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mercoledì 4 novembre 2009

LAICISMO E PRINCIPI DI CIVILTA'

Io mi definisco ateo e laico.
a) Ateo perchè: non credo all'esistenza di un dio creatore, nè tanto meno che siamo fatti "a sua immagine e somiglianza"; non credo ad un destino individuale dopo la morte; non credo che la nostra vita su questa terra abbia alcun significato trascendente. Sono convinto invece che con l'ultimo respiro tutto finisca, che cessi l'autopercezione che abbiamo di noi stessi, che la materia e l'energia di cui siamo costituiti tornino nel grande flusso dell'Essere e che noi esseri umani, come tutti gli esseri viventi, siamo frutto di una lunghissima evoluzione e figli "del caso e della necessità,"come lucidamente elaborò Jacques Monod. Ritengo infine che si possa "bien conduire sa propre vie" sulla base di una morale laica che prescinda da dettami e precetti religiosi.
b) Laico perchè ritengo che la conquista più importante degli ultimi tre secoli sia stato l'affermarsi dei principi di tolleranza, di rispetto ed ascolto di tutte le sensibilità nel rifiuto di ogni integralismo.
Fatte queste premesse, la sentenza dell'Unione Europea che impone la rimozione del crocefisso nelle scuole fa arretrare il livello di civiltà del nostro Continente, vanificando lotte e conquiste che l'individuo ha compiuto in nome di principi etici che nascono solo da coscienze libere.
Post scriptum: un mio caro e stimatissimo amico, Franco, nel suo commento afferma di non aver compreso il senso del mio pensiero sintetizzato nell'ultimo capoverso.In effetti, rileggendomi, riconosco di essere stato involuto. Cercherò pertanto di spiegarmi meglio. Volevo solo dire che è paradossale che, in nome di principi astratti di tolleranza, di libertà e di riconoscimento di pari dignità a tutte le esperienze e a tutte le opinioni affermatisi negli utimi tre secoli e sui quali poggiano le moderne democrazie, si affermi di fatto un principio - quello della assoluta equivalenza decontestualizzata delle varie esperienze e visioni del mondo- che oggettivamente e paradossalmente quel principio contraddice. Si voglia o non si voglia, il cristianesimo ha permeato di se la storia del continente nei due ultimi millenni e il simbolo della croce ha assunto valore di identificazione di una civiltà perdendoogni valenza egemonica. Imporne la rimozione significa assumere paradossalmente una posizione integralista e, di conseguenza, fa arretrare il livello di civiltà giuridica e politica del Continente
Una ultima precisazione: la sentenza è della Corte di Giustizia di Strasburgo e non "dell'Unione Europea."
Post scriptum del post scriptum: mentre scrivo visualizzo il commento di un altro caro amico, Roberto Gambaro, che anch'egli afferma di non aver compreso il mio pensiero. Vuol dire che avevate ragione in due. Un caro saluto ad entrambi.

2 commenti:

  1. Caro Alberto,

    sin qui ti ho condiviso sostanzialmente in tutto. Ma ora, quando scrivi che la sentenza U.E. "fa arretrare il livello di civiltà", non ti ho capito bene. Vuoi provare a spiegarmi meglio il tuo pensiero?
    Grazie ed un caro saluto.

    Franco

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  2. Credo che la sentenza della corte,che tutti commentano, dovrebbe essere valutata nella sua interezza.
    Anche per me non sono chiare le tute coclusioni.
    r.gambaro

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