti dell'Unione Europea. Sottolineo inoltre che abbiamo inserito in Costituzione gli impegni del Fiscal Compact, in pratica il rientro nei parametri di Maastrich nei prossimi venti anni e il paregggio di bilancio. e non dimentico che la politica monetaria  dalla Banca Centrale Europea guidata da Mario Draghi - in particolare il Quantitative Easing - ha permesso al nostro Paese ed anche ad altri di superare senza troppi danni le fasi e i momenti più pesanti della crisi  è destinata ad esaurirsi nei prossimi mesi.
Quali secondo me i punti fermi di una correzione delle politiche fiscali:
- priorità assoluta ad una lotta sistematica e convinta alla evasione fiscale. L'imponibile evaso è enorme, a giudizio uanime, ed un significativo recupero risolverebbe gran parte dei problemi. Ci sono gli strumenti informatici e tecnologici per farla
- mantenimento della progressività con allargamento della no tax area che potrebbe essere portata a 12.000 euro dando respiro alle fasce di reddito più deboli.  
- rimodulazione degli scaglioni che potrebbero essere così modificati:
1 scaglione: da 12.000 a 20.000  con un aliquota del 20%
2^ scaglione: da 20.000 a 30.000 con una aliquota del 27%
3^ scaglione: da 30.000 a 50.000 con una aliquota del 34%
4^ scaglione:  da 50.000 a 80.000 con una aliquota del 41
5^ scaglione: oltre80.000 euro con una aliquota del 45%.
Non pretendo di aver trovato la soluzione magica per tutti i problemi ma c'è necessità di una minor pressione sui ceti medi da compensare con il recupero della evasione
A questi provvedimenti andrebbero affiancate misure ancor più incisive di quelle attualmente in vigore a sostegno dei lavoratori autonomi, che non hanno copertura in caso di malattie e infortuni e dovrebbero poter godere di una  fiscalità di favore rispetto ai lavoratori con contratto, a tempo determinato o indeterminato. Sono molto meno caldo,invece, nei confronti di provvedimenti come gli 80 euro che sono ovviamente graditi a chi li riceve ma rischiano di diventare stimolo a consumi di beni importati (penso ai prodotti dell'elettronica di consumo)senza alcun riflesso positivo sull'economia del Paese. Si deve incentivare la produzione dell'industria nazionale piuttosto che i consumi, sempre più orientati - e questo è il problema principale del sistema Italia - verso prodotti esteri.
Non mi fascerei invece la testa se ci fosse la necessità di aumentare di un paio di punti l'aliquota dell'Iva.
L'inflazione è tenuta a bada dalla grande concorrenza che c'è in tutti i settori commerciali con continue promozioni, offerte speciali,piani finanziari personalizzati che rendono irrilevanti uno o due punti di IVA.
Ciò che reputo intollerabile è utilizzare le problematiche fiscali per imbonire i cittadini/elettori con roboanti promesse di provvedimenti che poi in pratica non potranno essere mai presi. Si sta avvicinando la stagione della dichiarazione dei redditi; ognuno avrà occasione di fare le proprie riflesioni. Ma una riflessione la faremo tutti:" con tutto quello che lascio giù.............cosa ricevo in cambio dallo Stato?
E qui si apre l'altro grande problema:: come vengono spesi i nostri soldi, che servizi riceviamo, quali i costi delle opere, perchè tante opere incompiute, perchè tanti episodi di malaffare, corruzione, malversazione, conflitto di interessi, rapporti di reciproco scambio, ecc.ecc.
C'è materiale per infinite riflessioni 

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