Quest'anno si celebra il quarto centenario della morte di Shakespeare (1616) e numerosissime sono le iniziative al riguardo, nel Regno Unito, in Italia, nel mondo. Il "bardo" è, con Dante, lo scrittore più grande della storia dell'umanità. Nelle sue opere vengono rappresentate tutte le pulsioni, le passioni, le nefandezze, le grandezze dell'animo umano. (amore, lealtà, tradimento, coraggio, codardia, sete di potere, debolezze della vecchiaia, pulsioni sessuali) per cui i suoi lavori assumono valenza universale nello spazio e nel tempo.
Tra le opere, una delle più importanti è senz'altro l' ENRICO V, il re inglese che si contrappose a Carlo VI di Francia, detto "le bienaimè" da giovane e "le fou" più avanti negli anni. Siamo in piena guerra dei cent'anni - che in verità ne durò 116, dal 1337 al 1453 - e che iniziò per le pretese che il re d'Inghilterra avanzò sul regno di Francia da quando, con la morte nel 1322 di Filippo V, si estinse la dinastia capetingia. A quel punto il trono si trovò conteso tra due pretendenti, entrambi nipoti di Filippo V: Filippo di Valois (francese), figlio di Carlo di Valois e Edoardo III (inglese) figlio di Isabella di Francia. Filippo di Valois riuscì a farsi riconoscere re (con lui inizia la dinastia dei Valois) ma Edoardo III non si rassegnò e nel 1337 dichiarò guerra alla Francia. Portò le sue truppe sul suolo francese e nel 1346 a Grecy, inflisse all'esercito francese la prima di una serie di pesanti sconfitte. Il conflitto proseguì con alterne fortune fino ad arrivare all'inizio del XVesimo secolo. Re di Francia Carlo VI (re dal 1380 al 1422) il quale da giovane fu chiamato "il beneamato" per la dolcezza del carattere e per il gradimento dei sudditi. Poi diede chiari segni di squlibrio mentale (probabilmente schizofrenia) e fu chiamato tout court "il pazzo". Chi segue il mio blog sa che ho trovato in passato notevoli analogie tra Carlo VI e Silvio Berlusconi. Con la differenza, non trascurabile, che Carlo VI aveva comunque una sua dimensione e grandezza regale. Silvietto nostro, per contro, era e rimane un poveruomo parecchio patetico, come ha modo di confermare frequentemente anche in questa fase del suo percorso umano e politico.
In Inghilterra, estinta la dinastia dei Plantageneti, subentrarono i Lancaster, con Enrico IV, che ebbe un regno brevissimo, cui succedette Enrico V (re dal 1413 al 1422)(entrambi i re - CarloVI e Enrico V muoiono nello stesso anno) che ripetè lo schema di Edoardo III. Si alleò con i borgognoni - che anelavano ad autonomia dal trono di Francia - portò le sue truppe sul continente ed il 25 Ottobre 1415, giorno di San Crispino, inflisse una pesantissima sconfitta all'esercito francese, superiore per numero e per mezzi, ad AZINCOURT nel nord della Francia, non lontano da Calais. Perchè la sottolineatura del 25 Ottobre e di San Crispino!? Perchè i francesi, presentatisi sul campo di battaglia bardati come modelli di una sfilata di Dior e sui loro cavalli da battaglia ornati di drappi coloratissimi, rimasero impantanati nel fango di fine Ottobre di una regione umida e piovosa e furono uccisi a migliaia dai più rozzi inglesi armati di archi lunghi (longbow) e di frombole. Il riferimento al giorno di San Crispino assume importanza perché Shakespeare nell'Enrico V fa pronunciare al re un impetuoso discorso di incitamento alle truppe nel quale parecchi passaggi recitano:" e voi potrete dire................io sono uno degli eroi che combatterono quel giorno, il giorno di San Crispino.....ad Azincourt". Sia o non sia i francesi persero quattro a zero in casa proprio come a Grecy.
Con una così pesante sconfitta sulle spalle Carlo VI fu costretto ad accettare le condizioni inglesi con il trattato di Troyes nel quale Carlo riconosceva Enrico come legittimo pretendente al trono, dichiarava "bastardo" suo figlio naturale, il futuro Carlo VII, e a suggello dava in sposa ad Enrico la figlia Caterina.
Chiaramente ai nobili francesi la cosa non andava bene, si rivolsero direttamente alle potenze celesti le quali incaricarono due o tre santi di annunciare a Giovanna D'Arco che la Francia aveva bisogno di lei. Lei scese in campo, trascinò i francesi alla riscossa, ad Orleans conquistò fama imperitura, poi quando non servì più, su consiglio delle gerarchie ecclesiastiche, la mandarono al rogo, nel 1431. Veramente nel novecento l'hanno riabilitata, nel 1920 è stata canonizzata ed è diventata l'icona di una Francia "destrorsa". Sebbene abbia ancora le idee un po' annebbiate dal fumo del rogo, nel complesso è soddisfatta.
Questo è il teatro di Shakespeare. Vi consiglio di vedere il bellissimo film che la BBC ha dedicato all'Enrico V shakeaspeariano. Io ce l'ho in DVD (iniziative editoriali Repubblica-L'Espresso) l'ho rivisto oggi.
In Inghilterra, estinta la dinastia dei Plantageneti, subentrarono i Lancaster, con Enrico IV, che ebbe un regno brevissimo, cui succedette Enrico V (re dal 1413 al 1422)(entrambi i re - CarloVI e Enrico V muoiono nello stesso anno) che ripetè lo schema di Edoardo III. Si alleò con i borgognoni - che anelavano ad autonomia dal trono di Francia - portò le sue truppe sul continente ed il 25 Ottobre 1415, giorno di San Crispino, inflisse una pesantissima sconfitta all'esercito francese, superiore per numero e per mezzi, ad AZINCOURT nel nord della Francia, non lontano da Calais. Perchè la sottolineatura del 25 Ottobre e di San Crispino!? Perchè i francesi, presentatisi sul campo di battaglia bardati come modelli di una sfilata di Dior e sui loro cavalli da battaglia ornati di drappi coloratissimi, rimasero impantanati nel fango di fine Ottobre di una regione umida e piovosa e furono uccisi a migliaia dai più rozzi inglesi armati di archi lunghi (longbow) e di frombole. Il riferimento al giorno di San Crispino assume importanza perché Shakespeare nell'Enrico V fa pronunciare al re un impetuoso discorso di incitamento alle truppe nel quale parecchi passaggi recitano:" e voi potrete dire................io sono uno degli eroi che combatterono quel giorno, il giorno di San Crispino.....ad Azincourt". Sia o non sia i francesi persero quattro a zero in casa proprio come a Grecy.
Con una così pesante sconfitta sulle spalle Carlo VI fu costretto ad accettare le condizioni inglesi con il trattato di Troyes nel quale Carlo riconosceva Enrico come legittimo pretendente al trono, dichiarava "bastardo" suo figlio naturale, il futuro Carlo VII, e a suggello dava in sposa ad Enrico la figlia Caterina.
Chiaramente ai nobili francesi la cosa non andava bene, si rivolsero direttamente alle potenze celesti le quali incaricarono due o tre santi di annunciare a Giovanna D'Arco che la Francia aveva bisogno di lei. Lei scese in campo, trascinò i francesi alla riscossa, ad Orleans conquistò fama imperitura, poi quando non servì più, su consiglio delle gerarchie ecclesiastiche, la mandarono al rogo, nel 1431. Veramente nel novecento l'hanno riabilitata, nel 1920 è stata canonizzata ed è diventata l'icona di una Francia "destrorsa". Sebbene abbia ancora le idee un po' annebbiate dal fumo del rogo, nel complesso è soddisfatta.
Questo è il teatro di Shakespeare. Vi consiglio di vedere il bellissimo film che la BBC ha dedicato all'Enrico V shakeaspeariano. Io ce l'ho in DVD (iniziative editoriali Repubblica-L'Espresso) l'ho rivisto oggi.